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mercoledì 9 gennaio 2008

Pd, laicità entrerà nel codice etico.

(L'Unità) La laicità sarà affermata solennemente nel codice etico del Pd. È quanto emerge nel testo base messo a punto dalla Commissione incaricata di redigere il codice etico che sarà alla base dei comportamenti degli iscritti e degli eletti del partito.
La commissione presieduta da Sergio Mattarella e con relatrice Marcella Lucidi, entrambi cattolici, ha oggi riunito il suo comitato di redazione del testo base.
Domenica la bozza sarà sottoposta al primo confronto della commissione plenaria.
Il comitato di redazione, ha riferito Sergio Mattarella, ha avuto una riunione «costruttiva, svoltasi in uno spirito di collaborazione».
Concetti ribaditi anche dalla relatrice Marcella Lucidi, rimasta «abbottonata» come Mattarella sui contenuti del testo.
Anche gli altri componenti hanno riferito che la bozza è stata elaborata senza grandi contrasti.
Il codice etico, in quattro paginette, è suddiviso in quattro capitoli. In una breve premessa si spiegano i motivi per cui il Pd si dota di un codice che impegna i suoi aderenti e gli eletti a rispettare non solo la legge e la Costituzione ma anche delle norme morali di comportamento.

Segue un capitolo in cui vengono elencati alcuni principi che sono alla base del Pd. Ciascun principio è formulato solennemente con le parole «noi donne e uomini del partito democratico...». E qui tra i principi base sono elencati «la laicità della politica e delle istituzioni», «l'autonomia della politica», «il rispetto del pluralismo», «il rispetto del principio di genere», vale a dire favorire la parità tra donna e uomo.
Su questo ultimo punto va registrata una curiosità. Il testo base non prevede un Comitato di «probiviri» come gli altri statuti di partito. Infatti il termine derivante dal latino significa letteralmente «uomini onesti», il che violerebbe il principio di parità di genere. La bozza parla quindi di un «comitato delle sagge e dei saggi».
Dopo i principi, il successivo capitolo indica alcuni comportamenti specifici, da adottare e da evitare. Il primo è la «sobrietà» sia nella campagna elettorale (per le quali si parla di un tetto di spesa) sia nel successivo svolgimento dell'attività politica. Per esempio si dice esplicitamente che il politico del Pd che assumerà una carica di governo, «non cambierà il mobilio» dell'ufficio pubblico in cui lavorerà. Passaggio che nelle intenzioni degli estensori vuole essere in contrasto con quanto fecero i de governi Berlusconi a Palazzo Chigi nel 1994 e nel 2001.

Un altro punto riguarda il possibile conflitto di interessi. Il testo precisa l'incompatibilità tra cariche di partito e l'iscrizione ad «associazioni portatrici di interessi», come sindacati, associazioni di categoria, ecc. Per quanto riguarda l'attività imprenditoriale, ai fini della trasparenza, si impone una dichiarazione in cui vengano rese note tali attività (ma l'ultima parola spetterà all'Assemblea plenaria).
Altra questione è la massoneria, con la quale qualcuno proponeva l'incompatibilità. Si è optato per mutuare la formula dello statuto dei Ds, vietando l'iscrizione a chi aderisce ad «associazioni con vincolo di segretezza e con vincolo di mutualità, che abbiano scopi contrastanti con quelli del Pd».
Il comitato di redazione ha pure discusso se introdurre tra i comportamenti un vincolo al numero di mandati (come parlamentare o come amministratore, ecc): alla fine si è deciso di fare appello all'impegno a «favorire il ricambio della classe dirigente».
Un altro capitolo riguarda le incompatibilità. Vengono elencati una serie di elementi ostativi alla candidatura per il Pd, come ad esempio dei provvedimenti giudiziari. Su questo punto deciderà l'Assemblea plenaria, ma di sicuro il livello di incompatibilità sarà calibrato a seconda della gravità del reato.

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