(Panorama) Che il suo nuovo impegno come sindaco di un paesino di 11mila anime nella Sicilia profonda non sarebbe durato molto, erano in molti a scommetterlo. Ma l’”esilio” da Milano potrebbe durare ancora meno del previsto, per Vittorio Sgarbi. Il Tar della Lombardia ha dato ragione al critico d’arte e ha accolto il ricorso (presentato il 3 luglio) con cui il critico contestava il “licenziamento” in tronco da parte del sindaco Letizia Moratti l’8 maggio scorso. E lui a restarsene a guardare il mare dagli agrumeti e a unire giovani coppie in matrimonio (con Oliviero Toscani come assessore) non ci pensa neanche un po’.
Meglio l’afa di Milano e il sapore della vendetta. “Certo che torno” dice all’Ansa, “venerdì sarò a Milano per l’ultima seduta del consiglio comunale prima delle vacanze. E vedrete che spettacolo. L’atto del sindaco è illegittimo e moralmente esecrabile”. Letizia Moratti è avvisata. L’ex “scheggia impazzita” della sua squadra di assessori potrebbe tornare per uno dei suoi show. Uno di quegli exploit che l’hanno reso celebre prima come personaggio televisivo e hanno poi lanciato la sua carriera politica. Fino all’approdo a palazzo Marino con la delega alla Cultura. Due anni di polemiche, tra il successo della mostra sulla “Street art” (mentre la giunta voleva inasprire le pene per i writers) e le censure morattiane a “Vade retro“, l’esposizione su arte e omosessualità. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso di donna Letizia era stata la partecipazione di Sgarbi ad Annozero dove aveva battagliato con Marco Travaglio. E il patrocinio a una rassegna di teatro omosessuale. Così, l’8 maggio scorso l’allontanamento, con queste motivazioni: “Mancanza di lealtà nei confronti del sindaco, di rispetto verso i cittadini e la giunta”.
Motivazioni che il Tar ha considerato “carenti e generiche”, secondo gli avvocati di Sgarbi. Ma la giunta, pur non avendo rilasciato ieri nessuna dichiarazione ufficiale, non è certo contenta di ritrovarsi l’ingombrante assessore alla cultura. Così ci sono due possibilità: o un ricorso al Consiglio di Stato (che però non impedirebbe a Sgarbi di presentarsi a palazzo Marino venerdì) o la riscrittura delle motivazioni del licenziamento. “In tal caso” annuncia il sindaco (ma per quanto?) di Salemi, “devono risarcirmi per i tre mesi in cui non ho potuto svolgere legittimamente la mia attività”. Comunque vada, è convinto, sarà un successo. Tanto che ha già pronto un libro il cui titolo, provvisorio, la dice lunga: “Clausura a Milano. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno)”.
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Vittorio Sgarbi intervistato da Klaus Davi parla della gestione Moratti.
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