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mercoledì 16 gennaio 2008

Le norme antiomofobia finiscono nel testo sullo stalking.

Il centrodestra voterà contro: «La maggioranza strumentalizza le donne». Il ministro Pollastrini si appella a Bertinotti: presto il testo in aula.

(Federica Fantozzi - L'Unità) Uscite dalla porta, le norme anti-omofobia rientrano dalla finestra con l’inevitabile contorno di polemiche. Le norme erano state stralciate dal decreto sulle espulsioni (poi decaduto) e avevano provocato l’«incidente Binetti»: il voto contrario della senatrice teodem alla fiducia posta dal suo governo.
Adesso la disciplina contro le discriminazioni per motivi sessuali è stata inserita nel testo sullo stalking (le molestie reiterate) licenziato ieri dalla Commissione Giustizia della camera. Il disegno di legge potrebbe approdare in aula già il 28 gennaio. Ma il centrodestra ha annunciato che voterà no accusando l’Unione di «strumentalizzare le donne». Mentre i teodem del Pd - Binetti, Bobba, Baio, Carra - si sono riuniti ieri sera per decidere una posizione comune, non escludendo «voti difformi» e sventolando il rischio Senato .

Sul piede di guerra il capogruppo azzurro Vito con le sue deputate: «Se la maggioranza userà il provvedimento per la battaglia ideologica interna alla sinistra e per inserire norme improprie si assumerà la responsabilità di allungare i tempi e negare alle donne la tutela«. Anche la leghista Carolina Lussana si duole dell’abbinamento causato dal «ricatto delle lobby omosessuali» annunciando opposizione in aula: «Il centrosinistra ha creato una lunga corsa a ostacoli per le donne». Idem sentire per la centrista Erminia Mazzoni: «Donne sconfitte per una norma manifesto pretesa dall’ala radicale del centrosinistra. Il reato di stalking potrebbe già essere realtà». La forzista Iole Santelli: «Non ci sarà mai la maggioranza su quella norma. La sicurezza delle donne è stata sacrificata alle ideologie».
In realtà tutto si era già consumato prima di Natale. La Commissione guidata da Pino Pisicchio (IdV) aveva già votato «animatamente». Approvando all’unanimità il testo che introduce il reato di molestie insistenti con pene da 6 mesi a 4 anni, aumentate per recidivi o vittime minorenni. Si era invece spaccata sull’articolo che punisce chi discrimina o incita alla violenza contro gay e transgender: sì dell’Unione (assente l’Udeur), no compatto di Fi, An, Lega e Udc.

Nonostante il presidente per «smussare gli angoli» abbia accolto diversi suggerimenti del centrodestra adottando pene più lievi della proposta originaria: ora fino a 1 anno e 6 mesi di reclusione, multa fino a 6mila euro.
Ieri, con il mandato della Commissione al relatore, la palla passa all’assemblea di Montecitorio. Esultano Pd, IdV, Verdi che si augurano un iter rapido con approvazione entro metà febbraio.
Il ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini si appella a Bertinotti perché il tema sia considerato «prioritario» nell’agenda dei lavori. Soddisfatta Vladimir Luxuria (Prc): «Le vittime di violenza sono tutte uguali e non hanno colore politico». Cauto il presidente di Arcigay Mancuso: «La prova dei fatti sarà in aula».
Il deputato socialista Franco Grillini parla di «fatto storico» ma polemizza con la «destra volgarmente discriminatoria«. La Santelli «maschera dietro argomentazioni progressiste una brutale omofobia e un razzismo omosessuale». Alta tensione con la forzista Elisabetta Gardini accusata da Grillini di aver definito l’omosessualità una «psicopatologia«. Lei replica: «Bugie e mistificazioni, la sua arroganza inquina la democrazia«.

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