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mercoledì 16 gennaio 2008

Svizzera. Duemila coppie gay hanno detto sì.

Bilancio a un anno dall’entrata in vigore della legge sull’unione domestica registrata.

(Andrea Ostinelli - La Regione Ticino) Ha sfiorato quo­ta duemila il numero di coppie omosessuali recatesi negli uffi­ci dello Stato civile durante il 2007, primo anno della legge fe­derale sull’Unione domestica registrata (Lud).
Difatti, al 30 novembre in tut­ta la Svizzera si contavano già 1’933 iscrizioni a registro effet­tuate grazie alla normativa en­trata in vigore il 1° gennaio del­l’anno scorso. Fatte le dovute proporzioni, gli omosessuali hanno pronun­ciato il fatidico “sì” tanto quan­to gli eterosessuali. Il dato, che può spiazzare chi vede il mo­dus vivendi gay come “alterna­tivo alla famiglia”, si ricava spulciando le primissime cifre divulgate dall’Ufficio federale di statistica e confrontandole con quelle sui matrimoni cele­brati. Questi sono pressappoco 40 mila all’anno, a fronte di cir­ca 2 mila unioni domestiche (in base alle proiezioni). Se si tien conto delle stime, secondo cui il 5% della popolazione è omo­sessuale, ci si rende conto che il rapporto di uno a venti è in buona sostanza rispettato.
Vi è da rilevare che gay e le­sbiche non ricorrono in egual misura al nuovo istituto giuri­dico, che prevede per i partner il riconoscimento di diritti e doveri reciproci analoghi a quelli dei coniugi eterosessua­li: più di sette registrazioni su dieci ( 71,4%) riguardano gli uomini.
Disomogenea anche la fre­quenza con cui le convivenze sono state formalizzate: il rit­mo è stato decisamente più so­stenuto fino a luglio, poi si è ve­rificato un progressivo calo. Questo in quanto molte coppie “di fatto”, talora insieme già da decenni, hanno colto al volo la possibilità di dotarsi di un qua­dro legale. E se agli inizi preva­levano le coppie di nazionalità svizzera (per le quali l’iter bu­rocratico è più breve di quanto non lo sia per chi deve produr­re documenti rilasciati da au­torità e in lingue estere), ora la tendenza privilegia quelle mi­ste. Permettendo il rilascio di un titolo di soggiorno, esatta­mente come il matrimonio, l’u­nione registrata comporta una facilitazione molto appetibile per coloro (soprattutto cittadi­ni extracomunitari) che non sono già titolari di permesso. E la possibilità di “ ricongiungi­mento” è un fattore determi­nante per capire il perdurante successo dell’unione domesti­ca di diritto federale.
Inoltre, la Lud ha saputo for­nire ai bisogni pratici dei con­viventi le risposte in materia di regimi patrimoniali, imposte, previdenza, assicurazioni e successioni ( con le sole ecce­zioni dell’adozione e della pro­creazione assistita, non con­template per le coppie di perso­ne del medesimo sesso) che i Pacs cantonali (previsti a Zuri­go, Ginevra e Neuchâtel), con effetti limitati alla legislazione statale, non potevano dare. Così a Zurigo, in un solo anno, il numero di unioni domesti­che (702) ha superato quello dei Pacs cantonali dei tre anni pre­cedenti (675). Le unioni fra persone dello stesso sesso evidenziano anche alcuni spartiacque socio-cultu­rali interni alla Svizzera: i “sì” omosessuali si concentrano nei grandi agglomerati urbani molto più che proporzional­mente rispetto alla loro popola­zione. Emblematico in tal sen­so il raffronto del Canton Zuri­go con il Ticino: sulle rive della Limmat, 702 coppie dello stesso sesso, nel 2007, hanno compiu­to il grande passo ( ossia il 35,1% delle registrazioni a fronte del 24% della popolazio­ne), mentre lo Stato civile tici­nese conta soltanto 53 unioni (il 2,6% a fronte del 4,33% della popolazione). Nelle città la realtà omosessuale può conta­re su una migliore accettazio­ne e risultano pertanto quasi del tutto superati i problemi le­gati alla visibilità di gay e le­sbiche, prerequisito necessa­rio di un atto pubblico come l’Unione registrata.

Le unioni sono più diffuse negli agglomerati: 702 a Zurigo, 53 in Ticino

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