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giovedì 3 gennaio 2008

Colloquio con Olivier Theyskens. Atelier ironia. Ha ridato charme alle appannate maison francesi.

Sogna un mondo meno volgare. E della couture dice che siamo alla fine di un'epoca. Ma è l'Uomo Nuovo dello stile internazionale.

(G. Leso - L'Espresso) A 30 anni il belga Olivier Theyskens è l'enfant prodige della moda francese. Dopo una collezione fatta in casa e venduta, in parte, anche a Madonna, nove sfilate a Parigi con il suo nome e quattro anni nella storica maison Rochas, è ora alla testa di un'altra istituzione, Nina Ricci. Che festeggia i suoi 75 anni di vita.

L'Air du temps, la bottiglietta del celebre profumo creato nel 1948 dalla casa che alla fondazione era torinese, è stata il punto di partenza scelto da questo giovane creatore per la sua ultima collezione. Ma l'aria che lui fa soffiare negli atelier dell'Avenue Montaigne è tutta nuova. "Il rinnovamento e la rinascita fanno parte della storia di Nina Ricci", spiega: "E io sono qui per scrivere un'altra pagina della sua storia".

Olivier Theyskens, dove andrà la moda nel 2008? Qual è l'air du temps?
"Ci saranno molte proposte diverse. Io evolverò dall'attuale stile 'parisienne chic' a qualcosa di più contemporaneo. Sogno un mondo meno volgare ma senza complessi, intelligente e raffinato. I prodotti raffinati non devono dar l'impressione di essere 'snob' o appariscenti. Siamo alla fine di un'epoca, ma non ancora al momento di una grande transizione".

Di cosa avrà bisogno una donna per affrontare il 2008?
"Di un bel po' d'ironia. E di colore. Non mi faccio troppe illusioni sulle relazioni umane, ma credo che il momento sia propizio all'impegno politico ed ecologico. Qualcosa si prepara e il mondo lo fa andare ancora più in fretta: oggi se uno ha un blog può farsi leggere da decine di migliaia di persone, e questo deve aumentare la sua responsabilità".

Per la moda, però, il 2007 è stato soprattutto l'anno delle grandi sfilate di Fendi sulla Grande Muraglia e di Cardin nel deserto. Dobbiamo aspettarci anche per il prossimo anno questa 'grandeur'?
"Il mondo dell'industria è pieno di progetti megalomani. Mi chiedo se questi avvenimenti fanno solo sognare la gente, se rappresentano un vero e proprio spettacolo o se per la loro portata fanno pensare al brand. Se mi venisse proposto un concetto interessante non direi di no, ammesso che non sia volgare o inappropriato. Credo che sia giunto il momento di fare questo genere di cose. Come per l'haute couture: ho l'impressione di vivere nell'ultimo atto di un'epoca. Oggi poche donne hanno il tempo di farsi fare dei vestiti su misura. La haute couture si apparenta all'arte, ma è sempre più difficile giustificarne i costi. Siamo veramente alla fine di un ciclo, forse all'inizio di uno nuovo: se ci sono creatori che diano nuovi impulsi; se c'è la volontà; e se ci sarà un pubblico attento e presente".



Lei a cosa si ispira?
"La cosa è molto casuale. Un giorno sono stato colpito dal grigio di una pozzanghera di neve sciolta a New York. Non l'ho detto, ovviamente, ma ho fatto una ricerca di materiali e creato un abito che riproducesse la sensazione di quel momento. Ma posso essere ispirato anche da una conversazione o da un luogo".

C'è un'equazione fra creatività e marketing?
"Si deve realizzare. Si deve riuscire a coniugare la propria creatività con quello che funziona sul mercato. Per questo è importante avere una struttura che sappia sfruttare al meglio la creatività dello stilista. Ma già nel momento del gesto creativo ci si deve porre la domanda, Quello che faccio funzionerà? Il mercato non è un limite alla creatività. Un creativo deve fare i conti con l'epoca in cui vive, con i gusti e con i desideri del pubblico. Il mio obiettivo è far piacere alle donne, non lavoro solo per divertire il Pianeta Moda".

Lei ha detto di voler creare con Nina Ricci 'il paradiso delle donne'. Com'è fatto?
"È un luogo in cui le donne entrano e trovano che tutto è bello. Vorrei che amassero tutto delle mie collezioni, che trovassero cose cui non sanno resistere. Nina Ricci è certo un brand 'istituzionale', ma non per questo bloccato su codici statici. Io introduco innovazioni nelle materie, nei tagli, nei disegni: anche questo fa parte della storia della marca. Bellezza, giovinezza e rinascita, oltre che la delicata femminilità delle creazioni, sono tutte caratteristiche di Nina Ricci. Questo è il momento del rinnovamento. Scrivo una nuova pagina di una casa dalla storia importante e mi auguro di farlo bene. Non credo che ci siano cose del passato che ritornano. Le evocazioni che introduco nel processo di creazione vengono talmente modificate che alla fine tutto è nuovo".

Sta già pensando ad un accessorio 'fetiche' per Nina Ricci che, come le borse Vuitton, possa garantire grandi vendite?
"È un sogno, sicuramente. Tutti vorremmo avere un oggetto magico e di successo. Diventi un creativo affidabile quando hai la buona idea e quando sai scegliere il buon momento per lanciarla. In questo entra in gioco la fortuna e il fatto che un giorno, una star, esce di casa usando la tua borsa.... In ogni caso sono felice di poter tornare, con Nina Ricci, a lavorare con le case di produzione italiane".

Secondo alcuni il brand si era un po' addormentato. Si sente mai il principe dark che risveglia Biancaneve?
"Non so. Ci sono dei momenti in cui una maison è meno presente, meno vivace, altri in cui vive più intensamente. Questa Maison ha 75 anni di storia, senza alcuna interruzione, il che è rarissimo nella moda. Quello al dark è un riferimento che mi appartiene, ma insieme a molti altri. Perché dovrei rinunciare all'elegante silhouette nera? Quando però è stato scritto che con il mio stile mi riferivo al movimento gotico mi sono quasi offeso. Per carità, quelle scarpe compensate con le grandi fibbie, e tutte quelle catene. Non fanno parte di ciò che considero bello".

Un trentenne nella sua posizione dev'essere ambizioso...
"All'ambizione si attribuisce spesso un significato negativo. Ma tutto dipende da come è vissuta. Se essere ambiziosi significa voler fare sempre meglio, dar fiducia ai collaboratori e stimolarli, far capire loro che si intende creare cose di qualità, che si punta al vestito perfetto, alla collezione coerente, che si vuole andare lontano, lavorando molto e creando per portare aria nuova alla moda... C'è qualcosa di male in tutto questo?".

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