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mercoledì 9 gennaio 2008

Uomini. Eterni ragazzi. A 40 anni sono in forma come a 20. Giocano, si sfidano, vincono. Sono macchine da guerra dello sport.

Esempi della nuova razza di atleti iper longevi. Senza aver fatto patti col diavolo.

(Emilio Marrese - L'Espresso) Probabilmente in soffitta hanno una figurina Panini che invecchia al posto loro: chissà qual è il segreto di questi splendidi quarantenni. Sarà mica che lo sport fa bene? Il 16 dicembre nello stadio di Yokohama, sullo stesso prato dove cinque anni prima aveva fatto vincere al Brasile il campionato del Mondo, un 31enne signore di nome Ronaldo in abiti civili si divertiva a filmare con la videocamera, come un turista giapponese, il compagno di squadra Paolo Maldini che invece, ancora in calzoncini corti a 39 anni, 5 mesi e 21 giorni, sollevava la coppa Intercontinentale. Il capitano del Milan quella sera ha aggiunto un altro record alla sua carriera leggendaria: è il più anziano giocatore ad aver mai vinto quel trofeo planetario (ora ribattezzato Mondiale per club) in 47 edizioni. Il patto col diavolo del Faust dei terzini scadrà alla fine di questo campionato, quando Maldini - come annunciato - si ritirerà sulla soglia dei quarant'anni (li compie il 26 giugno) e potrà riprendersi l'anima ceduta, in cambio di una sfilza di trionfi, al Milan, quell'ormai lontanissimo 20 gennaio del 1985, giorno del debutto in serie A a 16 anni.

Gli eroi dello sport non sono tutti giovani e belli. O meglio: possono anche essere belli come Maldini, ma brizzolati. E Maldini non è nemmeno il caso più eclatante. Il suo compare di difesa e successi, Alessandro Costacurta, nel maggio scorso è arrivato a essere il più anziano giocatore ad aver mai segnato un gol in serie A all'età di 41 anni e 25 giorni, battendo con un rigore all'Udinese il record di Silvio Piola (in rete a 40 anni e mezzo) che durava dal 1954. Amedeo Carboni a 39 anni, nel 2004, era diventato il più vecchio vincitore di una coppa europea, la Uefa, con la maglia del Valencia nella quale ha poi tirato dritto fino ai 41 anni al sole della Spagna. Per non parlare di sir

Stanley Matthews, mito del calcio inglese, che in 33 anni di carriera (senza neanche un'ammonizione: questo sì, il vero prodigio) giocò la sua ultima partita nello Stoke a 50 anni e cinque giorni. Dino Zoff ancora oggi è il calciatore più anziano ad aver vinto una coppa del Mondo: quando l'Italia di Bearzot sconfisse la Germania al Bernabeu nel 1982, il portiere azzurro aveva 40 anni e 5 mesi. Quattro anni prima volevano pensionarlo dopo i gol incassati ad Argentina '78: dicevano pure che era diventato miope. Il camerunense Roger Milla, 'leone indomabile' tuttora simbolo del calcio africano, detiene il primato di più anziano giocatore mai sceso in campo a un Mondiale, e oltretutto ad aver marcato un gol, stabilito a Usa '94 quando aveva 42 anni e un mese. Da notare che non si trattava di un portiere, ruolo notoriamente più longevo, come dimostra il fatto che in quella speciale classifica dietro l'africano ci siano appunto quattro portieri (Jennings, Shilton, Zoff e Boumnjiel).

A proposito di numeri uno (ogni riferimento ad Alan Ford è puramente voluto), Marco Ballotta è il nonno dell'attuale campionato di serie A coi suoi 43 anni: doveva riposarsi in panchina, ma anche in questa stagione, come nella precedente, per un motivo o per l'altro la Lazio ha avuto bisogno di lui. Al punto di farlo diventare il più vecchio giocatore mai sceso in campo per una partita di Champions League. Poi, si sa com'è, il nonno fa tanta simpatia finché para, e si grida al miracolo dell'eterna giovinezza e dell'esperienza, ma dopo un po' viene a noia, e così alle prime papere hanno cominciato a dargli del pensionato rimbambito. Tiene botta, invece, Alberto Fontana detto Jimmy (chissà perché...) tra i pali del Palermo a 41 anni.

