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giovedì 6 dicembre 2007

Lo strabismo di Veltroni tra unioni civili e Vaticano.

Manifestazione a favore delle unioni civili a Roma | Ansa
(Panorama) Walter Veltroni da premier ombra predica bene. Ma da sindaco di Roma razzola male. Una situazione esemplificata un po’ di tempo fa da Francesco Cossiga con un divertente aforisma irripetibile.
Il tema è quello delle unioni civili: Veltroni, alcune settimane fa durante la trasmissione di Giuliano Ferrara, Otto e Mezzo, aveva “rimproverato” il governo per essersi speso sul tema delle unioni civili con queste parole: “Il tema delle unioni civili è uno di quelli che dovrebbe essere discusso in Parlamento”.
Ma quando la situazione è toccata a lui… In questi giorni a Roma è in discussione in consiglio comunale una delibera sulle unioni civili. Per la precisione, una proposta di iniziativa popolare portata avanti dai Radicali e dalla Rosa nel Pugno che il consiglio comunale, a norma di regolamento capitolino, deve discutere per decidere se istituire un registro delle unioni civili presso il Campidoglio. Nelle settimane scorse il capogruppo del Pd, Pino Battaglia, si era detto a favore. Poi, Veltroni è andato oltre Tevere. In udienza dal cardinale Tarcisio Bertone. E tutto è cambiato.

È stato scritto da varie parti che i due non hanno parlato della comune passione juventina, ma al prelato Veltroni avrebbe dato assicurazione che delle unioni civili non se ne sarebbe fatto nulla. Affermazioni mai smentite dal Campidoglio. Sta di fatto che dopo la visita in Vaticano la linea del Pd capitolino è mutata completamente. Nei corridoi della politica romana si dice che anche l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, sia sceso in campo per dire ai suoi nel consiglio comunale di frenare sulle unioni civili. La linea di Veltroni, per i suoi nemici, è pilatesca: vuole che la soluzione si trovi in Parlamento. Salvo avere bloccato il proprio consiglio comunale.
La posizione del sindaco è attaccata dal leader del Partito Socialista, Enrico Boselli, che a Panorama.it dice: “Il silenzio sulla delibera che riguarda le unioni civili a Roma, (proposta mesi fa dal consigliere socialista Gianluca Quadrana) è un’ulteriore prova del deficit di laicità del Partito democratico”. Per Boselli, Roma è in sedicesimo l’Italia: “La vicenda riflette in piccolo quanto sta avvenendo in Parlamento sul disegno di legge sulle coppie di fatto. Ancora una volta dobbiamo constatare che le pressioni dei cattolici integralisti e del Vaticano hanno la meglio sui diritti delle persone. Veltroni, pur disponendo di un’ampia maggioranza in Campidoglio, ha dismesso i suoi panni da sindaco per indossare quelli di segretario del Pd e di premier ombra, privilegiando alle richieste dei cittadini e al rispetto del programma, i colloqui con il cardinal Bertone. Restare muti di fronte alle grandi questioni che riguardano i diritti civili equivale a costruire un Partito democratico che guarda più oltretevere che oltreatlantico dove i democratici americani sono avanti anni luce sui temi fondamentali delle libertà civili”.

Un momento della manifestazione a favore delle unioni civili questa sera a piazza del Campidoglio | Ansa

Come ultima mediazione si è arrivati alla bozza Lucio D’Ubaldo (un assessore capitolino Pd di provenienza margheritina) che prevede un registro delle solidarietà civili, nel quale sarebbe possibile iscrivere tutti i conviventi della famiglia anagrafica. Una cosa che il Campidoglio già riconosce dal 1990 e che serve per stilare numerose graduatorie comunali. Insomma, una mediazione al ribasso.
Sempre in questi giorni due avvenimenti hanno intanto puntato ancor più i riflettori sulla vicenda. I Radicali, che sulla vicenda hanno fatto le barricate, hanno organizzato una fiaccolata (modesta nelle presenze) in Campidoglio. E la commissione Gustizia di palazzo Madama ha adottato il testo base sui Contratti di solidarietà (Cus). Adozione che ha prodotto ancora un caso di strabismo nel partito dell’Ulivo-tricolore: la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro ha commentato parlando di “una legge seria”, mentre proprio Veltroni, in Senato per discutere di riforme, ha rilasciato un secco “no comment”.

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