(Adnkronos Salute) Il priapismo, il disturbo che si manifesta nell'uomo con un'erezione perenne, non ha più segreti. Ne sono convinti i ricercatori della scuola di medicina dell'università del Texas, sicuri di averne svelato i meccanismi biochimici. Un bel sollievo per chi soffre di questo disturbo che, oltre a essere fastidioso e imbarazzante, può provocare seri danni alla salute, tra cui disfunzioni erettili permanenti o anche gangrena. Proprio lì. L'erezione del pene, nei pazienti con priapismo, è indipendente dall'eccitazione. "All'origine del disturbo - spiegano gli scienziati sul Journal of Clinical Investigation - ci sono i livelli troppo alti di adenosina, una sostanza chimica che regola la ditatazione dei vasi sanguigni. E che dunque fa aumentare l'afflusso di sangue nei corpi cavernosi del pene determinandone l'erezione".
Una tesi che per prima cosa è stata passata al vaglio dei test di laboratorio condotti su alcuni topi 'Ogm', creati appositamente per non avere un enzima in grado di contrastare l'adenosina. Con la sostanza chimica a livelli alti nell'organismo, anche gli animali sperimentavano il priapismo. Almeno fino a che i ricercatori non hanno somministrato loro un altra molecola, il polietilene glicole, che riduce ma non elimina l'adenosina. "Una scoperta con implicazioni cliniche di enorme importanza", enfatizzano gli scienziati convinti di riuscire ora a mettere a punto una terapia in grado di contrastare i livelli della sostanza alla base del priapismo. Anche se, aggiungono, "altri studi saranno necessari per capire se il meccanismo biochimico dell'adenosina è la causa della forma molto più rara di priapismo femminile, che colpisce le donne con un perenne rigonfiamento del clitoride".
In ogni caso, annunciano, "i test su uomini affetti dal disordine dovrebbero iniziare entro la fine di quest'anno". La notizia potrebbe cambiare la vita di molti pazienti, tra cui il 40% dei malati di talassemia e anemia falciforme che sperimenta i sintomi del priapismo. E a riprova di questo, gli scienziati rivelano gli analoghi risultati raggiunti su topi di laboratorio con anemia falciforme.
-
Nessun commento:
Posta un commento