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lunedì 15 ottobre 2007

Quell'amore tra Kerouac e Vidal.

(Costanzo Costantini - Il Messaggero) La pubblicazione da parte della Viking Penguin del testo integrale di On the road, il mitico romanzo di Jack Kerouac pubblicato nel 1957 con pesanti tagli a causa del clima maccartista che ancora regnava negli Stati Uniti, ha riproposto il problema se il suo autore fosse omosessuale o eterosessuale e se il libro fosse realmente così rivoluzionario come viene in genere considerato. Kerouac era solito professarsi eterosessuale ma è smentito clamorosamente da ciò che scrive di lui Gore Vidal in Palinsesto, il libro pubblicato in Italia da Fazi.

L’autore di Myra Breckinridge dice che Kerouac "odiava i froci" ma si era prestato tuttavia ad avere rapporti con lui, che era attratto soprattutto dall’odore dei suoi capelli (il linguaggio usato da Vidal è molto più esplicito e particolareggiato). Dice inoltre che come scrittore lo considerava poco più che zero.

Ora uno dei professori che hanno curato l'edizione integrale di On the road, Joshua Kupetz, che insegna Letteratura nell’Università del Colorado, ha scritto che quel libro fu amputato anche per motivi puramente letterari, in quanto Kerouac “rinnegava duecento anni di romanzo anglosassone codificato, inventando un nuovo tipo di prosa senza paragrafi e senza punteggiatura". “Kerouac fu un rivoluzionario stilistico, sulla scia di James Joyce, cioè un eretico”, ha aggiunto.

Ma se bastasse scrivere un romanzo senza paragrafi e senza punteggiatura per essere un nuovo Joyce, Moravia sarebbe stato molto più rivoluzionario dello scrittore americano, o franco-canadese. Nella prima stesura Gli indifferenti, apparso nel 1929, non aveva né paragrafi né punteggiatura, ma soltanto delle lineette che indicavano le cesure fra un periodo e l’altro (fra l’altro Kupetz, che è ebreo, ignora forse che Kerouac, come dice Gore Vidal in Palinsesto, non odiava soltanto i "froci" ma anche gli ebrei, due segni tipici d’un modo di pensare fascista).

In Italia Kerouac è stato pompato da Fernanda Pivano, ma Lawrence Ferlinghetti, in un colloquio che ebbi con lui a Fregene, dove era venuto per far visita ad un amico, mi disse che la Pivano non aveva capito nulla della letteratura americana. A metà degli anni Sessanta avevo intervistato Kerouac a Roma, all’Hotel Excelsior: ebbene, mi era parso un uomo totalmente ottuso, senza la minima luce, né nei famosi occhi celesti, né nella mente.

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