Anche nello sport, come nella vita, il ricambio generazionale è diventato più lento e, al di là dei casi speciali citati, la durata delle carriere si è allungata: fino agli anni '70, dopo i 30 si cominciava a essere considerati vecchi; oggi ci sono calciatori che danno il meglio di sé oltre quella frontiera. Com'è possibile che, nonostante il livello di impegno e stress fisico (per intensità di gioco e per numero di gare) sia notevolmente aumentato, i giocatori non si logorino più in fretta, ma anzi divengano ancor più resistenti? Il merito è, da una parte, della scienza che ha fatto progressi formidabili nelle metodiche di allenamento e sul piano medico: gli infortuni che trent'anni fa troncavano una carriera ora possono essere recuperati in un mese. E ha fatto progressi straordinari la testa dei calciatori: il fatto che il pallone sia un'industria ha il vantaggio di aver formato una generazione di atleti consapevoli, responsabili e professionisti. Sono loro i primi a sapere che, gestendo con senno e cura quell'azienda che è il loro corpo, facendo vita sana, riusciranno a rimandare il più possibile il giorno della chiusura e a moltiplicare gli introiti.

Maldini però è un bimbetto, se paragonato a Josefa Idem, la canoista d'acciaio, madre di due figli, che a Pechino 2008, quando cioè avrà 44 anni, punterà alla sua quinta medaglia olimpica (e la 36esima, contando i vari campionati mondiali ed europei). Già il fatto di esserci sarà eccezionale: per la Idem, tedesca naturalizzata italiana nel '90 dopo il matrimonio con l'allenatore Guglielmo Guerrini, sarà la settima Olimpiade. L'ex poliziotta ed ex assessore allo Sport di Ravenna eguaglierà il record di partecipazioni della fiorettista Kerstin Palm e della velocista Merlene Ottey, l'atleta giamaicana ora con passaporto sloveno che pochi mesi fa, all'età di 47 anni e 77 giorni, ha corso il primo turno di qualificazione nei cento metri ai Mondiali di atletica di Osaka. La Ottey è comunque la donna più anziana ad aver vinto una medaglia olimpica nell'atletica leggera (Sydney 2000, 40 anni e 143 giorni). Una corsa, la sua, che non sembra finire mai. In assoluto, il bisnonno olimpionico è ancora il tiratore Oscar Swahn, argento ad Anversa 1920 quando aveva 73 anni: è il concorrente più anziano nella storia dei cinque cerchi. L'italiano Guido Balzarini invece vinse un oro nella scherma a 49 anni.

Negli sport da palestra, dove i lavori forse sono un po' meno usuranti, l'età pensionabile è sempre arrivata un po' dopo e, se prendiamo la pallacanestro italiana, vediamo che la crisi dei vivai e delle vocazioni allunga la carriera alla vecchia guardia. Molti mestieranti si spendono decorosamente fino all'ultima goccia di sudore prima di prendere la via dell'hangar, con qualche strepitosa eccezione. Il viale del tramonto di Michael Jordan, il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, è stato interminabile: due volte si è ritirato, due volte è tornato a furor di popolo, rimettendo in gioco la faccia e il mito. E ha dimostrato che di fenomenale non aveva solo il talento, ma anche il fisico. Nel 2003, a 40 anni da poco compiuti, è stato il primo over 40 a infilare più di 40 punti nel canestro avversario: 43, per l'esattezza, indossando la canottiera dei Washington Wizards contro i New Jersey Nets. Nello stesso anno il brasiliano Oscar Schmidt detto Mano Santa ha tirato avanti fino alle 45 primavere, ma nel meno impegnativo campionato nazionale: è l'uomo che ha segnato più punti nella storia della pallacanestro mondiale (49.703), una caterva di questi anche in 11 anni di campionato italiano.

