banda http://blografando.splinder.com

lunedì 19 novembre 2007

Film hard, ricatti ed estorsioni dietro l’arresto del maresciallo.

La Maddalena: sviluppi dell’inchiesta sui furti allo spaccio Usa. Le scene calde sarebbero state girate in una cabina del quadrato ufficiali della Emory Land la nave appoggio Usa.

(Giampiero Cocco - La Nuova Sardegna) Quello appena disposto dalla Procura della Repubblica di Tempio sarà certamente catalogato come l’ultimo degli “omissis” che, per trent’anni, hanno costellato di segreti e misteri la presenza della marina statunitense sull’isola di Santo Stefano. Il caso riguarda un sottufficiale dell’Arma, Attilio Mele, già comandante della stazione carabinieri della Maddalena, il suo amico Carmine Di Martino, ex responsabile civile dello spaccio della base Usa della Maddalena e una donna ufficiale della Us Navy coinvolta (suo malgrado) in un “affaire” di sesso e estorsioni finito male, malissimo.
Si è tentato di barattare delle scene di sesso, girate amatorialmente all’interno di una delle cabine del quadrato ufficiali della “Emory Land” - la nave che poco meno di un mese fa ha lasciato il trentennale ormeggio di Santo Stefano per rientrare, con i suoi cuccioli sottomarini armati con testate nucleari, in patria -, con una riassunzione in massa nello spaccio militare, depredato per anni dai dipendenti infedeli.
Quel segreto riguardava le riprese hard effettuate con una videocamera (magari, questa sì, regolarmente acquistata nello spaccio depredato per anni) e che, nell’angusto spazio della cabina di una nave militare, immortalava la “ufficiale gentildonna” mentre, anima e corpo, era impegnata in esercitazioni fuori ordinanza.
Una registrazione privatissima, capitata chissà come nelle mani sbagliate, che Carmine Di Martino avrebbe voluto sfruttare a suo favore. Dopo la sospensione dal servizio, dovuto alle perquisizioni effettuate nel luglio scorso dalla guardia di finanza e dal Ncis (gli 007 della marina statunitense) che trovarono nella sua abitazione e nei suoi garage tanto di quel materiale elettronico da porter aprire uno spaccio in proprio, l’uomo, pare consigliato dal maresciallo Mele su cosa dire durante l’interrogatorio - «devi sostenere che quella merce te l’hanno regalata gli americani», gli avrebbe detto: ma i due ignoravano d’essere intercettati dalla guardia di finanza - cercò di rientrare di prepotenza dentro lo spaccio, chiamando in causa direttamente il commodoro Usa, Gregory Billy. Al quale, telefonicamente, chiese un appuntamento. L’alto ufficiale, nel settembre scorso, incaricò di occuparsi del caso il responsabile delle pubbliche relazioni della base Usa, Richard Johnson. Che, all’interno di un bar della Maddalena, si trovò faccia a faccia con Di Martino e il maresciallo Attilio Mele.
«Avrei un filmato che potrebbe mettere in serio imbarazzo i vertici della marina Usa», avrebbe detto l’uomo, sollecitando, come contropartita, il suo reintegro (e quello di altri dipendenti civili) nello spaccio militare.
L’ufficiale statunitense, sorpreso dalla presenza a quel riservatissimo incontro del maresciallo Mele, rientrò a bordo e riferì il tutto al commodoro. Il quale impiego meno di un minuto per informare dell’accaduto gli ufficiali della guardia di finanza di Sassari e Olbia che stavano occupandosi delle “sparizioni” per centinaia di migliaia di euro di mercanzia dallo spaccio Usa.
Pochi giorni dopo (il perchè resta coperto dagli “omissis”), il maresciallo Mele avrebbe consegnato, segretamente ripreso dalle telecamere della fiamme gialle, il compromettente Cd al responsabile delle pubbliche relazioni Usa.
L’inchiesta, a quel punto, ebbe un’impennata clamorosa. Il pubblico ministero Elisa Calligaris, che stava indagando sui furti allo spaccio americano, formulò i capi d’accusa per il sottufficiale dei carabinieri e il suo amico Carmine Di Martino: tentata estorsione e associazione per delinquere, in concorso con altri indagati, finalizzata al furto e al contrabbando. Chiedendo al gip del tribunale di Tempio l’emissione di una misura cautelare nei confronti dei due. Il maresciallo Attilio Mele e Carmine Di Martino sono finiti agli arresti domiciliari, e nei prossimi giorni è previsto uno dei primi interrogatori di garanzia. Il fascicolo, ora, è stato secretato dalla magistratura gallurese, ma molte notizie continuano a trapelare.
L’inchiesta, portata avanti da circa un anno dalla guardia di finanza, riguardava (inizialmente) soltanto i furti che, sistematicamente, venivamo messi a segno all’interno dell minimarket Usa da parte di diversi dipendenti.
Spariva di tutto, dal materiale elettronico alla carta igienica.
Un affare lucrosissimo, che sarebbe stato gestito - stando alle meticolose indagini delle fiamme gialle di Olbia e del comando provinciale di Sassari - da Carmine Di Martino e da un ex dipendente americano della base navale. Un business a spese dell’amministrazione militare Usa per il quale valeva la pena rischiare ulteriori incriminazioni tirando in ballo il filmato hard compromettente, un qualcosa di scabroso che, non avendo come protagonista una marinaia semplice, avrebbe gettato discredito, in un ambiente sessuofobico come quello militare americano, sui quadri di comando dell’Emory Land.

Sphere: Related Content

Nessun commento: