(La Repubblica) Quando si parla di “desiderio” sessuale bisogna sapere che la scelta che ognuno fa non è poi così libera come si pensa, ma è guidata da un “programma” ben preciso definito dal cervello. Sempre più ricerche, infatti, dimostrano che gli uomini eterosessuali possiedono circuiti neurali che li spingono a cercare nelle donne il loro appagamento del desiderio, mentre nei gay tali circuiti sarebbero diversi. I cervelli delle donne invece, sembrano essere organizzati soprattutto per cercare uomini che, almeno apparentemente, sappiano provvedere a loro ed ai loro figli. Stando alle ultime ricerche - riassunte in un articolo apparso sul New York Times - mentre un uomo nasce con un indirizzo sessuale ben definito, nelle donne questo lo è di meno e succede spesso che l’indirizzo lesbico si manifesti in età adulta. Il cervello dunque, risulta essere un “organo sessuale” davvero importante anche se esso si comporta in modo assai diverso negli uomini e nelle donne.
Spiega Larry Cahill dell’Università della California che ha pubblicato una ricerca sull’argomento su Nature Reviews Neuroscience: “Che il cervello nei due sessi abbia comportamenti diversi è un dato di fatto, anche se va contro il senso comune. Le aree della corteccia, ad esempio, la parte del cervello che lavora per le elaborazioni di più alto livello, sono più spesse nelle donne. L’ippocampo, dove vi sono le basi della memoria occupa una frazione più grande nel cervello femminile”.
Una differenza notevole è poi il fatto che il cervello degli uomini è, in linea di principio, orientato sessualmente verso le donne. La prova più diretta giunge dai casi di incidenti durante le circoncisioni, in cui i bambini che hanno perso il pene e sono stati allevati come femmine, nonostante un forte incitamento sociale a comportarsi come tali, da adulti mostrano un desiderio sessuale diretto alle donne e non agli uomini.
“Se non si riesce a far sì che un maschio senza pene per tutta la vita sia attratto dai maschi, quali altre condizioni psicosociali potrebbero indirizzare un maschio ad essere gay?”, sottolinea Michael Bailey, esperto di orientamento sessuale alla Northwestern University (Usa). E dunque chi lo orienta verso questa scelta? È presumibile che la mascolinizzazione del cervello che avviene ad opera di un gene noto come SRY ancora in fase fetale, plasmi alcuni circuiti neurali che fanno si che gli uomini desiderino le donne. Se così è, questi circuiti sono collegati in modo diverso nei gay.
Ma chi induce questa diversità? Secondo Bailey vi deve essere un indirizzo genetico. Ed è la prova-gemelli che lo dimostrerebbe. I gemelli monovulari sono spesso al centro delle ricerche sull’ereditarietà perché possiedono un patrimonio genetico identico e quindi eventuali differenze di comportamento sessuale tra un gemello e l’altro non dovrebbe derivare da un’origine genetica. Basandosi su questa considerazione Bailey ha condotto ripetute ricerche e stando ai risultati, se un gemello monovulare risulta omosessuale, nel 52% dei casi lo è anche l’altro. La percentuale scende al 22% nel caso di gemelli biovulari, cioè con caratteristiche cromosomiche leggermente diverse
-
Nessun commento:
Posta un commento