(Corriere della Sera) Evitare «turbolenze inutili» al Pd, aspettare che la polemica si sgonfi e solo allora, «con estrema pacatezza», intervenire nella querelle sulla legge 194. È improntata alla cautela e all'attendismo la linea che Walter Veltroni, leader del partito nato per conciliare le istanze dei laici con quelle dei cattolici, ha messo a punto dopo le parole del cardinale Camillo Ruini.
«Un attimo di riflessione non farebbe male...» è stato il commento del segretario alla notizia che la senatrice Paola Binetti sarebbe pronta a votare con l'opposizione. Ma poiché nei dintorni del loft sono convinti, come conferma Ermete Realacci, che «nessuno ha veramente intenzione di modificare la legge sull'aborto», il pensiero del capo resta affidato all'intervista-fiume concessa al
Foglio il 18 dicembre: la 194 è «una buona legge», però la parte sulla prevenzione va rafforzata.
Sarà pure un silenzio strategico ma comincia a innervosire i laici, i quali a dispetto della superiorità numerica si sentono schiacciati dall'esuberanza dei cattolici integralisti. Dicono che Anna Finocchiaro, custode della sopravvivenza del governo al Senato, abbia sfogato con i collaboratori la sua preoccupazione per l'ennesimo strappo della senatrice Binetti e il conseguente mutismo del Pd. E dietro le quinte i laici si organizzano, progettano un incontro pubblico e una associazione trasversale a Ds e Dl, da cui potrebbe nascere un correntone Anti-Teodem. «C'è una grandissima difficoltà di quella che nel Pd è l'identità maggioritaria — ammette il disagio dei laici la diessina Vittoria Franco — La situazione di precarietà al Senato dà una forza inimmaginabile ai Teodem e anche per questo stiamo lavorando a un documento sull'etica del legislatore e a una iniziativa sulla irrinunciabilità dei diritti degli individui». I nomi sono ancora top secret, ma la riscossa dei laici è partita e presto Veltroni, sindaco della città del Papa, dovrà trovare il modo di fronteggiarla. E chissà se basterà l'idea di proporre a Berlusconi «larghe intese» in Parlamento sui temi eticamente sensibili, per parare, come dice Giorgio Tonini, «improvvisi colpi di mano».
Nel Pd la tensione è così alta che il vicepresidente del gruppo al Senato, Luigi Zanda, ha chiamato la Binetti, la senatrice ha aggiustato il tiro ma i Teodem si sono messi a litigare tra loro. «La Binetti sa che di aborto non abbiamo ancora parlato, quindi non può dire che voteremo un bel nulla — ammonisce Enzo Carra — C'è un tempo per parlare e un tempo per tacere».
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