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venerdì 4 gennaio 2008

Usa. Arriva il divorzio tra gay. Un vero rompicapo giuridico e finanziario soprattutto se di mezzo ci sono dei figli.

La causa impossibile di due "Lei": entrambe rivendicano i figli.

(Il Corriere della Sera) Life is short, get a divorce», la vita è breve, concedetevi un divorzio, recita la pubblicità di uno studio legale di Chicago. Lo slogan correda le gigantografie di una donna supersexy in reggiseno di pizzo e di un uomo palestrato a torso nudo. Un consiglio intrigante, per una coppia eterosessuale in crisi. Ma se i due partner sono dello stesso sesso, il suggerimento rischia di rivelarsi una ricetta per il disastro. Legale, emotivo e soprattutto finanziario.

Quando il matrimonio tra la dottoressa P. e la sua compagna è andato in pezzi, i giudici del Massachusetts, lo Stato americano dove dal 2004 è possibile sposarsi tra persone dello stesso sesso, si sono trovati davanti a un caso irrisolvibile: entrambe le partner reclamavano la custodia dei due figli, avuti uno ciascuna mediante inseminazione dallo stesso donatore e poi reciprocamente adottati. Ma conoscendo la tradizionale preferenza delle corti per l'affidamento materno, entrambe le signore producevano lo stesso argomento: io sono la madre. In attesa dell'impossibile quadratura del cerchio, un magistrato ha disposto che i bambini rimangano nella casa di famiglia e che le due mamme si alternino nella custodia.

Se avesse saputo cosa l'aspettava, il quarantenne Alexander ci avrebbe pensato due volte, prima di divorziare dal suo partner col quale era riuscito a sposarsi dopo una convivenza durata quasi tre lustri. La separazione era avvenuta senza traumi ed essendo il più ricco dei due, Alexander aveva accettato di pagare gli alimenti all'ex marito. Ma se in un matrimonio eterosessuale, questi sono deducibili dal reddito ai fini fiscali, nel caso di una coppia gay il fisco non riconosce l'unione e non autorizza la detrazione. Per Alexander è stata una débâcle finanziaria. Ci sono stati quasi 10 mila matrimoni gay nel Massachusetts, dopo il via libera dato quattro anni fa dalla locale Corte Suprema.

E anche se non esistono cifre ufficiali sul numero dei divorzi, gli avvocati segnalano centinaia di casi-rompicapo giuridici e finanziari legati alle separazioni. «Il divorzio è sempre uno dei possibili esiti del matrimonio. Nel caso delle coppie gay, le complicazioni legali che ne conseguono lo trasformano in un incubo », spiega al Washington Post l'avvocato Joyce Kauffman. Proprio lei ha assistito una donna abbandonata dalla moglie, che chiedeva a quest'ultima gli alimenti per il figlio.

Ma poiché l'ex non era la madre biologica del bimbo, i giudici hanno stabilito che non aveva alcun obbligo, visto che non l'aveva neppure adottato. Per contro, secondo la legge del Massachusetts, un figlio nato da matrimonio eterosessuale, siano entrambi i partner genitori legali o naturali, è comunque figlio del matrimonio a tutti gli effetti di legge. Perfino una semplice assicurazione malattia rischia di trasformarsi in un salasso, nel caso di un divorzio gay.

Barbara J. Macy, avvocato con molte lesbiche come clienti, racconta che occorrono mesi di negoziati, soltanto per per evitare che una divisione della copertura medica comporti un addebito fiscale di migliaia di dollari l'anno per uno dei due partner: «È come se nella procedura di separazione non ci siano più due parti, ma anche una terza: lo Stato». Gli ostacoli posti dal sistema legale sono infiniti. C'è la durata del matrimonio: più dura, più i beni vengono distribuiti in modo equo. Ma i gay contestano la legge, spiegando che sono stati autorizzati a sposarsi appena quattro anni fa e dunque i loro matrimoni non possono per definizione avere avuto vita lunga. E c'è anche una legge federale, approvata nel 1996 sotto l'Amministrazione Clinton, che autorizza uno Stato a non riconoscere i matrimoni gay contratti in altri Stati.

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