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sabato 13 ottobre 2007

A Firenze il sogno di Letizia e Alessandro.

(Donatella Bertozzi - Il Messaggero) E’ un sogno che sta, finalmente, per avverarsi. Nel pomeriggio di domani, sul palcoscenico del Comunale fiorentino, Letizia Giuliani e Alessandro Riga, due talenti di prima grandezza, orgoglio del balletto italiano, cresciuti alla scuola di danza del teatro dell’Opera di Roma, tornano a danzare insieme, come nei giorni della scuola, protagonisti di un raffinato e popolarissimo capolavoro del balletto romantico: La Sylphide, del grande coreografo danese August Bournonville.

Maliziosa, dispettosa, ingenua e tragica la Silfide della Giuliani - da qualche anno splendida étoile della compagnia fiorentina, oggi diretta da Vladimir Derevianko - ha già letteralmente conquistato il pubblico ieri sera, al debutto, affiancata da un altro fuoriclasse italiano, Alessio Carbone, oggi primo ballerino dell’Opéra di Parigi. Ma quella con Riga è una partership che pare scritta nelle stelle.

«Era il nostro sogno - dice Paola Jorio, direttrice della scuola di danza del teatro dell’Opera, che li ha cresciuti entrambi - quando erano insieme a scuola, Letizia e Alessandro (lei di poco più grande di lui, ndr) erano la nostra coppia ideale. Noi tutti speravamo che potessero avere la fortuna, un giorno, di ballare insieme».

Ma la fortuna, fin qui non li aveva gran che assistiti. Lei, dopo un primo rodaggio nella compagnia dell’Opera, era stata voluta a Firenze da Elisabetta Terabust. E da Firenze ha più volte spiccato il volo, fino al successo internazionale per due stagioni al Birmingham Royal Ballet e più recentemente al Metropolitan di New York accanto ad Angel Corella, star dell’ABT, in una coreografia di Christopher Wheeldon, il coreografo più in ascesa del momento.

Riga, dopo una serie eccellente di debutti, ancora giovanissimo, in alcune creazioni di Beppe Menegatti per la compagnia dell’Opera, ha trovato fama e stabile accoglienza nella compagnia di Dresda, all’epoca diretta da Derevianko, che ha però lasciato preferendo, per ora, una difficile ma assai più soddisfacente carriera da free lance.

Ed ecco finalmente che Firenze li riunisce in un allestimento, il caso vuole, proprio del Teatro dell’Opera di Roma (che, grazie a Carla Fracci, ha acquisito qualche anno fa in repertorio una delle migliori versioni del balletto, celebre cavallo di battaglia della grande Maria Taglioni, nella coreografia originale, del padre Filippo). L’attesa è grande e oltre al pubblico fiorentino la sala si annuncia fitta anche di presenze romane.

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