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giovedì 4 ottobre 2007

Bloccata a Ibiza la mostra gay considerata offensiva.

(Img Press) Neanche da morto lasciano in pace Papa Giovanni Paolo II. Un fotografo olandese, tale Ivo Hendriks (ma lo possiamo davvero ritenere un artista solo perchè fa tre schizzi, pardon, tre schifezze degenerate, immorali e depravate sessualmente? Una mostra fotografica (che parola grossa!) che è stata realizzata con collage di immagini pornografiche. Tali immagini ritraggono Giovanni Paolo II in esplicite scene di sesso sodomitico con un altro uomo (prima opera) osservato dal dio Apollo. Le altre due mostrano iconografie religiose mischiate con sesso omosessuale. Il tutto esposto in un'antica chiesa consacrata con regolare autorizzazione del Consiglio comunale di Ibiza. Ne dà notizia il quotidiano spagnolo El Mundo che descrive dettagliatamente le "opere" esposte dal fotografo Ivo Hendriks alla mostra "Vamos a Ibiza" che si sta tenendo nell'antica chiesa di Santa Maria de Gracia (conosciuta come chiesa dell'Hospitalet) della localita' balneare. La manifestazione ha ricevuto non solo il beneplacito ma anche l'appoggio economico da parte dell'amministrazione comunale e dal Sindaco locale. Nei tre collage fotografici, realizzati con ritagli presi da riviste, Hendriks ha inserito le figure di Gesù e Giovanni Paolo II in scene pornografiche omosessuali. "Vamos Ibiza" è stata inaugurata lo scorso 7 settembre con il patrocinio del Museo d'arte contemporaneo di Eivissa (Mace) che ha dato il via libera affinche' la mostra si tenesse nella chiesa dell'Hospitalet. Il vescovo della diocesi di Ibiza, mons. Vicente Juan Segura ha dichiarato contro la versioni del Sindaco che tale chiesa "non ha mai smesso di essere una chiesa" anche se non si celebrano piu' gli atti liturgici, i quali si tengono nel vicino convento de Las Canonesas Agustinas. Per questa ragione la diocesi ha ceduto la chiesa dell'Hospitalet al Comune di Eivissa come centro culturale, educativo e come sala d'esposizione. Questa querelle e' finita con la vittoria, (solo annunciata) del vescovo di Ibiza, con gli organizzatori della mostra di arte contemporanea "dedicata" a Giovanni Paolo II. Sua eccellenza Mons. Vicente Juan Segura, l'avrebbe fatta chiudere, poiché tali opere su Giovanni Paolo II sono state giudicate "offensive e oscene". "Ho visto di persona la mostra - ha detto ad Apcom il vescovo - e c'erano delle opere infamanti, oscene e blasfeme". Ma il sindaco frena: nessuna censura. Sua eccellenza, Juan Vicente Segura, racconta lapidario: "Mi sono messo in contatto con il responsabile della mostra per farla chiudere. Il 24 settembre la mostra è stata chiusa - ha aggiunto il prelato - anche perchè l'esibizione si svolgeva in una ex chiesa, di priorità della diocesi". Altrettanto deciso il sindaco di Ibiza, Lourdes Costa, la quale ha affermato che non intende bloccare la mostra, sottolineando come le istituzioni non debbano intromettersi su argomenti "artistici e letterari"; anzi, tali istituzioni devono "difendere la libertà di espressione, fino alle estreme conseguenze". "Non censureremo niente e nessuno - ha chiosato la signora Costa - poiché ci pare un comportamento anacronistico". L'opera "offende i sentimenti cattolici", ha replicato mons. Vicente Juan Segura, che ne ha chiesto "l'immediato e urgente ritiro". Dal comune e' arrivata una risposta secca: "Ibiza non ha mai esercitato ne' esercitera' mai alcuna forma di censura sull'arte", ha detto Sandra Mayans, consigliere per la cultura che ha avuto l'inopinata idea di organizzare la mostra dimostrando grande rispetto per i cattolici di tutto il mondo che, secondo lei, dovrebbero pure gradire queste nefandezze "artistiche". Mentre la signora Elena Ruiz direttrice del Mace, Museo d'arte contemporaneo di Eivissa, non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione a El Mundo che le chiedeva un parere. Sconcertato, si dichiara il porno artista olandese che, afferma, aver voluto solo “superare i limiti” ma non offendere nessuno. “Utilizzo icone religiose – continua Hendrinks – perché la Chiesa ha sempre fatto uso di immagini ad effetto. Io non sono credente; se entro in una Chiesa è solo per ammirare le immagini”. Non v’è dubbio che questa ulteriore provocazione, sia pure preudo-artistica, aumenterà la polemica preelettorale in Spagna. Non c'è dubbio che qui l'arte non c'entra nulla: si tratta di un uso gratuito, distorto e di cattivo gusto da parte di un fotografo gay desideroso di notorietà, ma soprattutto, un tentativo maldestro delle autorità politiche delle Baleari di accreditare per artistico ciò che artistico non è. Compito della politica e dei governanti è garantire il rispetto di tutti, della libertà di espressione, nella misura in cui, però, questa non lede diritti di altri, inclusi quelli della Chiesa Cattolica. Si è appena conclusa, con una multa, la vicenda della copertina de “El Jueves” che raffigurava una vignetta poco rispettosa del principe Felipe. Adesso tocca a Giovanni Paolo II, molto amato dal popolo spagnolo, ma soprattutto rappresentante defunto di uno Stato estero. La parola, ovviamente, dovrebbe passare adesso alla Fiscalìa General del Estado. Dov'e' la dignità dell’uomo in queste presunte opere, in questo fotografo fai-da-te? Non intendiamo ora diffonderci su questo vastissimo tema. Esso ci porterebbe a deplorare amaramente l' offesa di Ivo Hendrinks contro Giovanni Paolo II e la Chiesa cattolica, contro le offese ormai dilaganti, con cui tante forme acritiche della vita moderna degradano la dignità dell’uomo, specialmente con la moda invereconda, con lo spettacolo frivolo o passionale, con l’immoralità dei costumi, con la pornografia perfidamente diffusa, con l’anestesia della coscienza morale a profitto della coscienza sensuale, con la deformazione provocante della stessa sana e prudente educazione sessuale. Licenziose esperienze sono ammesse e favorite quasi fossero conquiste liberatrici; liberatrici da che cosa? Dalla coscienza del bene e del male, dal rispetto alla persona umana, dalla stima ai valori più veri e più preziosi che conservano e abbelliscono l’equilibrio fra lo spirito e la carne, col pudore, con l’innocenza, con il dominio di sé, con la scelta cosciente e generosa della verità dell’amore e delle sue altissime e umanissime finalità. La dignità dell’uomo! Non l’avremo mai abbastanza apprezzata ed onorata nel suo duplice aspetto, quello originario e, possiamo dire, positivo, che ci svela nel volto umano «l’immagine e la somiglianza di Dio» (Cfr. Gen. 1, 26); e quello negativo, dove la piccolezza, l’infermità, la degradazione stessa dell’uomo ci lasciano scorgere le sembianze divine e dolenti del nostro Fratello Redentore Gesù (Cfr. Mt. 25, 37-40). Di qui l’umanesimo cristiano. Tutto il Concilio ne parla. Citiamone, a conclusione, una frase: oggi «cresce la coscienza della dignità della persona umana, superiore a tutte le cose, e i cui diritti e doveri sono universali e inviolabili . . . Il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa incoercibile esigenza di dignità» (Gaudium et Spes, 26). Non possiamo tacere il nostro doloroso stupore per l’indulgenza, anzi per la pubblicità e la propaganda, oggi tanto ignobilmente diffusa, per ciò che conturba e contamina gli spiriti, con la pornografia , gli spettacoli immorali, e le esibizioni licenziose. Dov’è finita l’«ecologia» umana, si chiederebbe Paolo VI ? S’impone allora un lavoro al livello più profondo e più geloso della nostra psicologia morale. Dobbiamo essere bravi e coraggiosi nell’intento di portare il rinnovamento e la pacificazione, giù, nel centro della nostra coscienza personale. Ci stimola un duplice motivo d’attualità. Il primo è l’importanza che oggi si dà alla psicanalisi, a questa vivisezione del processo inconscio del nostro operare, cioè del nostro temperamento, del nostro costume, della nostra peculiare personalità. Concludiamo il nostro intervento con le bellissime parole usate da Giovanni Paolo II che il fotografo gay olandese ha attaccato senza ritegno e senza vergogna. Sono parole bellissime che rispondono alla sua provocazione, al suo desiderio di notorieta', al suo desiderio di farsi pubblicita' con la Chiesa cattolica. Parole che rispondono alla sua stravagante concezione dell'arte e alla sua concezione molto particolare del corpo e della dignita' dell'uomo. "Tutto il problema della "pornografia", - afferma Giovanni Paolo II - non è effetto di mentalità puritana né di un angusto moralismo, come pure non è prodotto di un pensiero carico di manicheismo. Si tratta in esso di una importantissima, fondamentale sfera di valori di fronte ai quali l’uomo non può rimanere indifferente a motivo della dignità dell’umanità, del carattere personale e dell’eloquenza del corpo umano. Tutti quei contenuti e valori, attraverso le opere d’arte e l’attività di mezzi audiovisivi, possono essere modellati ed approfonditi, ma altresì essere deformati e distrutti "nel cuore" dell’uomo. Non possiamo dimenticare ciò, nemmeno quando si tratta dell’ampia sfera della cultura artistica, soprattutto quella di carattere visivo e spettacolare, come pure quando si tratta della cultura di "massa", così significativa per i nostri tempi e collegata con l’uso delle tecniche divulgative della comunicazione audiovisiva. Si pone un interrogativo: quando e in quale caso questa sfera di attività dell’uomo – dal punto di vista dell’ethos del corpo – venga messa sotto accusa di "pornovisione", così come l’attività letteraria, che veniva e viene spesso accusata di "pornografia" (questo secondo termine è più antico). L’uno e l’altro si verifica quando viene oltrepassato il limite della vergogna, ossia della sensibilità personale rispetto a ciò che si collega con il corpo umano, con la sua nudità, quando nell’opera artistica o mediante le tecniche della riproduzione audiovisiva viene violato il diritto all’intimità del corpo nella sua mascolinità o femminilità – e in ultima analisi – quando viene violata quella profonda regolarità del dono e del reciproco donarsi, che è iscritta in questa femminilità e mascolinità attraverso l’intera struttura dell’essere uomo. Questa profonda iscrizione – anzi incisione – decide del significato sponsale del corpo umano, cioè della fondamentale chiamata che esso riceve a formare la "comunione delle persone" e a parteciparvi. Come si vede - conclude Giovanni Paolo II - ci troviamo di continuo nell’orbita delle parole pronunziate da Cristo nel Discorso della Montagna. Anche questi problemi, debbono essere esaminati alla luce di quelle parole, che considerano il "guardare" nato dalla concupiscenza come un "adulterio commesso nel cuore". (Giovanni Paolo II, udienze generali del 22 e 29 aprile 1981).

Alberto Giannino
Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)


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