Dino Meneghin, forse ancora oggi il gigante del basket più famoso d'Italia, all'età di 44 anni, dopo aver vinto 12 scudetti e sette coppe dei campioni, arrivò a giocare una partita di campionato contro il figlio Andrea, nel '94. L'ingegner Pierluigi Marzorati, invece, l'anno scorso è entrato nel 'Guinness' per aver messo piede su un parquet all'età di 54 anni, seppure solo per un paio di minuti in una gara di campionato, divenendo così anche il primo giocatore di quello sport ad aver disputato un incontro ufficiale in cinque decenni diversi: ma, va detto, il suo ritorno agonistico fu solo una simpatica trovata per celebrare i 70 anni della Pallacanestro Cantù. Antonello Riva, detto non a caso Nembo Kid, altra bandiera del basket canturino, ha continuato a macinare canestri fino ai 42 anni, sorretto dalla mira e anche dai muscoli (quando hai un difensore appiccicato addosso che ha vent'anni meno di te, non basta avere la cosiddetta mano calda). Anche la pallavolo ha una sua ricca schiera di campioni over 40: sono ancora in circolazione due dei protagonisti del boom italiano, il palleggiatore Paolo Tofoli che a 41 anni è in A1 a Roma, e lo schiacciatore Lorenzo Bernardi, il giocatore italiano con più scudetti nel cassetto (nove), che a 39 anni e mezzo ancora si diverte in serie B1 a Cles (Trento).

Il rischio, quando si vuol tirare troppo la corda, è evidente: cadere nel patetico, mandare in campo una replica di se stesso che si umili nel confronto col passato. Il pubblico non ha pietà per il campione in disarmo. Capire quando è l'attimo giusto per tirarsi fuori, per essere rimpianto e non compatito, non è semplice e, per quanti si sono fatti ridere dietro, tanti sono quelli che hanno preferito fare un passo di meno piuttosto che uno di troppo. La passione, rispondono tutti, è il motore principale che ti spinge ad andare avanti oltre ogni aspettativa. Poi c'è anche la paura di doversi inventare all'improvviso un'altra vita a farti rimandare il più possibile il giorno dell'addio. E, per molti, anche il bisogno economico: e quando il denaro diventa la motivazione principale, non si può più giurare sul fatto che quei sofisticatissimi laboratori scientifici, che si prendono cura di queste macchine da risultato, agiscano nel rispetto di madre natura. Insomma: su alcuni casi l'ombra del doping si allunga sul vecchio che avanza. Girardengo pedalava ancora a 42 anni, ma chi metterebbe la mano sul fuoco per gli attuali quarantenni in sella?

Il pugile George Foreman, classe '49, protagonista della sfida epocale con Muhammad Alì, tornò sul ring nel '94 e a 45 anni e 9 mesi divenne il più vecchio campione del mondo dei pesi massimi, l'unico ad aver riconquistato il titolo a vent'anni di distanza. Capire poi dove finisca lo sport e cominci il circo non è sempre semplice. Larry Holmes, altro campione mondiale dei massimi, è andato avanti tra ritiri e rientri fino ai 53 anni. L'italiano Gianfranco Rosi ha combattuto un anno fa il suo ultimo incontro, all'età di 49 anni. Non è stato un finale da film: Rosi è andato al tappeto, nel match per il titolo intercontinentale dei pesi medi Ibf, contro il francese Roselia ed è finito all'ospedale con una sospetta emorragia alla zona temporale del cervello. Poi ha denunciato il rivale accusandolo di aver truccato i guantoni con una sostanza irritante.

Julio Cesar Franco è un nome che dirà ben poco agli appassionati italiani: si tratta di un giocatore di baseball dominicano che a quasi 48 anni, giocando per i celebri New York Mets, ha sparato un fuoricampo (volgarizzando: quando con una battuta spedisci la palla in tribuna). Nessuno ci era mai riuscito a quell'età. Oggi, a 49 anni e mezzo, è il più vecchio giocatore della Major League statunitense, anche se non ha una squadra: ma a smettere non ci pensa ancora. Anzi, dichiara che il suo obiettivo è centrare un altro home run da cinquantenne. Il suo segreto, dice, è una dieta a base di tè, pesce, verdura e riso: niente dolci né grassi, bevande gassate, alcol o caffè. Questione di cibo? Chissà. I vegetariani, però, sono fieri di annoverare tra le loro legioni anche la racchetta di Martina Navratilova, che a 46 anni e tre mesi è stata la più attempata vincitrice di un torneo del Grande Slam, il doppio misto in Australia nel 2003. Tra gli uomini resiste ancora il record di Arthur Gore, che nel 1909, a 41 anni e 182 giorni, fu il più vecchio tennista ad aggiudicarsi un singolo sull'erba di Wimbledon. Il tempo passa anche sotto i sofà, cantava Paolo Conte. Sui campi, più lentamente.

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