(Queerway) Se qualcuno pensava che il Vaticano fosse un'organizzazione da quattro soldi, è arrivata l'ennesima smentita.
La macchina dei suoi "servizi segreti" deve essersi messa in moto immediatamente quando un paio di settima fa La7 ha inaguruato la stagione televisiva di Exit con un'inchiesta sui preti gay che frequentano le chat omosessuali per rimorchiare ragazzi e pertarseli a letto.
Una trasmissione pensata e meditata, tutta basata sull'"intrattabilità" dell'argomento e sull'esplosività dei pruriti omofobi (o omofili) della nostra bella Italia, in cui un gay fa notizia, un gay che parla dei propri gusti sessuali innalza lo share, un gay prete che racconta cosa gli piace fare a letto e che rimorchia in televisione fa gridare allo scandalo e può dare un sacco di notorietà e costituire un trampolino di lancio per una trasmissione televisiva.
La D'Amico (conduttirce di Exit) e i suoi lo scandalo lo avevano preparato bene, cercando anche di fare attenzione alla privacy. Nel programma un ragazzo si è prestato a farsi adescare in chat e incontrare i vari prelati con telecamere nascoste, volti oscurati e voci contraffatte.
Ma questi mezzucci mediatici pare non siano stati sufficienti a disarmare i potenti meccanismi dell'intelligence vaticana. E così la testa di uno dei prelati è saltata. D'altronde, cosa ci si poteva aspettare per uno che tranquillamente da' appuntamente all'inviato in un ufficio all'interno del Vaticano e che parla in televisione dei propri gusti sessuali gay-sado-maso e di come non si senta in "difetto" rispetto alla dottrina di quella chiesa che lui stesso ha il compito di divulgare?
Il protagonista (vittima) della vicenda pare essere un alto prelato, monsignore di circa 60 anni ben portati, titolare di rubriche giornalistiche su siti attenti alla vita della Chiesa e del Vaticano, tra i volti più noti dell'emittente cattolica Telepace dove per anni ha curato rubriche a carattere religioso. Il gagliardo sessuomane, inoltre, pare essere capoufficio di uno dei più importanti dicasteri pontifici, la Congregazione per il Clero, il "ministero" pontificio retto dal cardinal-prefetto Claudio Hummes, brasiliano, che sovrintende, tra l'altro, alla gestione degli oltre 400 mila sacerdoti presenti in tutte le diocesi del mondo e alla formazione religiosa di seminaristi e catechisti.
Tra l'altro, il monsignore colpevole di essere finito in televisione e di essere caduto in una trappola giornalistica per eccesso di voglia sessuale, pare sia anche uno di quelli bravi, fino a pochi giorni fa in "ascesa" nell'establishment vaticano, perché titolare di altri due importanti incarichi, alla Commissione speciale per la trattazione delle cause di dispensa dei sacerdoti e alla Peregrinatio Ad Petri Sedem, l'organismo responsabile dei pellegrinaggi in arrivo in Vaticano, nell'ambito del quale operava nella Consulta pastorale.
Che si sia trattato di vera e propria presunzione e delirio di onnipotenza da parte del prete omoamicale o di sfortunata coincidenza, fatto sta che subito dopo la messa in onda del servizio in Vaticano qualcuno ha riconosciuto la stanza dell'incauto sacerdote trasformata in improvvisato set e dove si sospetta possa essere avvenuto anche qualche "episodio" a luci rosse.
Riconosciuti nel filmato pure l'ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il prelato fa accomodare la preda che poi si rivelerà essere temibile cacciatore.
Dopo una più attenta verifica del servizio ed una veloce inchiesta interna, facilitata anche dal fatto che l'unico a tenere la chiave dell'ufficio era il capo ufficio incriminato, il monsignore è stato immediatamente sospeso dall'incarico e denunciato alle autorità giudiziarie pontificie che hanno subito aperto un fascicolo a suo carico.
Da tre giorni la porta dell'ufficio è chiusa a chiave, nessuno vi può entrare, il telefono squilla a vuoto, sia quello del posto di lavoro del monsignore che quello di casa. Non si sa se dopo la sospensione si arriverà al licenziamento, eventualità che dovrà essere presa in considerazione dal tribunale pontificio dopo un dibattimento previsto dalle leggi vaticane. Da qualche giorno, però, dell'alto prelato si sono perse le tracce.
Insomma, il caso mediatico e anche legale è anche partito e a dire il vero non si capisce molto bene si tratterà di una causa di lavoro, di una incriminazione per immoralità o di un vero e proprio procedimento di scomunica.
A margine, in modo un poco malevolo, mi viene da fare una provocazione: una di quelle ipotesi che non dico siano vere, ma che non sono sicuramente impossibili.
Premessa: uno ha un ufficio in Vaticano, è un volto molto noto della curia, e di tanto in tanto (ma in realtà con una certa frequenza) si porta dei ragazzi in ufficio per farci del sesso. Questi ragazzi, loro invece sconosciuti e probabilmente talvolta neanche troppo mascolini, vanno in giro per i corridoi, entrano in un ufficio che dovrebbe essere chiuso, e magari durante qualche sessione hardcore si fanno sfuggire qualche gridolino di troppo.
E ora ecco l'ipotesi: qualcuno questa faccenda la doveva sapere, e faceva finta di niente: un poco come le mie vicine di casa, che non sanno che io sto con il mio ragazzo (con il quale convivo).
Quindi il riconoscimento potrebbe non essere stato frutto di un attento lavoro di indagine: semplicemente qualcuno, vedendo la trasmissione, avrà pensato: ma quel cretino di Mons. X non poteva stare più attento?
Se le cose sono andate veramente così, il fascicolo assumerebbe tuttl'altro significato e rientrerebbe nella politica generale della Chiesa, la stessa politica della Crimen Sollicitationis sulla questione dei preti pedofili che il buon Ratzinger tanto ha sponsorizzato e sponsorizza ancora oggi: fa come ti pare, ma non farlo sapere e, soprattutto, non parlarne con nessuno.
Altro che problema morale: alla fine il processo vaticano sarà un procedimento per "violazione del segreto d'ufficio".
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1 commento:
Sono abbastanza d'accordo sulla prima parte dell'articolo, meno sul fatto che c'e' chi doveva sapere, non è detto ma potrebbe comunque darsi.
Invece sulla questione della crimen sollicitationis e del video BBC sei fuori strada: ti invito a leggere il mio speciale.
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