(Enzo Cucco - Gayindependent) I quotidiani e i tg di oggi hanno dato una rappresentazione chiarissima, direi plastica, della paradossale situazione in cui versano i rapporti tra stato e chiesa nel nostro paese. Scelgo le tre cose che meglio riassumono la situazione: il discorso di Benedetto XVI alla Sapienza, le dichiarazioni di Ruini sull’Angelus di domenica prossima e le dichiarazioni della Signora Mastella.
Il discorso di Benedetto XVI è, al solito, straordinariamente lucido e utilissimo per comprendere cosa anima la chiesa cattolica oggi (visibile da almeno una quindicina d’anni, da quando cioè ha preso vita e si è diffuso quello che la CEI chiamò “Progetto culturale”, cioè una nuova presenza dei cattolici nella società moderna). La pacatezza degli argomenti esposti, ma soprattutto lo sguardo di lunga prospettiva che caratterizza questo pontificato sono i tratti salienti di un discorso che sia pur criticabile non è certo il ritorno della Santa Inquisizione, anzi …..
Avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? Certo che no, anche perché al contrario di quanto pensa una bella banda di superficialoni italici la Chiesa attuale non è affatto la stessa di cento o duecento anni fa. Ma siccome si deve andare alla sostanza delle cose, oltre il fumo della polemica, non possiamo non affermare che il discorso del Papa non rappresentava (ripeto, non poteva essere diversamente) alcun attentato alla laicità o alla democrazia.
Contro la sostanza dei fatti si è srotolata sotto i nostri occhi una vera e propria sagra dell’ipocrisia, con da una parte un manipolo di cretini (la definizione è di Cacciari, e questa volta la condivido) che son tali non perchè protestano contro le parole del Papa, ma perché ne hanno chiesto la censura. Dall’altra la regia, magistralmente condotta, da parte della gerarchia cattolica, sia della polemica che del coupe du theatre di rinunciare alla presenza in Aula ed a quanto è seguito. Intendiamoci, io al posto di Benedetto XVI, pardon … diciamo del Cardinal Bertone, avrei deciso la stessa cosa, ovvero non avrei esposto il Papato non tanto all’aggressione, quanto alla possibilità di una contestazione palese del suo pensiero in una sede pubblica come l’Università nella Città più “Papalina” al mondo. Avrebbe sancito, questo si, lo stop ad una campagna di influenza sul pensiero scientifico e culturale moderno che questo Papato ha inaugurato in grande stile. Ma non si può negare che la scelta di lasciare il Papa a casa ha avuto quello straordinario effetto di far passare lo stesso come la “vittima”. Abbiamo dovuto leggere articoli e frasi letteralmente deliranti sulla presunta censura che il pensiero cattolico subirebbe nel nostro paese, quando la realtà è completamente diversa (i dati del Centro di ascolto radicale son li’ a certificarlo). La bugia più palese l’abbiamo letta nei pezzi dei vaticanisti che riportavano unanimi una interpretazione della scelta vaticana: la gerarchia avrebbe scelto in questo senso perché i vertici istituzionali italiani avrebbero tardato a prendere posizione a favore del Papa alla Sapienza. Che faccia tosta a ar filtrare questo argomento: i nostri politici hanno fatto la gara a chi dichiarava per primo e in modo più veemente la propria solidarietà al Vaticano, sia da destra che da sinistra, a cominciare dal Presidente della Repubblica.
La prova del nove che dietro la scelta vaticana ci sia un occhio attento a dimensioni della presenza cattolica nel nostro paese che poco hanno di pastorale, è contenuta nelle parole di Ruini che chiama i cattolici in piazza domenica. Intendiamoci, oggi le agenzie hanno precisato che non si tratta di una chiamata politica, ma solo di un raduno di solidarietà (… e il naso si allunga ….) ma a prescindere dal fatto che mi sembra perlomeno esagerato manifestare solidarietà con chi appare sempre e quanto vuole sui media italiani (meravigliosa la vignetta di Altan su Repubblica ……) rimane questo uso distorto, parademocratico, della mobilitazione sociale e politica da parte della chiesa delle “sue truppe”. Ne abbiamo avuto un fulgido esempio per il referendum sulla legge della fecondazione assistita, con la campagna per l’astensione, così come la più recente campagna di “moratoria sull’aborto” che non so se definire più ipocrita o irresponsabile.
Certo non era questo l’obiettivo che il “manipolo di cretini” si prefissava, ma la realtà dei fatti è diversa, ed è sotto gli occhi di tutti: una straordinaria opportunità per la gerarchia cattolica di “provare” la minorità, l’emarginazione, e infondere maggiore forza in quanti lavorano per una presenza più cogente dei valori cattolici nel nostro paese.
Infine abbiamo osservato l’ennesima indecorosa sarabanda dei politici italiani su questa materia: il meglio lo ha dato la Signora Mastella che ha dichiarato che lei e suo marito (e il loro partito) sono sotto inchiesta perché “cattolici” (sic!”) e che l’unica cosa che vorrebbe veramente fare pur essendo agli arresti domiciliari è quella di essere domenica in piazza all’Angelus (doppio sic!). Non posso che ammirare la straordinaria coerenza dei Mastella che (come sempre, anche in questo frangente) son trasparenti nella loro dimensione sfacciatamente strumentale nel brandire impropriamente l’arma della fede.
La chiesa cattolica ha ormai dimostrato un uso intelligente, a volte anche aggressivo, delle più spregiudicate strategie di comunicazione per imporre la propria agenda di priorità nel discorso pubblico. Una chiesa moderna, che conosce a fondo i meccanismi della nostra società e li usa in modo spregiudicato: sarà forse la mia deformazione professionale a dare così tanta importanza agli aspetti comunicativi della convivenza nella nostra società, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse se sia concretamente possibile prescindere da questi aspetti e non domandarsi, noi per primi, se i fini giustificano i mezzi. E’ sufficiente predicare Cristo per giustificare le bugie?
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