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domenica 14 ottobre 2007

In difesa di Tommaso Stenico.

(Luigi Accattoli) Io difendo tutti e dunque difendo Tommaso Stenico, il capo-ufficio della Congregazione per il clero che un video pirata ha inchiodato come prete-omosessuale-della curia-romana. Primo argomento della mia difesa: chi è senza peccato scagli le pietre. A me questo compito non spetterà mai, so io perchè. Secondo argomento: gli sono amico, ha partecipato a mie tragedie, io ora partecipo alla sua. Un poco alla cieca,certo, ma consapevole di quello che faccio. Sono quasi sicuro che non verrà creduto e verrà radiato. E ancor più questa quasi certezza mi muove a essergli solidale. Egli sostiene d’aver preso quell’appuntamento per indagare su come vengono adescati i preti nella piazza gay. Gli credo perchè se voleva trovarsi un partner che bisogno aveva di specificare che era un prete? Doveva invece dirlo se voleva studiare le mosse di chi - secondo la sua veduta - “punta” i preti. Io non credo che vi sia un complotto contro i preti per danneggiare la Chiesa smascherandoli sul comportamento sessuale. Io credo che sia quasi inevitabile la debolezza del clero - come di ognuno - sul sesso e mi pare che Giovanni Boccaccio basti a documentare che in epoca cristianissima quella debolezza era lampante. La mia gente campagnola delle Marche su una cosa era arcisicura: che il prete insidiava donne e ragazzi. Dunque non credo ai complotti, ma non faccio nessuna difficoltà ad ammettere che vi abbia potuto credere un monsignore della Curia: li frequento da più di trent’anni e so qualcosa di quanto siano creduli e increduli. Dicevo che propendo a pensare che non gli crederanno e lo cacceranno. Diranno a se stessi: se l’ha fatto per libidine va cacciato; se l’ha fatto per studiare ecc. va cacciato lo stesso perchè ha danneggiato la Chiesa. Ma a me sta a cuore l’uomo e la sua sofferenza e dunque difendo l’indifendibile. “Forse era ver ma non però credibile” dice l’Ariosto (I, 56) di Angelica che asseriva d’aver conservato “il fior virginal” pur avendo percorso vasti continenti, dal Catai alla Spagna. Io di Tommaso Stenico dico: quello che afferma non appare credibile, ma forse è vero.
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La risposta di Gianluca Barile, direttore di "Petrus".

Gigi, già che ci sei, allora difendi anche me: sono stato accusato da alcuni “illuminati” di aver dato il nome del Monsignore in pasto alla stampa senza alcun rispetto per la sua persona…ma in fondo credo solo di aver fatto il mio lavoro.

Sai bene che la notizia riguardante Monsignor Stenico circolava da giorni ed io mi sono sempre rifiutato di pubblicarla, benchè mi fosse valsa un’esclusiva.
Quello che penso sulla vicenda l’ho scritto nell’editoriale di Petrus che riporto in coda a questo commento.
Aggiungo solo una cosa: bisogna pregare per Monsignor Stenico, che sia “colpevole” o innocente, necessita delle nostre preghiere. L’ho sentito qualche ora fa al telefono ed era molto provato. Davanti al dolore umano, non mi faccio troppe domande e rammento a me stesso che sono un grandissimo peccatore.

Ecco l’editoriale:

