(Mauro Scarpellini - Libero.it)“Chi lo dice che la corporazione dei giornalisti ha meno privilegi di quella dei politici?”. Per Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze delle Comunicazioni alla Sapienza di Roma, “I giornali devono smettere di essere collaterali alla politica. Va inaugurato un nuovo modello di indipendenza”. Anche l’Università è correa? “No, siamo più indipendenti di altri, anche se non riusciamo a giustificare il nostro ruolo”.
Morcellini, cosa sta accadendo. L’esplosione della crisi della politica sembra portarsi dietro anche quella dei media. Viene da dire simul stabunt simul cadunt…
"Guardi, la crisi dei media ha responsabilità persino maggiori a quelle della politica, anzi trascina con sé anche la crisi della politica. In Italia negli ultimi decenni lo sviluppo del modello della politica che punta sulla comunicazione si è rilevato una trappola, non ha aumentato la trasparenza, non ha ridotto le distanza tra potere e società. Al contrario ha fatto emergere elementi di arretratezza, quasi caricaturali, del mondo politico. C’è un evidente simmetria tra crisi della politica e crisi della stampa, in Italia si è determinato un campo giornalistico spesso afflitto da collateralismo rispetto alla politica, i giornali non si presentano ai lettori con una rappresentazione indipendente".
Va però detto che proprio da due giornalisti della carta stampata è partito l’attacco alla casta dei politici, mi riferisco a Stella e Rizzo...
"Due giornalisti famosi scrivono un libro sulla politica titolandolo “La Casta”, come se loro sino ad oggi fossero vissuti in un altro mondo. Chi lo dice che la corporazione dei giornalisti ha meno privilegi di quella dei politici? In questi giorni un giornale di Roma ha attaccato un direttore amministrativo sostenendo che non è laureato, dimenticandosi però di aggiungere che il 50% dei giornalisti italiani non ha la laurea. Va aggiungere un’altra cosa…".
Prego…
"In una situazione di incertezza come quella odierna saltano anche i vecchi equilibri di collateralismo, adesso sono i giornali a criticare i politici, gli stessi che sino a sino a ieri erano al seguito".
Lei ha qualche idea per uscire da questo avvitamento?
"Questo nuovo clima può anche segnare una svolta di trasparenza, ma non deve rimanere il frutto di una stagione, bensì diventare un modello di indipendenza. Oggi ci sono solo le premesse. Anche la politica deve rendersi conto che le alleanze sociali su cui ha contato sino ad oggi stanno saltando, solo un radicale rinnovamento può salvarla, ecco perché i nuovi partiti arrivano al momento giusto".
Stampa, tv, politica, tutti in crisi. Alla lista lei aggiungerebbe anche l’Università?
"La stampa ce l’ha spesso con l’Università, ma nei fatti è un luogo più indipendente dalla politica rispetto ad altri settori della società".
Tanti sostengono il contrario…
"E sbagliano, perchè non provano quello che dicono. Quello che è recentemente uscito sui test di Medicina è certamente vero, ma per 15 anni nessuno ha mai scritto nulla su queste cose, segno che tutto sommato esisteva una fisiologia del sistema".
Però non può non ammettere che il vostro ruolo è spuntato…
"Questo è vero, in parte per colpa degli stessi professori e in parte per una cattiva comunicazione".
Detto brutalmente, mi dia una ragione per la quale i contribuenti devono continuare a mantenere voi docenti…
"Perché un servizio come l’Università serve al futuro del paese. Purtroppo non riusciamo a giustificare questo ruolo fino in fondo. Abbiamo una ricchezza che non riusciamo a trasferire alla società".
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