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venerdì 18 gennaio 2008

Cinema. "Riparo" una bella storia dal festival gay di Torino.

Un anno di attesa per poterlo portare nelle sale italiane.

(Giovanni Minerba*) Finalmente ce l´ha fatta, da oggi è nelle sale italiane. A Torino al Greenwich Village. Era l´estate 2006, quando lessi un bellissimo articolo di Maria Pia Fusco su Repubblica, erano appena finite le riprese di un film che già si presentava intrigante. Un film italiano, un regista interessante, un bel cast, una bella storia. Vedendolo qualche mese dopo il risultato fu Riparo di Marco S. Puccioni; prodotto da Mario Mazzarotto (Intelfilm), Gustavo Solis Moya, produttore associato per la Francia e Raicinema. Dopo Berlino e Torino «Da Sodoma a Hollywood» 2007, ha partecipato ad almeno una cinquantina di festival in giro per il mondo, collezionando premi, anche per le due interpreti Maria de Medeiros e Antonia Liskova. Puccioni, anche sceneggiatore del film, con Monica Rametta e Heidrun Schleef, trova un risultato efficace nelle intense interpretazioni delle due protagoniste. «È un film politico - dice Maria De Medeiros - con un aspetto pasoliniano e la generosità e i buoni sentimenti che l´Europa può spendere nei confronti del Sud del mondo. Per me Riparo è stato un vero regalo».

Un anno di attesa per poterlo portare nelle sale italiane, fino a quando il produttore ha creato una nuova casa di distribuzione, la Movimentofilm, che si appoggia per questa prima esperienza distributiva a Circuito Cinema e al network digitale Microcinema, «con la speranza - dice Mazzarotto - di offrire una valida alternativa per produzioni non allineate». È curioso quindi che il film sia già uscito in Spagna, prossimamente in Francia e Usa. Il film affronta temi di assoluta attualità, come l´immigrazione, il lavoro e l´integrazione, storia anche vagamente fassbinderiana, ma soprattutto affronta con «normalità» il tema dell´amore, in questo caso di una coppia lesbica. Probabilmente è proprio quest´ultimo tema che ha tenuto bloccato il film per tutto questo tempo, e forse anche la schizofrenia che vive il nostro cinema «indipendente». E non c´è neanche da meravigliarsi se Puccioni ci dice: «Ho registrato molta difficoltà, da parte delle nostre attrici e delle loro agenzie, a prendere in considerazione questi personaggi. Era come se una storia simile non interessasse a priori…».

* direttore Festival «Da Sodoma a Hollywood».

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