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mercoledì 10 ottobre 2007

Sì al burqa, Pollastrini contro la Bindi Il Viminale frena il prefetto: inaccettabile.

Il responsabile delle Pari opportunità: sono indignata, offende la donna.

(Alessandra Arachi . Il Corriere della Sera) Il prefetto di Treviso dice sì al burqa? E i ministri litigano tra di loro. «Sono sconcertata e indignata, ritengo la copertura integrale del volto un'offesa alla dignità delle donne», la voce decisa di Barbara Pollastrini, delega alle Pari Opportunità. Che non esita: «Dunque non deve esserci nessuna ambiguità: il no al burqa è netto. Come del resto sono sempre stati chiari il premier e il ministro dell'Interno Giuliano Amato».
E anche ieri c'è stata questa chiarezza evocata dalla Pollastrini, quanto meno per quel che riguarda Amato. Che proprio ieri dal Viminale mandava a ripetere (nelle stesse ore in cui in Francia un'albergatrice veniva condannata a 4 mesi con la condizionale e 1.000 euro di multa per aver respinto due clienti che indossavano il velo): «Abbiamo già più volte detto e lo ribadiamo che l'uso del burqa è inaccettabile».
Eppure nel governo c'è tutto tranne che unanimità. E non soltanto per via di Rosy Bindi, ministro della Famiglia. Ieri, dopo la ridda di polemiche sulla decisione del prefetto di Treviso, è stato anche Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, che ha approvato l'iniziativa del prefetto di Treviso: «Un provvedimento intelligente. Credo che dovremmo imparare dal suo buon senso per fare una legge sulla libertà religiosa a livello nazionale». La verità è che c'è ben poca chiarezza nella maggioranza in materia. Perché anche Mario Morcone, al Viminale è il capo del dipartimento immigrazione, difende il prefetto: «Non ha fatto altro che dire la verità. Ha infatti chiarito che indossare il burqa non costituisce reato in assoluto, ma vanno valutati i casi».

Ma le polemiche sono diventate sempre più esplosive. Non solo a livello di governo. Anche dentro al Parlamento la spaccatura nella maggioranza è evidente. E se Marina Sereni (Ulivo), Vittoria Franco (Ds), Silvana Mura (Italia dei valori) e Maura Leddi (Dl) hanno fatto un fronte compatto per dire no al burqa, ci sono state invece altre, come la verde Luana Zanella o Albertina Soliani dell'Ulivo, che si sono schierate sullo stesso fronte di Ferrero e della Bindi, parlando di «buon senso del prefetto di Treviso».
Dall'opposizione il fronte del «no» è praticamente compatto.
E se la voce più alta sembra quella di Daniela Santanchè, An, («com'è possibile che una circolare della polizia vada contro le leggi vigenti? »), alla sua si accostano anche quelle dei suoi compagni di partito, a partire dal presidente Gianfranco Fini («Non condivido la decisione del prefetto ») a Maurizio Gasparri.
Per Alessandra Mussolini, di Azione sociale, non ci sono dubbi: «Il burqa in Italia è un problema che non esiste, semplicemente perché è illegale». Senza via di mezzo le reazioni della Lega. Mario Borghezio: «Il prefetto di Treviso metta il burqa a sua moglie». E Roberto Calderoli: «Aboliamo già in questa Finanziaria la figura dei prefetti, un'istituzione inutile ».


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