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sabato 13 ottobre 2007

Usa, grandi aziende contro le discriminazioni.

Si può dire tutto degli Stati Uniti, ma non che quando decidono di fare una cosa non la facciano in grande e con profusione di mezzi. Lo stesso vale per le campagne a sostegno dei diritti civili.

Il caso più recente è la proposta ribattezzata Enda, Employment Non-Discrimination Act, cioè una legge sulla non discriminazione nei posti di lavoro, che aiuti a prevenire le discriminazioni basate su sesso, genere e orientamento sessuale.

A sostegno di questa campagna, il Congresso degli Stati Uniti si è visto recapitare una lettera firmata da una coalizione di piccole e grandi imprese, fra cui 52 grossi calibri dell’economia mondiale, che già al loro interno applicano norme non discriminatorie. È impressionante leggere l’elenco di queste aziende che si impegnano con il proprio nome e marchio a sostegno dei diritti civili. Lo fanno per ottenere un ritorno di immagine, è chiaro, ma menomale che lo fanno.

Si parla di nomi come Coca Cola, Bristol-Myers Squibb, Chevron, Google, Yahoo, Microsoft, General Motors, Gap, Nike; e colossi della finanza da Merrill Lynch a Morgan Stanley a Bank of America. Un po’ come se in Italia chiedessero una legge a tutela dei dipendenti lgbt tutti i grandi dell’economia, da Fiat a Eni, Enel, Telecom Italia, Vodafone, Trenitalia, Finmeccanica, Unicredit e l’intero gotha dell’economia.

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