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giovedì 6 dicembre 2007

Essere gay negli States.

(Coast2coast) Ho appreso ieri di Alberto Ruggin (vedi qui per sapere chi è) e delle vergognose ed infami accuse che gli son state riservate (a questo link potete leggerle anche voi).

Con questo blog porto avanti (fra le altre cose) un'idea un po' machistica della vita: io la intendo così, ed è una cosa di cui non mi vergogno. Un conto è però essere un eterosessuale un po' smargiasso e guascone, un conto è essere un cretino omofobo. L'omofobia è un qualcosa che non sopporto, e da cui prendo le distanze in maniera assoluta. Ho così deciso di dedicare un post alla comunità LGBT degli Stati Uniti d'America, chissà che qualcuno di coloro che ha pensato quelle cose di Alberto non si chiarisca un po' le idee. Non c'è niente di "macho" nell'infangare qualcuno con false accuse perché vive la sua vita in maniera diversa da come la viviamo noi. E' solo stupidità, è vigliaccheria, non è machismo. Tra l'altro, è una mia personale opinione, e dunque lascia il tempo che trova, ma sono convinto che molti fra uomini e donne omofobi si sono commossi guardando "Brokeback Mountain" ed hanno riso come matti guardando la serie "Will & Grace". Quindi nel chiuso di casa vostra li accettate, ma in pubblico dovete mostrare di odiarli? Come la mettiamo? Passiamo al post di oggi.

A proposito di machismo (visto che ne ho parlato), le coppie dello stesso sesso sono aumentate notevolmente negli stati Usa più macho e potenzialmente più intolleranti, quelli del sud e del west. Il numero delle coppie che proclama l'omosessualità apertamente è salito a 780mila, quattro volte di più rispetto al 1990, afferma una ricerca dell'Università della California pubblicata qualche settimana fa. Una spiegazione può essere la migrazione della popolazione americana verso queste aree sommata ad una maggiore disponibilità ad ammettere nei sondaggi lo status di coppia gay.

E circa gli altri stati, invece? «Ma i quartieri gay sono passati di moda?», si chiedeva due settimane fa il New York Times. In effetti noti quartieri gay come Castro a San Francisco (bellissimo, tra l'altro), il West Village di New York, o West Hollywood stanno ormai diventando sempre più popolati da giovani famiglie etero, attratte dal loro clima eclettico, brioso e pacifico.

Recenti ricerche condotte negli Stati Uniti confermano questa tendenza e mettono in evidenza un fenomeno molto interessante. Le coppie gay sono aumentate del 30% rispetto al 2000, arrivando a quota 777 mila, ma questo aumento non è concentrato nelle solite poche aree e stati gay-friendly, come abbiamo visto poc'anzi. La società americana sta cambiando, si sta abituando alle diversità e i gay stanno uscendo dai ghetti, si sentono sempre più tranquilli e sereni a vivere in comunità tradizionali e più periferiche. D'altronde i gay sono anche spinti a cercare nuovi luoghi e spazi perché i loro quartieri, man mano che sono diventati più belli e appetibili per le nuove famiglie, hanno visto lievitare i prezzi e sono diventati sempre più inaccessibili. Se si analizzano i dati sulla distribuzione geografica dei gay negli USA e si confrontano con l'andamento dei prezzi degli immobili si può vedere che la presenza gay è un forte indicatore del potenziale economico di un quartiere. Lo conferma un recente articolo dello studioso Richard Florida presentato e commentato dalla CNN secondo cui nelle comunità ad alta concentrazione di gay si registra un consistente aumento del valore delle case.

Ancora una volta negli Stati Uniti lo studio e l'analisi delle demografiche gay consente di identificare, capire ed interpretare importanti cambiamenti sociali ed economici, e di trarne indicazioni per elaborare nuove politiche di sviluppo urbano e di integrazione sociale.

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