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lunedì 19 novembre 2007

L'allarme di amato sulle baby squillo: «Ora molti sono dell'Est. Clienti anche di 60 anni».

Parla Don Rigoldi, cappellano del carcere per minorenni Beccaria di Milano: «Agire non bastano le denunce».

(Giuseppe Guastella - Il Corriere della Sera) Cappellano del carcere per minorenni Beccaria di Milano, fondatore di Comunità Nuova, un'associazione non profit impegnata nel campo del disagio e nella promozione delle risorse giovanili, don Gino Rigoldi conosce a fondo la devianza giovanile.

Don Gino, si torna a parlare di prostituzione dei minori.
«Invece di continuare a denunciare eventi catastrofici, cominciamo a fare qualcosa. Se ci sono cose che non vanno è perché i bambini sono curati male e non sono seguiti. Bisogna che i sindaci, invece di fare i questori, pensino a come far rivivere la socialità e la partecipazione, a far tornare nelle strade le persone, che credono di essere circondate dai nemici. Alla sicurezza ci pensano le forze dell'ordine. La prostituzione minorile c'è sempre stata. Negli anni passati era molto legata alla droga, chi si vendeva lo faceva per procurarsi i soldi per la dose. Poi è arrivata l'ondata di stranieri dell'Est e accanto ai tanti italiani sono comparsi romeni, polacchi, ucraini che hanno trovato l'occasione per guadagni veloci e facili».

Dove adescano i clienti?
«A Milano gli sfigati si vendono nella zona della stazione Centrale, in piazza Trento o davanti all'Ortomercato. Tantissimi lavorano nei locali destinati agli omosessuali, non in tutti perché la maggior parte sono locali seri, e si prostituiscono in casa per cifre molto più alte di quelle chieste per strada. C'è un libro recente dove ci sono tutti i locali per gay, le saune, i luoghi di incontro e i posti dove si possono trovare ragazzini. Milano è ai primi posti in Europa, evidentemente qui il genere è molto richiesto. Il punto di partenza è fare soldi. Anni fa un gruppo di ragazzi finì coinvolto in un'inchiesta. Si scoprì che c'era stato il passaparola. Uno aveva cominciato a prostituirsi e a fare soldi. L'aveva detto a un compagno che a sua volta l'aveva raccontato a un altro. Una specie di domino. Erano diventati una ventina».

La cronaca parla anche di bambini.
«In questi casi sono venduti dai genitori o da qualche parente».

Qual è il cliente tipo?
«Tra i 40 e i 60 anni, non necessariamente gay. Talvolta sono persone che vogliono provare sensazioni diverse e sfogare le loro perversioni. Magari è gente insoddisfatta del rapporto con la moglie. Un ragazzino che faceva il prostituto mi disse che l'uomo che lo pagava era gentile e premuroso con lui. Doveva incontrare uno così per trovare uno che lo amasse ».

La Chiesa come reagisce a questi fenomeni?
«Quando si parla di sesso la Chiesa ha dei sussulti. E' un po' un tabù. Ma chi lavora con tanti ragazzi e ragazze sa di cosa parlo. Tutti i preti mi dicono che negli ultimi dieci anni i peccati sessuali confessati sono pochissimi. Sono diventati tutti vergini e casti? Non credo, penso che i ragazzi affrontino il sesso con minori sensi di colpa e forse con troppa leggerezza ».

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