CITTA’ DEL VATICANO - Il Direttore di un quotidiano, sia esso di carta stampata o Internet, ha il dovere di assumersi delle responsabilità. E’ toccato a me, quindi, comunicare già martedì scorso a Monsignor Tommaso Stenico che la sua collaborazione con “Petrus” (che era gratuita e si basava sul fatto che avevamo avuto il suo consenso a pubblicare gli editoriali riportati nel suo blog) era sospesa a causa del suo coinvolgimento nell’inchiesta giornalistica condotta dalla trasmissione “Exit” de “La7”. Un coinvolgimento palese considerato che malgrado il camuffamento del viso e della voce, anche in Vaticano, i suoi stessi superiori, lo hanno riconosciuto e identificato in quel sacerdote che, ripreso da una telecamera nascosta, incurante dei pericoli ed irrispettoso del luogo e dell’abito che indossava, portava nel suo ufficio un giovane conosciuto in una chat room a luci rosse per tentare di consumare un rapporto sadomaso che poi - grazie a Dio - non c’è stato. Monsignor Stenico sostiene che si trattava di un esperimento, che è stata una leggerezza e che il suo era solo il tentativo di scrivere un libro per denunciare l’omosessualità nel clero. Sospendiamo il giudizio: solo lui conosce la realtà dei fatti. Ma ancora oggi, più forti che mai, risuonano nella nostra mente le parole dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger alle meditazioni per la Via Crucis del 2005: “Signore, la tua Chiesa è una barca che affonda…quanta sporcizia nella tua Chiesa!”. Dunque, non è nostra intenzione insediare tribunali mediatici ed emettere sentenze; anche perché ben sappiamo che un giorno saremo giudicati con lo stesso rigore, o la stessa misericordia, con cui abbiamo giudicato in vita. Ma lo stesso Monsignor Stenico converrà con noi sul fatto che - se le cose stanno diversamente da quanto lui sostiene - sia stato oltremodo scandaloso, vergognoso, ignobile, blasfemo, demoniaco che abbia tentato di consumare un rapporto sessuale - lui che ha fatto promessa di castità - non solo tra le pareti che lo hanno chiamato a santificarsi per il bene della Chiesa, ma addirittura nel luogo simbolo della Cristianità, il Vaticano, laddove Pietro è andato incontro al martirio e da dove continua a parlarci ogni giorno per bocca dei suoi Sommi successori. «Mundamini, qui fertis vasa Domini» - Purificatevi, voi che portate i vasi sacri del Signore: queste parole del profeta Isaia (Is. LII, 11) tornano alla mente come un monito e come un richiamo alla santità richiesta a quanti sono insigniti dell’Ordine sacro. Un monito che nell’antico Pontificale veniva rivolto dal Vescovo all’ordinando Diacono, ricordandogli che se sino ad allora non aveva saputo essere «ab omni illecebra carnis alienus», estraneo ad ogni peccato della carne, lo diventasse almeno a partire da quel momento, visto che nel sacro ministero quell’uomo diventa cooperatore della Consacrazione, della quale sarà poi protagonista nel Sacerdozio. Eppure in quelle stesse tremende parole del Pontificale si trova una luce di grande umanità: la consapevolezza che il Sacerdote è pur sempre un uomo, ferito come tutti dal vulnus del peccato originale e come tutti sottoposto alle seduzioni del mondo, della carne e del demonio. La liturgia glielo fa ripetere molte volte: più il suo ministero richiede la potenza divina, più il ministro si confessa «indignus», chiedendo a Dio di sopperire alle miserie della natura umana con la Sua grazia. È quella stessa umanità che sa condurre al confessionale anche i Sacerdoti, i Vescovi, i Principi della Chiesa e lo stesso Romano Pontefice, poiché nessuno è esente da colpa sinché è pellegrino in questa valle di lacrime. Il riconoscersi peccatori non dev’essere inteso tuttavia come una sterile presa d’atto di uno stato di colpa, quasi a voler legittimare le proprie cadute o addirittura ad attribuirne la responsabilità a Colui che pur volendoci santi ci ha lasciato alla mercé delle tentazioni: l’atto umile del «mea culpa» ed il ricorso fiducioso all’aiuto di Dio dev’essere sprone a migliorarsi, a crescere nella santità, ad evitare le occasioni di peccato e ad espiare nella preghiera e nella penitenza le colpe passate. Vivere costantemente al cospetto della Maestà divina e sotto lo sguardo benigno della nostra santissima Madre, «Auxilium Christianorum», è certamente uno dei modi più efficaci per essere veramente «ab omni illecebra carnis alienus». La società profana – che ama gli scandali degli ecclesiastici solo perché tramite questi può screditare la Chiesa a cui essi appartengono – ha uno sguardo orizzontale, privo di pietà ed estremamente disumano: si scoprono le miserie del singolo sperando che colpendo quest’ultimo si possa colpire anche l’istituzione ch’egli rappresenta. Non si vuole aiutare il ministro indegno: al contrario si sfruttano le sue colpe per accusare di indegnità l’intero Ordine sacerdotale. Quando le squallide vicende emerse a seguito del video sui preti omosessuali trasmesso nel corso del programma Exit su La7 lo scorso 1° Ottobre hanno permesso di riconoscere un nostro collaboratore – quasi due settimane orsono – noi non abbiamo gettato in pasto all’opinione pubblica le sue colpe: abbiamo invece interrotto la sua collaborazione, in attesa di un pronunciamento dell’Autorità ecclesiastica, che si è mossa immediatamente e senza aspettare che la notizia trapelasse sui giornali. Crediamo di aver agito secondo coscienza, tutelando il nome di “Petrus” e dando modo al sacerdote chiamato in causa di difendersi nelle sedi opportune. Sarà un regolare processo disciplinare o canonico a fare giustizia, non la piazza. Noi non amiamo gli scandali, e che sia colpevole o no, preghiamo per Monsignor Stenico; perchè se è accusato ingiustamente, è una vittima innocente; e se è caduto in tentazione, resta pur sempre un fratello in Cristo da amare.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Quante storie. Tanti hanno seduto sul divano di Tommaso, in arte Simone, per lamentarsi dopo che lui ne aveva approfittato. Tommaso é un egocentrico esteta, ma chi ha messo le sue chiappe li sapeva cosa stava facendo. E io che animo e corpo mi ci sono messo per due anni nonostnate loi sgomento per la mengogna (di lui, che nega) non capisco tanto stupore e difendo l'artista che é in lui. whataboy@gmail.com