Prodi: «Condanno l'intolleranza».
(L'Unità) Clamoroso cambio di programma. Dopo giorni di polemiche, il Papa ha deciso: meglio «soprassedere all'evento». Niente più visita all'Università La Sapienza: «Il Santo Padre - dicono dal Vaticano - invierà, tuttavia, il previsto intervento». Insomma, sul dibattito sulla pena di morte - tema della lectio magistralis in programma - la voce cattolica ci sarà, ma è meglio non farsi vedere. Gli studenti, che martedì mattina avevano occupato il rettorato dell'Università, avevano ottenuto il permesso di manifestare: «Ci disporremo sotto la facoltà di Lettere, a ridosso della zona in cui passerà il Papa», minacciavano. Ora cantano vittoria fuori dall'Università.
Tantissime, naturalmente, le reazioni. Su tutte, quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che martedì sera ha inviato una lettera personale al Pontefice.
Così il premier Romano Prodi: ««Il primo sentimento è una condanna durissima per gli episodi di intolleranza che hanno portato a questa rinuncia. È inammissibile che il Papa non possa parlare all'università, che è la sede del dialogo e dell'apertura. Le circostanze che hanno portato a questo mi hanno molto rattristato».
Sulle ragioni che hanno portato il Papa alla rinuncia, Prodi dice: «Non di sicurezza perchè la sicurezza era stata garantita in una riunione stamattina, alla quale hanno partecipato anche gli esperti del Vaticano. È stata una ragione, credo, di opportunità, ma alla fine io mi auguro si possa tornare indietro rispetto a questa decisione. Altrimenti mi auguro che presto il Papa possa parlare a Roma».
La Conferenza episcopale italiana «esprime la propria incondizionata vicinanza a Benedetto XVI oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale».
Da destra si grida allo «scandalo», «al Paese ormai incivile» e si accusa il governo e la sinistra di stare dalla parte dei contestatori.
Anche nella maggioranza si denuncia l'aggressione subita dal Papa e solo il socialista Boselli reputa «opportuna» la scelta del Vaticano.
«Ancora una volta - ha detto Silvio Berlusconi - la libertà nel nostro Paese ha subito una grave ferita da parte di una ideologia settaria e faziosa».
Ma anche esponenti del centro sinistra hanno parlato di «grave pagina di oscurantismo» come ha detto Luciano Violante. Per Fini, sono ferite le coscienze degli italiani.
Numerosi esponenti del governo, in particolare il ministro Fabio Mussi, e della maggioranza si sono rammaricati per l'annullamento della visita, mentre una «ottima notizia» l'ha definita il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi. Plauso anche da Arcigay, da sempre molto critico su Papa Ratzinger.
Il rettore della Sapienza Renato Guarini, che pure aveva mediato con gli studenti per dare loro uno spazio per manifestare, ha detto di rispettare la decisione della Santa Sede «anche se con rammarico: l'incontro con il Papa poteva rappresentare un momento importante di riflessione per credenti e non credenti su problemi etici e civili, quale l'impegno per l'abolizione della pena di morte, che sono la linfa vitale del nostro lavoro didattico e di ricerca». E ha parlato di «cattivi maestri» in relazione alle responsabilità iniziali della contestazione.
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