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sabato 13 ottobre 2007

La spiaggia taroccata di D&G.

Gli stilisti recintano una scogliera demaniale.
Dolce condannato a 40 giorni e una super multa.


(Alessandra Pieracci - La Stampa) L’angolo di Paradiso di Dolce e Gabbana, la villa dell’Olivetta, ha uno spicchio di troppo: quella scogliera esclusiva con un lembo di giardino e le scalette per rendere più comoda la discesa al mare è abusiva. Così è scattata una denuncia alla Procura di Chiavari per occupazione di suolo demaniale, ovvero la violazione dell’articolo 1161, rilevata dalla Capitaneria di Porto di Santa Margherita Ligure. E probabilmente seguirà la denuncia penale per invasione di terreno a fine di trarne profitto. Senza diritto La spiaggia «privatizzata» senza diritto è proprio di fronte all’Area Marina Protetta, ed è stata scelta come scenario per alcune delle foto-choc realizzate da Steven Klein per la mostra «Secret Ceremony», allestita nei mesi scorsi a Milano presso la Galleria Cardi, con gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana ritratti in versione «molto pasoliniana».

E proprio sulla spiaggia dell’Olivetta nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1944 i tedeschi fucilarono 22 prigionieri politici, gettandone al largo in mare i cadaveri zavorrati con pesanti pietre. La villa è quella che Silvio Berlusconi non riuscì a comprare, nonostante molti tentativi e insistenze: la proprietaria, la marchesa Trossi, a lui proprio non voleva cederla. Quando seppe che l’Olivetta era stata venduta, l’allora premier non la prese affatto bene, tanto da lasciarsi andare a uno sfogo con il Governatore della Regione Liguria di quegli anni, Sandro Biasotti, al termine di una riunione romana sulla questione della dismissione delle Acciaierie di Cornigliano. Ma se Domenico Dolce l’ha spuntata su Berlusconi, la villa gli è già costata un processo per abusivismo edilizio: durante la ristrutturazione, complessa per la necessità di portare a braccia la maggior parte del materiale (lavorò al cantiere anche una cooperativa costituita da ex detenuti), fu costruita una base in cemento di 32 metri quadrati per installare una piscina. Nessuno aveva richiesto il permesso per edificare. Fuori legge anche una baracca di cantiere di 57 metri quadrati invece dei 31 stabiliti. Alla fine lo stilista è stato condannato a 40 giorni di arresto, convertiti in una pena pecuniaria di 190 euro al giorno e oltre 10 mila euro di multa. La nuova irregolarità è stata scoperta dalla Capitaneria di Porto di Chiavari, che ha da poco iniziato un programma di verifica della situazione costiera, con un pattugliamento attento del demanio. Così gli uomini della Guardia Costiera si sono resi conto che trecento metri quadrati di spiaggia libera, pur di difficile accesso, erano stati attrezzati come una proprietà privata, un’esclusiva discesa al mare senza concessione. Gli evasori E se la Capitaneria controlla le coste, la Guardia di Finanza verifica gli yacht ormeggiati nel Tigullio e a Portofino.

E’ partita infatti una capillare indagine sulle società di noleggio per scoprire quanti proprietari di barche di lusso usino l’escamotage di una società di comodo con finto noleggio a se stessi per le agevolazioni fiscali, dall’eliminazione delle accise, ovvero le tasse sul carburante, ai contributi ridotti per l’equipaggio. Il primo ad essere stato scoperto è un imprenditore milanese proprietario di un Aldebaran di 42 metri, con 10 uomini di equipaggio: ha evaso oltre 415 milaeuro. Proprietario «diretto» sino al 2006, dopo l’introduzione della cosiddetta «legge charter» sul noleggio aveva creato una società con sede a Chiavari, affittandosi la barca. Scoperta l’imbroglio, gli uomini della Finanza hanno cominciato a cercare il megayacht, a volte ormeggiato a Portofino. Lo hanno intercettato alla fine al largo della Costa Smeralda. Fatto attraccare lo yacht al porto della Maddalena, sono stati sequestrati oltre 32 mila litri di gasolio. Altri controlli hanno portato alla denuncia del proprietario, notificata nei giorni scorsi alla Procura, per una frode che riguarda appunto la non imponibilità Iva, l’esenzione dal pagamento delle accise, la possibilità di portare a credito d’imposta le ritenute previdenziali e assistenziali, la tassazione solo sul 20% dell’utile dichiarato. I controlli della Finanza proseguono: la pratica del charter ad uso personale, a quanto sembra, è praticamente generalizzata tra i proprietari di megayacht.

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