Il settimanale diocesano Vita Trentina s'interroga sulla vita sessuale dei preti e sull'omosessualità a scuola, in televisione, in ufficio e in famiglia
Cosa ne pensi dell'omosessualità?
(Andrea Tomasi - L'Adige.it) Omosessualità nella Chiesa, ma anche a scuola, in televisione, in ufficio, in famiglia. Provate a chiedere ad un padre se teme che il figlio possa essere o «diventare» gay. E se gay è invece il maestro di scuola di vostro figlio? E se gay è il prete che opera in parrocchia? Come si comportano le famiglie? Domande a cui il settimanale diocesano Vita Trentina, da oggi in edicola e da domani nelle case degli abbonati, ha cercato di rispondere. SACERDOTI E SESSO. Il «caso Stenico» - il caso del monsignore trentino, sospeso dal Vaticano dopo che La7 ha mandato in onda il video di un incontro gay nel suo studio d'Oltretevere - ha sollevato il coperchio di una pentola che da tempo bolle dentro e fuori le stanze delle curie. «Auguriamo a don Tommaso Stenico di riuscire quanto prima a far chiarezza sulla situazione che l'ha travolto. I commenti che hanno circondato la notizia della sua sospensione dal servizio che presta in Vaticano ci offrono invece lo spunto per un approfondimento», si legge nell'editoriale del direttore don Ivan Maffeis . Il prete-giornalista parla del celibato e delle difficoltà della vita sacerdotale: «Gli orientamenti assunti e la scelta fatta a 25 anni - al pari di quella di chi un giorno si è sposato - vivono di una continua riconferma, minata da quegli "aggiustamenti interni" che, al di là delle intenzioni, costituiscono un compromesso al ribasso. Di questo degrado fa parte non soltanto una sessualità disordinata, ma anche un celibato vissuto con aridità affettiva, con quella rigidezza che diventa autoritarismo, con l'incapacità di gioire e di soffrire la vita della propria gente. Ma il problema è che non è facile oggi essere preti o, più semplicemente, che non è facile essere uomini?» CELIBATO E OLTRE. Maffeis parla della possibilità di discutere di matrimonio dei preti, ma prima punta i riflettori in un'altra direzione: «Nelle nostre comunità cristiane incontri parroci carichi di umanità, capaci di immedesimarsi con le vicende di tante famiglie; preti che conoscono anche la paura, i tentennamenti, le domande, ma che intuiscono come la vera solitudine sia più profonda della mancanza di una donna o di figli; sacerdoti che sanno con chiarezza come non sia l'essersi un giorno dati a Gesù Cristo a renderli meno uomini, ma semmai l'averlo con il tempo scambiato per qualcosa che non è più lui». GAY IN CHIESA. Dopo giorni difficili per il mondo ecclesiale, la redazione di via San Giovanni Bosco ha sentito un teologo morale, don Bruno Tomasi . Riportiamo una sintesi dell'intervista: domande su quel «segreto inconfessabile, annidato anche nella vita di alcuni ministri ordinati, che si chiama omosessualità». «Se ne parla in termini di comprensione e di tolleranza - risponde don Bruno - ma nel momento in cui essa tocca il vissuto di qualcuno si tende ancora a rifiutarla. Siamo bravi nel proclamare la nostra fiducia in valori astratti (...) Non ho alcun dubbio che, alla fine, se c'è un luogo nel quale l'omosessuale è accolto con la sua dignità, questo luogo è ancora la Chiesa». Ma nella Chiesa i gay sono veramente accolti? «Le persone che si presentano alla Chiesa con questo orientamento e anche con comportamenti omosessuali, vanno rispettate, ma insieme anche aiutate a comprendere come, dal punto di vista oggettivo, l'atto in sé rimanga grave». SE TUO FIGLIO È GAY. Vita Trentina ha affrontato anche il tema dell'omosessualità nella cosiddetta «società civile». Interpellata sull'argomento, la psicologa Luisa Lorusso ha spiegato che, nel contesto trentino, i gay sono ancora oggetto di discriminazione. Accade nel mondo degli adulti: si teme il diverso e a volte i genitori hanno paura che i figli possano essere o «diventare» gay. Succede che i genitori si allarmino se il proprio figlio frequenta una scuola dove c'è un maestro o un professore che manifesta tenerezza. Timori ingiustificati, si dice. Si mette in guardia da interpretazioni distorte di un modello di virilità, che ha radici profonde. Per contro, Lorusso fa notare che nel mondo degli adolescenti può esserci l'esaltazione della diversità: l'omosessualità viene descritta come un vestito che si mette e si toglie, a seconda del bisogno di distinguersi. In questo caso si parla di pseudo-omosessualità.
NON È UNA MALATTIA. La scienza non è in grado di dare una spiegazione certa. Essere gay - dice la dottoressa - non significa essere malati: «È dal 1974 che dal Dizionario Diagnostico e Statistico delle Malattie Mentali si è eliminata la voce "omosessualità"(...) L'omosessualità, dal punto di vista psicologico, è una normale variante del comportamento umano e si connota con il bisogno di amare, desiderare o costruire coppia con persona dello stesso sesso. È una condizione esistenziale, è qualcosa che appartiene alla vita. La paura dei genitori che un figlio si fermi ad uno stadio di transito può rendere insicuro il ragazzino dei passi che andrà facendo».
NON È UNA MALATTIA. La scienza non è in grado di dare una spiegazione certa. Essere gay - dice la dottoressa - non significa essere malati: «È dal 1974 che dal Dizionario Diagnostico e Statistico delle Malattie Mentali si è eliminata la voce "omosessualità"(...) L'omosessualità, dal punto di vista psicologico, è una normale variante del comportamento umano e si connota con il bisogno di amare, desiderare o costruire coppia con persona dello stesso sesso. È una condizione esistenziale, è qualcosa che appartiene alla vita. La paura dei genitori che un figlio si fermi ad uno stadio di transito può rendere insicuro il ragazzino dei passi che andrà facendo».
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