banda http://blografando.splinder.com

domenica 14 ottobre 2007

Pd, la prova delle primarie.

Solo per il 20% l'esponente ds come leader porterà «molti più voti».
Pd, in calo l'effetto-Walter.

Previsto un milione alle urne.
Il favorito è al 70%, la Bindi conquista i consensi extra partiti.
(Renato Mannheimer - Il Corriere della sera) Diversamente da gran parte delle consultazioni elettorali, l'interesse per le prossime primarie del Partito Democratico — e il parametro di misura del loro successo o insuccesso — non sta tanto nell'esito in sé, ormai scontato, quanto nell'ampiezza della partecipazione e del consenso ottenuto dagli «altri» candidati, al di là del vincitore.

In una ricerca di opinione svoltasi pochi giorni fa, ha dichiarato di volersi «sicuramente» recare a votare il 14 ottobre quasi metà dell'elettorato di Democratici di Sinistra e Margherita nel loro insieme. Come spesso accade nei sondaggi, molte — la gran parte — di queste dichiarazioni non si tradurranno poi in comportamenti veri. Ma, al di là della sua effettiva (scarsa) capacità previsiva, il dato resta assai significativo: esso indica l'interesse, che, malgrado tutto, la creazione del nuovo partito suscita nell'elettorato del Partito Democratico. E la presenza di intenzionati a partecipare anche al di fuori degli elettori di Ds e Margherita mostra come l'attenzione nei confronti della prossima consultazione sia assai estesa. Lo prova anche il fatto che, rispetto ad un analogo sondaggio effettuato prima dell'estate, si registra un incremento nelle intenzioni di voto dichiarato. La partecipazione preannunciata è all'incirca simile negli elettorati Margherita e Ds, con una lieve accentuazione in quest'ultimo. Ancora, paiono più propensi a recarsi a votare i meno giovani, forse più legati all'identità tradizionale dei partiti che daranno luogo alla nuova forza politica.

Alle precedenti primarie, quelle che indicarono Prodi quale candidato alle elezioni, parteciparono, si dice (ma nessuna documentazione affidabile è stata mai fornita), circa quattro milioni di persone. In quel caso, tuttavia, si trattava al tempo stesso di un voto «per» Prodi, e, forse ancor più, di un segnale «contro» Berlusconi. Non è questo il caso alle prossime consultazioni del Pd. Per questo, le previsioni sulla partecipazione sono assai più contenute e gran parte degli osservatori ritiene che l'afflusso di un milione di persone potrebbe già essere considerato un successo.

Come si è detto, la vittoria di Veltroni è scontata. Preannuncia il voto favorevole verso il sindaco di Roma addirittura il 70% dell'elettorato potenziale, ancora una volta con una (comprensibile) accentuazione tra i Ds. Tra gli altri candidati appare molto quotata Rosy Bindi, che sembra attirare maggiormente i voti degli elettori meno «organici » a Ds e Margherita e quelli provenienti dagli altri partiti. Enrico Letta si classificherebbe terzo.

Ma quali potrebbero essere le conseguenze delle primarie del Pd sullo scenario politico complessivo? Gran parte degli intervistati, a destra come a sinistra, è scettica e prevede che l'elezione di Veltroni a leader del Pd farebbe affluire al massimo «qualche voto in più» e avrebbe scarsa influenza sulla popolarità del governo.

Quest'ultima affermazione appare fondata. Il governo sta attraversando un periodo tormentatissimo. Lacerato al suo interno da contrasti apparentemente insanabili e minato dall'esterno, non tanto da parte dell'opposizione, quanto dal diffondersi tumultuoso degli atteggiamenti e dei comportamenti legati all'antipolitica. Queste difficoltà si riflettono ovviamente anche sui livelli di consenso — giunti ai minimi storici — e su quelli delle intenzioni di voto espresse nei sondaggi, che vedono il centrodestra in vantaggio di poco meno di dieci punti.
Va detto però che quella attuale è una situazione da sempre caratteristica del periodo precedente al varo della Finanziaria. Tutti gli esecutivi che si sono succeduti nel nostro Paese, di destra o di sinistra, hanno vissuto in modo tormentato, talvolta drammatico, le settimane antecedenti all'approvazione della legge. Per questo, la futura popolarità dell'esecutivo sembra dipendere più dai contenuti della Finanziaria che dalle sorti del Pd.
La cui nascita potrà, come molti osservatori sostengono (lo ha di recente suggerito in modo assai efficace Michele Salvati nel suo ultimo libro) dare un forte impulso al centrosinistra. Ma non aiuterà ad accrescere il consenso per il governo. Anzi, con l'emergere dell'alternativa Veltroni, potrebbe forse produrre l'effetto contrario.

Sphere: Related Content

Nessun commento: