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sabato 28 giugno 2008

Bologna pride. Secondo l'Unità in 20mila alla parata. Dove sono i gay?

20mila al Gay Pride Vendola: «Manca l'opposizione».
(L'Unità) Si contano in almeno 20mila le persone in piazza a Bologna a sfilare per i diritti al Gay Pride, secondo le stime fornite dagli organizzatori. Un lungo raduno sotto le Due Torri, poi è partito il lungo fiume di persone attraverso la città.

In testa al corteo Vladimir Luxuria ed un lungo striscione con scritto: «dignità, parità, laicità». L'ex parlamentare di Rifondazione Comunista fa mostra di sè indossando una coroncina bianca con scritto «no angel» perché - ironizza - «meno male non sono un angelo, avevano previsto una Bologna grigia e nuvolosa, siamo venuti a colorarla». Sulle note di una banda musicale e di ritmi da baccanti.

Molti i politici e i rappresentanti delle associazioni presenti al corteo. Paola Concia del Partito Democratico, l’ex deputata del Prc, Marcella Di Folco, presidente di Arcilesbica, Emiliano Zaino, presidente del Circolo omosessuale “Cassero”, Sergio Lo Giudice, presidente della commissione ministeriale sulle differenze, Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay e Vittoria Franco, ministro ombra alle pari opportunità.

Attesissimo il presidente della Puglia Niki Vendola che definisce «un’occasione mancata» quella del Pd assente al Pride. «Ma non parlo solo del Pd, tutti quelli che hanno a cuore la domanda di libertà del Paese non possono non essere qui. «Contrapporsi alla destra e non essere qua è un vero peccato», ha detto il presidente della Regione Puglia, che ha sottolineato l'importanza di partecipare al Gay pride, in corso a Bologna, «nell'anno che rischia di segnare il calendario dell'intolleranza, in cui tornano a parlare alfabeti di razzismo e caratterizzato dalla discriminazione verso ogni tipo di diversità».

Numerose bandiere di Arcigay e Arcilesbica, diverse bande musicali e un corteo molto colorato e festoso sta animando questa marcia per i diritti 2008. In coda lo spezzone «Queering bo», dei centri sociali e collettivi bolognesi, che andava distribuendo un «pacchetto sicurezza» contenente un preservativo, una pillola del giorno dopo, finta, due cannucce «sniffa-pulito» e una «galaxy-card» per, recita il volantino, «viaggiare, fermarsi, godere e condividere pari diritti in tutti i paesi del mondo».

Un serpentone pieno di bandiere arcobaleno e con un'orchestrina a suonare «Rosamunda», quella del tu-sei-l'amore-per-me con molte varianti. Lungo il percorso molti cartelli a favore della laicità e- non poteva mancare – un “saluto” rivolto al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna: «Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta», che allude all'invito rivolto dal ministro ad un Pride meno appariscente, in giacca e cravatta.

Ma la giornata dei diritti di Bologna è iniziata sotto un buon auspicio con l’incontro degli organizzatori con il sindaco della città, Sergio Cofferati.

La delegazione ha ottenuto dal sindaco ben due promesse importanti. La nascita a giorni dell'Ufficio per le politiche delle differenze e l'intitolazione di una via o una piazza a Stefano Casagrande, esponente di spicco del movimento omosessuale, scomparso nel novembre 2000.

E a proposito di strade, si è tenuto proprio in una via del centro il primo “scontro” del corteo. Praticamente un duello tra il «sommo poeta», Dante, e la cantante anni Ottanta Cindy Lauper. Nella vita Davide Rondoni, poeta, e un ragazzo con veste lunga rosa, parrucca bionda, occhiali da sole, filo di perle e tacchi vertiginosi. L’uno dalla mattina in strada a declamare la e spiegare il passo dell’Inferno dantesco dedicato al girone dei sodomiti, come sembra avesse promesso, l’altro a cantare la canzone della Lauper «Girls just wanna have fun». È iniziata così la kermesse di Bologna, tra spirito trasgressivo e goliardico che da sempre contraddistingue la manifestazione con fine a piazza VIII Agosto.

Ma non è tutto uno scherzo. Il corteo di sabato non nasconde la preoccupazione per quello che la presidente dell'Arcilesbica Antonella Di Falco ha definito «clima preoccupante per il Paese» e che si «riscontra anche per i nomadi e i rom». La Destra bolognese di tutta risposta venerdì ha dichiarato ostilità aperta al Pride perché fatto da «anormali, ospiti sgraditi al resto dei cittadini normali».

Partecipazione non a sorpresa, al raduno festoso, quella del presidente dei riformatori liberali e deputato del Pdl Benedetto Della Vedova che ha sempre differenziato la sua posizione sui temi della laicità e della lotta all'omofobia rispetto ai colleghi del centrodestra. «Parteciperà al Gay pride- aveva già annunciato Della Vedova - convinto che in Italia molto vada ancora fatto per dare piena cittadinanza alla comunità omosessuale e che un partito che rappresenta il 40% degli elettori, tra cui, senz'altro, una parte importante degli omosessuali italiani non possa essere insensibile alle istanze che domani, pur nell'ambito di una festa dai colori spesso carnevaleschi, verranno avanzate».

«Finalmente anche nella destra italiana si sente una voce libera dal pregiudizio – risponde Paola Concia, parlamentare del Pd -, la destra italiana non può ignorare i diritti delle coppie gay. A Della Vedova dico: costruiamo una maggioranza trasversale in Parlamento sui diritti civili. Proviamo a farlo insieme, sapendo che è difficile».

Ad accogliere il popolo lgtb, (lesbica, gay, trans e bisex) in piazza VIII Agosto, il palco allestito per ospitare gli interventi dei rappresentanti delle associazioni nazionali e degli artisti in programma dalle 18.

Programma che inizia con la proiezione del video «Welcome pride» che vede protagonisti i volti noti del mondo dello spettacolo e della cultura che danno il loro benvenuto ai manifestanti. Dopo il videoclip prodotto dal Cassero, alle 19 il dj Filippo Nardi presenta le esibizioni di Emilio Rez, autore e interprete del brano trash-dance «Tremenda», e la giovane cantante sanremesValeria Vaglio.

Affidato a Vladimir Luxuria il compito di presentare il messaggio video realizzato dalla madrina uffciale, d'eccezione, della manifestazione: la scienziata Margherita Hack.

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