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martedì 29 luglio 2008

Libri. Arriva l'Invasione degli ultragay.

Il nuovo romanzo di Corrado Farina.
(Viviana Pentangelo . TGCom) Scivola veloce spinta dall'ironia la lettura di L'Invasione degli Ultragay di Corrado Farina. Una storia di uno scrittore che partorisce, come dichiara il sottotitolo, un romanzo politicamente scorretto. Corradino Piersanti, scrittore di genere, nel suo romanzo racconta la lotta dell'ultimo eterosessuale sulla Terra per sfuggire all'invasione dei gay. Impianto grottesco su un tema serio, ne abbiamo parlato con l'autore.

Il romanzo è una provocazione o cosa?
Questa è, o vorrebbe essere, prima di tutto una storia interessante in cui si alternano due vicende diverse, quella di uno scrittore, Corradino Piersanti e quella del protagonista del romanzo che Piersanti scrive. Le due storie si intervallano. L’idea di fondo del libro viene da uno dei molti riferimenti cinematografici. Si tratta di un film degli anni ’70 con Jean Paul Belmondo, Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo, che è una presa in giro della saga di 007, ma anche un film in cui il protagonista è uno scrittore in crisi. Da qui è nata l’idea di far interferire la vita di Piersanti, che è uno scrittore “di genere”, abituato a inventare situazioni paradossali, con la realtà della presenza degli omosessuali nella società di oggi. Così lui risvolta in chiave grottesca un romanzo degli anni Cinquanta, Io sono leggenda, di Richard Matheson, sostituendo gli omosessuali ai vampiri di Matheson, e ipotizzando che il mondo sia nelle loro mani e che l’ultimo etero rimasto sulla faccia della Terra sia braccato da loro.

Lei scrive in maniera molto ironica.
L’impianto del mio romanzo è quello tipico della commedia; una commedia grottesca, il cui scopo è di mettere a fuoco certe contraddizioni sociali. A me non interessava scrivere un libro sui gay, ma sul rapporto tra la società di oggi e i gay, e l’ironia mi è sembrata la chiave migliore per farlo.

L’aspetto più politicamente scorretto del suo romanzo?
Politicamente scorretto è il romanzo di Piersanti. Fargli scrivere un libro in cui si equiparano i gay ai vampiri, ai mostri mi è sembrato il modo migliore per affrontare in chiave satirica un discorso serio sull’intolleranza nei confronti dei “diversi”.

A parte il nome, cosa c’è di Corrado Farina in Corradino Piersanti?
Molto. Del resto, ogni scrittore mette qualcosa se non tutto se stesso nelle cose che scrive. Come diceva Flaubert: “Madame Bovary c’est moi”. Piersanti nello scrivere di omosessuali deve trovare un equilibrio tra le spinte libertarie e i condizionamenti della società in cui è cresciuto, cercando di essere il più oggettivo possibile. Come me, probabilmente, anche se lui fa più fatica.
Si è ispirato a qualche figura reale per i suoi personaggi?
E’ inevitabile che in un discorso sulla società contemporanea si alluda a personaggi pubblici che di questa società fanno parte. Ma non è così importante identificarli, sono solo tasselli di un mosaico più vasto. Questo è un libro di denuncia, ma stemperato con l’ironia e il sorriso.

Lei ha fatto scegliere al suo protagonista il 2030 come collocazione temporale dell’invasione gay. E’ una data relativamente vicina.
Piersanti è uno scrittore di fantascienza ed è abituato a scrivere di un ipotetico futuro, a immaginare i possibili scenari futuri e fare ipotesi sul divenire della società. E’ seguendo codici della cosiddetta fantascienza sociologica, molto in voga tra gli anni 50 e 60, che Piersanti immagina l’invasione degli omosessuali.

In alcuni punti emerge una critica ai media.
Nel libro, a parte il rapporto tra omosessuali e non, nel romanzo ci sono che è il tema principale, ci sono naturalmente dei sottotemi. La frenesia dei media e dei politici che alimentano “il caso intorno al romanzo di Piersanti è un aspetto della nostra società, dove la presenza dei media è ossessiva, non tanto quella dei giornali, quanto quella delle tv. La figura del conduttore che irrompe da Piersanti e ruba delle immagini senza rispettare alcuna norma etica e in barba alla legge sulla privacy è una metafora di questa invadenza.

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