L’esperimento all’Aterno e all’Acerbo, a lezione anche i docenti. La Laad di Cordova curerà il biennio.
(Monica De Panfilis - Il Centro di Pescara) I primi ad essere coinvolti saranno i mille studenti degli istituti Aterno e Acerbo. Partirà da loro la guerra che la Provincia dichiara al bullismo con il progetto sperimentale «E se la vita fosse un gioco di squadra?», al via a fine mese. In questo modo - con i corsi anti-bulli indirizzati agli alunni - il fenomeno del momento, che solo negli ultimi mesi in città ha fatto registrare diversi episodi finiti anche sulle cronache nazionali, entra a poco a poco nelle scuole.
Questa volta il bullismo entra dalla porta principale con seminari e percorsi didattici organizzati dalla Laad, la Lega abruzzese antidroga. Il progetto biennale ha come scopo l’istituzione di un osservatorio anti-bullismo. «Contiamo di estendere l’iniziativa ad altri istituti, aspettiamo l’adesione di una scuola media di Montesilvano, ma per il prossimo anno scolastico puntiamo a coinvolgere una fascia molto più ampia della poolazione scolastica per diffondere gli strumenti in grado di contrastare questo fenomeno», ha detto ieri mattina l’assessore alla Tutela sociale Mauro Di Zio presentando l’iniziativa con il presidente della Provincia Giuseppe De Dominicis, Gianni Cordova e i presidi dei due istituti, Eliseo Marrone e Annateresa Rocchi. «Il progetto», ha spiegato Cordova, «è strutturato in due fasi: la prima è rivolta ai docenti, per i quali sono stati pensati dei seminari formativi che indaghino il problema bullismo e le sue dinamiche; la seconda è rivolta direttamente agi studenti (per quelli dell’Acerbo sono coinvolte le classi del biennio) con percorsi didattici-esperenziali». Otto ore complessive di lavoro per ciasuna classe con lo scopo di focalizzare l’attenzione dei ragazzi sull’ascolto delle proprie emozioni e sui processi di integrazione sociale con l’obiettivo di riscoprire il gruppo-classe come luogo in cui instaurare relazioni. In entrambi i casi gli incontri saranno tenuti dallo psicologo e dal sociologo della Laad, Carlo Ambrosini e Paolo Balducci, affiancati dal sociologo Christian Gretter e dall’operatrice sociale della Lega antidroga, Margherita Cordova.
«L’esperienza didattica che coinvolgerà i ragazzi servirà a far comprendere loro la drammaticità del problema», ha auspicato De Dominicis. «Che è più forte tra i ragazzi iscritti alle prime classi, quelli che nel momento iniziale della socializzazione incontrano grosse difficoltà», ha sottolineato la preside Rocchi riportando la sua esperienza tra gli studenti dell’Acerbo. «La scuola può fare qualcosa ma non può risolvere tutti i mali della società», ha ammonito Marrone, dirigente scolastico dell’Aterno, auspicando la collaborazione delle famiglie. «Perchè il bullismo altro non è che lo specchio della società, fatta da quelle famiglie permissive che fanno scivolare i ragazzi nel vittimismo e da quelle dedite alla repressione che producono violenza come atto di imposizione».
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