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giovedì 10 gennaio 2008

Democratici e incarichi «vietati»: nessun ruolo a chi guida associazioni. Anche le bocciofile?

Le regole nel partito Bagarre in commissione sui limiti per accedere agli organismi dirigenti. La norma del codice etico penalizzerebbe D'Alema, Bersani e Letta.

(Monica Guerzoni - Corriere della Sera) Tre righe appena nel Codice etico, tre righe che, se approvate, potrebbero tagliare fuori dagli organismi dirigenti del Pd autorevoli ministri e sottosegretari. Capitolo 3, punto 2: «Le donne e gli uomini del Pd si impegnano a rinunciare o astenersi dall'assumere incarichi esecutivi nel partito qualora ricoprano incarichi esecutivi in materia corrispondente in associazioni, fondazioni, enti o imprese ». Quando se ne è discusso, nella Commissione presieduta da Sergio Mattarella, è stata bagarre. Ma non doveva, il Pd, essere un partito all'americana, aperto alla società civile? Preso alla lettera, quell'articolo dice che Massimo D'Alema, tanto per fare un nome, non può candidarsi alla successione di Veltroni se resta presidente della fondazione Italianieuropei, idem per Enrico Letta, segretario generale dell'agenzia Arel. E che dire di Pierluigi Bersani, fondatore di Nens? O di Linda Lanzillotta, che anima il think tank Glocus?
«È una cosa ridicola, un'idea sovietica... Io ci vedo un'ansia di moralismo esasperato», commenta un parlamentare vicino a Rutelli. La senatrice ulivista Marina Magistrelli racconta che la stesura dell'articolo incriminato ha sollevato malumori e risate: «Sarà difficile, ci siamo detti, che con tutti questi vincoli qualcuno decida di aderire al Pd. È una cosa assurda e un po' sovietica, ma sono certa che la cosa sarà risolta». Stupiti gli ulivisti e assai perplessi i Ds. «Davvero c'è scritto così? Mi pare bizzarro — si stupisce Maurizio Migliavacca —. Sarebbero fuori D'Alema, Bersani... Credo che il problema vada risolto».
E c'è un altro passaggio che Gad Lerner, il quale lo ha proposto, giudica «una bomba». Parlamentari, ministri, assessori, consiglieri comunali provinciali o regionali «si impegnano a non assumere incarichi esecutivi in fondazioni di origine bancaria, imprese pubbliche, associazioni di imprese o di professioni e società miste...». Il che, a sentire il giornalista eletto alla Costituente con Rosy Bindi, provocherebbe una rivoluzione: «È dirompente. In mezza Italia i consiglieri cumulano le cariche, sono membri di casse di risparmio, società dei trasporti, acquedotti, ed è lì che nasce la lottizzazione. Se l'articolo è passato, è solo perché in commissione non ci sono pezzi grossi dei Ds».
Intanto Alfredo Reichlin ha licenziato la bozza del Manifesto dei valori, rivista dopo le polemiche sulla versione un po' troppo filocattolica del relatore Mauro Ceruti. I laici erano sul piede di guerra, il manifesto anti—Teodem di Barbara Pollastrini e Gianni Cuperlo in un solo giorno ha raccolto 150 firme. Così Reichlin offre garanzie sul passaggio che definisce «valore essenziale» del Pd la laicità dello Stato: «Il testo ora è nettissimo ». E sabato, per quanto Salvatore Vassallo abbia ordinato porte aperte, si annuncia scontro tra veltroniani e partitisti anche nella riunione plenaria della commissione Statuto.

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