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lunedì 3 dicembre 2007

Obama e Huckabee sorpassano in Iowa, Clinton e Romney affilano le armi.

(Rainews 24) Ai caucus dell'Iowa manca ormai un mese, la corsa alla Casa Bianca entra nel vivo e lo scenario politico americano continuano a riservare sorprese. Gli ultimi sondaggi indicano nell'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee il favorito per la vittoria in Iowa tra i Repubblicani, mentre il senatore nero Barack Obama sta consolidando la leadership tra i democratici, costringendo Hillary Clinton ad inseguirlo, fatto questo inimmaginabile appena due settimane fa.

La corsa in Iowa
Secondo l'ultimo sondaggio del Des Moines Register, il principale quotidiano dell'Iowa, Huckabee è in testa con il 29% delle preferenze, davanti a Mitt Romney (24%), Rudy Giuliani (13%) e Fred Thompson (9%). Per Huckabee, un conservatore che ha mobilitato nelle ultime settimane le chiese evangeliche, è un sorprendente balzo di 17 punti rispetto allo stesso sondaggio a ottobre. Quasi immediata, anche se in realtà ponderata da settimane, la contromisura adottata da Romney, che ha annunciato un discorso agli Americani sul suo orientamento religioso dal Texas, giovedì, in Texas, non lontano da dove John F. Kennedy indirizzò 50 anni fa un messaggio alla nazione per rassicurarla sulla sua fede cattolica.

L'outsider repubblicano
A 52 anni, con un passato da pastore battista e origini a Hope (speranza), la stessa città di Bill Clinton, Huckabee sta raccogliendo i favori di un elettorato conservatore che non si fida del mormone Romney, del 'liberal' Giuliani, dell'opaco Thompson o dell'anziano John McCain. Huckabee ha posizioni senza compromessi contro l'aborto e i matrimoni gay e non nasconde l'influsso della religione sulle sue idee politiche. Ma è nello stesso tempo un conservatore anomalo e un predicatore diverso dalla consueta tradizione evangelica. "E' un conservatore da Nuovo Testamento, non solo da Vecchio Testamento", sintetizza Dick Morris, che fu consulente politico di Clinton e ora lavora per Huckabee. Da governatore ha fatto una serie di scelte che hanno inorridito molti conservatori. Huckabee si è battuto per garantire l'educazione gratis ai figli di immigrati clandestini. Poi ha alzato un gran numero di tasse e, se eletto, promette di stravolgere il sistema fiscale. Il 'Club for Growth', un influente think tank conservatore, ha lanciato spot televisivi contro Huckabee, accusandolo di "spendere soldi pubblici come un marinaio ubriaco".

In Iowa l'ascesa di Huckabee è legata anche al personaggio che incarna. L'ex governatore e' un ex obeso che ha perso 50 kg ed è ora un'ispirazione per milioni di americani sovrappeso. Huckabee solleva dubbi sulla teoria dell'evoluzione, incontrando anche in questo molti seguaci nel Midwest. E tra i giovani colpisce il suo ruolo di chitarrista basso in una rock band. In un'intervista a 'Rolling Stone', Huckabee ha raccontato che uno dei suoi primi gesti da governatore fu concedere la grazia al chitarrista Keith Richards, cancellando un reato stradale che era rimasto sulla sua fedina penale dal 1975. A chi protestava, chiedendo se avrebbe fatto lo stesso per una persona qualunque, Huckabee replicò: "Trovatemi uno che suona come Richards e perdonerò anche lui".

La battglia fra i Democratici
Sull'altro versante, Obama, con il 28% dei favori, ingaggia un testa a testa con la Clinton (25%, quattro punti in meno rispetto a ottobre) e John Edwards (23%). Ecco perché Hillary passa al contrattacco e accentua gli attacchi al senatore nero: in Iowa c'è “una grande differenza fra il nostro coraggio e le nostre convinzioni” e che gli abitanti dell' Iowa dovranno “scegliere fra qualcuno che chiacchiera le chiacchiere e qualcuno che cammina sui marciapiedi”, un modo per enfatizzare la retorica di Obama rispetto ai suoi sette anni di esperienza da senatrice.

Perché l'America guarda a questo piccolo stato
La vittoria in Iowa, dove si vota il 3 gennaio, offre tradizionalmente uno slancio e una copertura mediatica impagabili per chi trionfa nei caucus, le assemblee pubbliche con cui avviene il voto. Appena 5 anni dopo si replica nel New Hampshire: una vittoria di Huckabee danneggerebbe soprattutto Romney, che ha puntato la propria strategia sul successo nei primi due stati, per arrivare in testa all'appuntamento con il voto in stati dove è più forte, invece, Giuliani, il leader nazionale dei sondaggi. A beneficiare dell'ascesa imprevista di Huckabee, alla fine, potrebbe essere proprio l'ex sindaco di New York.

Tra i democratici, invece, l'Iowa resta una corsa a tre: anche Edwards è più che mai in lizza con una campagna porta a porta condotta dai suoi simpatizzanti, in contatto costante via web. La moglie di Edwards, Elizabeth ha offerto una sintesi efficace quanto spietata: "Chi arriva terzo, è finito". Sul Financial Times, oggi, arriva un nutrito decalogo di consigli per Barak Obama per battere la Clinton: a darli, curiosamente, è il consigliere principe di George W. Bush, Karl Rove, l'uomo che ha fatto più volte le fortune elettorali dei Repubblicani. "Hillary può apparire calcolatrice e fredda ma sempre con il controllo della situazione. Tu, Barak, appari spesso debole e inefficace. In alcuni dibattiti non hai neppure guardato verso Hillary quando non eri d'accordo, è come se fossi dispiaiuto per lei. Lei ti ha dato più volte assist per repliche che non hai mai pronunciato. Affila i tuoi attacchi e rendili più precisi". E ancora: "Concentrati sul fatto molti Democratici hanno davvero forti dubbi su Hillary. Temono che non possa vincere, che se andrà alla Casa Bianca sarà un disastro. Sai meglio di altri le loro preoccupazioni: ti hanno confessato le loro paure. Ecco perché hai raccolto denaro anche dall'ex staff di Bill: ricordalo".

I superdelegati
Non contano solo le primarie. A decidere il vincitore, infatti, saranno anche i "superdelegati", ovvero i dirigenti dei partiti il cui voto alla convention nazionale, che nominerà il candidato che correra' alla Casa Bianca, è svincolato dalle primarie. E un sondaggio dell'Associated Press, che ha contattato il 90% dei 765 superdelegati dà per favorita Hillary Clinton con un margine di 2 a 1.

Il sondaggio peraltro mette in evidenza anche un particolare che conferma l'indecisione dei superdelegati. Poco meno della metà degli intervistati ha ammesso di non aver deciso ancora chi scegliere tra i candidati democratici, il che significa che la situazione rimane molto fluida.

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