(Queerblog) Quindici coppie omosessuali – dodici composte da lesbiche e tre da gay – hanno celebrato ieri a Melbourne un matrimonio di massa simulato, per attirare l’attenzione sul tema del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. La cerimonia, chiamata Loved Up, rientra nel programma del festival lgbt che prende il nome di Feast.
Il governo di John Howard, primo ministro australiano, nel 2004 ha fatto passare una legge che limita l’istituzione del matrimonio alle coppie eterosessuali. Ora, in campagna elettorale, Howard sembra voler concedere qualche contentino, come la promessa di riconoscere alle coppie gay gli stessi diritti sulle pensioni delle coppie etero.
Nessuna concessione tuttavia al matrimonio né al riconoscimento ufficiale delle unioni civili. L’iniziativa del Feast Festival intende dunque mostrare un esempio di “amore diverso” e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.
Quand’è che in Italia le associazioni gay inizieranno a organizzare azioni propositive di questo tipo, invece che piangersi addosso e lamentarsi tutto il tempo? Invece che strumentalizzare ogni fatto di cronaca con insopportabile faziosità? Magari un matrimonio di massa gioioso e provocatorio non convincerà nessun governo, ma almeno darà un’immagine diversa della comunità omosessuale. Del resto, non mi pare che i piagnistei italici siano serviti a qualcosa fino ad ora.
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