(River-blog) Sulla base della mia esperienza lavorativa, posso dire che ci sono tre tipi di minacce di morte: quelle vere, quasi mai “pubblicizzate”, ma segnalate alle autorità competenti, che, in silenzio, lavorano a rintracciare, se possibile, i loro autori e a proteggere l’oggetto di quelle attezioni; quelle “firmate” da un mitomane o, comunque, uno non sano di testa, che lasciano il tempo che trovano, perché la persona non ha gli strumenti per portarle a termine; infine, quelle palesemente finte, spedite dalla stessa persona cui sono dirette o, comunque, da qualcuno in sintonia con il ricevente.
Quando leggo di questo o quel politico che annuncia sconvolto alle agenzie o ai giornali di aver ricevuto minacce di morte sento sempre puzza di bruciato. Insomma: il Sud è pieno di persone che, ogni giorno, rischiano la vita, e che di segnali così ne ricevono a centinaia. Non esagero. Ho saputo di gente minacciata di morte, che non si è mai sognata di fare un comunicato stampa. Ecco perché credo che chi venga minacciato sul serio farebbe bene a mantenere un basso profilo.
Poco fa l’ArciGay di Roma ha diramato un comunicato stampa (vedi) per annunciare che il suo presidente, Fabrizio Marrazzo, ha ricevuto via sms e via telefono delle minacce di morte. Prima considerazione: tutti gli sms sono “registrati” nella centrale del gestore telefonico. Chi l’ha mandato non doveva essere furbo. In questi sms si scriveva che “l’Arcigay deve fallire miseramente e che il suo presidente verrà assassinato e non avrà sepoltura decente se non si dimette dall’Arcigay“. A me un sms così avrebbe già fatto sorridere. Ma il nostro presidente va oltre, e dichiara: “Le minacce che mi sono state fatte, sicuramente hanno turbato a me ed alle persone a me care queste giornate che dovevano essere di festa, ma non ci fanno indietreggiare di un passo nell’azione che da anni svolgiamo per contrastare l’omofobia nella città di Roma“. Bene, bravo, bis. Ma non ha mai sentito parlare di “attendibilità” di una minaccia?
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