banda http://blografando.splinder.com

mercoledì 16 gennaio 2008

E Benazir Bhutto disse: “Bin Laden è morto”.

Una manifestazione antiamericana a Karachi nel 2001

Una manifestazione antiamericana a Karachi nell’ottobre 2001

(Panorama) Osama Bin Laden è morto. Rilanciata stamane su La Stampa da Giulietto Chiesa, la clamorosa rivelazione è stata fatta nientemeno che da Benazir Bhutto durante un’intervista ad Al Jazeera del 2 novembre 2007 che per oltre due mesi è passata sotto silenzio nel mainstream dell’informazione mondiale.

L’assassino dello sceicco saudita, nelle parole dell’ex premier pachistano uccisa il 27 dicembre scorso, è Omar Sheikh, 34 anni, un ex collaboratore dell’Isi che il Sunday Times ha definito nel 2002 “l’opposto del classico terrorista” tutto kalashnikov e Corano. Considerato vicino all’intelligence militare pachistana e già coinvolto nell’inchiesta sul barbaro omicidio del giornalista Daniel Pearl, Omar Sheikh, alias Mustafa Muhammad Ahmad, è lo stesso uomo che nel 2001, qualche giorno prima dell’11 settembre, consegnò a Mohammed Atta, il capo dei dirottatori, una valigetta con 100 mila dollari e che, sempre secondo l’inchiesta ufficiale del Congresso, si trovava proprio a Washington durante l’attacco al Pentagono. Non esattamente un signor Nessuno, per Musharraf, per gli uomini che governano a Islamabad e per i servizi segreti di mezzo mondo.

La denuncia di Benazir: Osama è morto
---

---
Quello che stupisce di più, dell’intervista, è che Davis Frost, una vecchia volpe del giornalismo non sospettabile di ingenuità né di inesperienza, abbia lasciato correre la denuncia della Bhutto, non l’abbia interrotta, né chiesto informazioni più circostanziate su una notizia che, proprio per l’autorevolezza della fonte che la stava diffondendo, non poteva essere spacciata come l’ennesima boutade sulla vita e sulla morte di un uomo di cui è stato detto di tutto in questi anni: che fosse morto a Tora Bora nel 2003, che si trovasse in Sudan, che si nascondesse, grazie alle complicità dei capi tribù pashtun, nel Waziristan afghano-pakistano, che infine fosse artificialmente tenuto in vita da Al Qaeda per rafforzarne il mito presso le masse arabe. Come sia potuto accadere che nemmeno la Cia si affrettasse a confermare o smentire la dichiarazione della Bhutto (pochi giorni dopo uccisa da un commando integralista), rimane un mistero. Ma il sospetto - avanzato anche da molti commentatori a margine dell’intervista rilanciata da Youtube - è che l’ex leader del PPP sia stata assassinata proprio perché sapeva troppo e avrebbe potuto far saltare i piani di Al Qaeda e di chi (e sono tanti dentro i palazzi del potere di Islamabad) lavora nell’ombra per la rete terrorista e le milizie pashtun che hanno deciso di eliminare quella che avrebbe dovuto essere la donna simbolo del Rinascimento pachistano.

Sphere: Related Content

Nessun commento: