Quanto affermato dalla senatrice Paola Binetti prima di Natale, relativamente all’inchiesta del giornalista di Liberazione che, dichiarando ad un prete la propria omosessualità è stato invitato e condotto a farsi curare, non può cadere nel dimenticatoio.
(Cristina Alicata - L'Unità) Dalle pagine di un giornale, la senatrice difendeva Cantelmi, presidente dell’associazione psicologi e terapisti cattolici, associazione che, in Italia, cura l’omosessualità e in cui era finito anche il reporter, affermando che egli svolge un ottimo lavoro, che l’omosessualità è uscita dalle malattie dell’Oms perché la lobby gay è potente e che le indicazioni terapeutiche affermano il contrario, cioè che gli omosessuali sono malati.
La censura mediatica intorno ad un reportage che avrebbe dovuto finire non solo su qualche pagina di giornale, ma persino nei titoli delle televisioni, ha fatto sì che anche le gravissime dichiarazioni di una senatrice della Repubblica, le ennesime, non avessero risonanza. Non mi sembra questo uno di quei casi per cui per non dare pubblicità a colui a cui si vuole ribattere, non si debba rispondere.
Mi aspetto che il ministro della Salute contraddica con forza queste aberrazioni che non trovano davvero alcun riscontro medico. Sarebbe anche opportuno verificare l’esistenza di queste strutture mediche e denunciarle pubblicamente, alla stregua di quanto si è fatto con le attività di Vanna Marchi, attività che approfittano di pregiudizi e dell’ignoranza di tante famiglie che non sanno gestire un figlio adolescente omosessuale, e lo portano in cura. E mi aspetto che l’Ordine dei medici espella Paola Binetti e insieme a lei tutti i medici implicati in questa brutta storia.
Aveva ragione qualcuno che nei giorni scorsi affermava che il problema della laicità del Pd non è Paola Binetti, ma il Pd stesso. C’è un limite a tutto: mi aspetto che il segretario del partito della Binetti, questo Partito Democratico che si richiama ai valori della Costituzione, prenda provvedimenti. La gravità e grettezza delle affermazioni di una senatrice della Repubblica nel resto d’Europa sarebbe confinato a qualche partito folcloristico di estrema destra. Sappiamo bene che cacciare Paola Binetti, significa, con molta probabilità, fare cadere il governo. Ma ci sono dei principi che non sono negoziabili. Se domani un senatore del Pd si alza a dire che gli ebrei sono una razza inferiore o che i neri non possono prendere l’autobus, lo teniamo perché al Senato altrimenti andiamo sotto?
Mi aspetto che il Presidente della Repubblica, nel suo discorso di Capodanno, si ricordi della delusione della comunità omosessuale dell’anno 2007, in buona parte causata ed aggravata dalle offese di questa senatrice, perché solo le istituzioni possono difenderci da questa discriminazione che oltre ad essere sociale, spesso è anche familiare, difesa che non può che passare per il riconoscimento delle nostre famiglie, e per una buona legge, che comprenda il reato di opinione, contro l’omofobia e la transofobia. Non dimenticando che il vero nodo della laicità è proprio la questione omosessuale, questione su cui si misura la vera forza dello Stato.
Ogni silenzio, ogni tatticismo, ogni imbarazzo su questo argomento, rende ognuno di noi responsabile dei suicidi di tanti adolescenti, ultima la piccola Loredana qualche giorno fa. Ci rende responsabili delle molte aggressioni che la comunità subisce in adolescenza come in vecchiaia.
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