Nessuna strada è rimasta inesplorata, nessun rimedio è stato sottovalutato pur di trovare una via d'uscita, pur di far tornare i "malati" alla normalità: l'eterosessualità, ovviamente.
(Davide Vari - Liberazione) Guaritori, taumaturghi, stregoni e sedicenti psicologi. Sono tanti, tantissimi i presunti guaritori di gay. E tante, tantissime le persone che hanno subito pratiche e terapie più o meno stregonesche per guarire dalla propria omosessualità. Elettroshock, esorcismi, psicoterapie, farmacoterapie: nessuna strada è rimasta inesplorata, nessun rimedio è stato sottovalutato pur di trovare una via d'uscita, pur di tornare a vivere una vita sessuale "normale". E qual è questa normalità? L'eterosessualità ovviamente.
Su tutte la storia di un ragazzo nato e vissuto in un piccolo borgo campano - la storia è ripresa dal bellissimo blog "Vecchi Froci, Cronache di vita a tarda età, eventualmente gay" - che dopo tanto indugiare decide di rivelare alla famiglia la propria omosessualità. A quel punto il padre lo porta subito dalla psicologa, una brava psicologa che cerca di lavorare sulle paure e i pregiudizi dei genitori. Loro, delusi, non si arrendono e decidono di provare con uno psichiatra nella speranza di trovare qualche difetto organico che giustifichi quella strana malattia. Ma il ragazzo è fortunato - poteva andargli davvero male - anche lo psichiatra cerca di convincere i genitori che quel figlio è normale, normale come tutti gi altri.
Ma il papà non molla e porta quel figlio degenere e vizioso da un prete che consiglia due cose: il suo corso per il recupero degli omosessuali - «perché noi sappiamo come riportarli sui binari giusti» - e un esorcismo. Come si possa arrivare a queste situazioni limite ben più diffuse di quanto si creda, lo spiega bene lo psichiatra Vittorio Lingiardi nel suo libro "Citizen gay".
Insomma, storia antica quella dei guaritori di gay. Sembrava una moda statunitense e invece abbiamo scoperto che queste pratiche di guarigione sono arrivate anche in Italia, come sa bene il movimento Lgbtq e come ha scritto su questo stesso giornale Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay. Lo schema è sempre lo stesso: un gruppo di psicologi che propone la terapia di guarigione, il sostegno più o meno esplicito delle organizzazioni cattoliche e la rete di associazioni di familiari e amici.
Una di queste è l'associazione "Agapo, Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali" (www.agapo.net). Un gruppo di "filantropi" che non considera l'omosessualità una malattia - questo non lo ammetterà mai nessuno pubblicamente - ma che comunque rivendica il diritto di provare a riorientare la sessualità dei devianti: «Riteniamo abbastanza irrilevante la questione se l'omosessualità sia o meno una malattia - c'è scritto nella home page del sito - ma non possiamo negare la sofferenza di molte persone con questa condizione psicologica e crediamo che nessuno abbia il diritto di negare a queste persone il diritto di essere aiutate». Aiutate per un motivo molto semplice: la società non accoglie gli omosessuali ma li emargina provocando loro sofferenza e solitudine. Quindi, è meglio - più economico e pratico - guarire il gay piuttosto che lavorare sulla discriminazioni che si generano nella pancia del nostro Paese.
Comunque l'associazione Agapo non ha dubbi: malato non sei, ma in ogni caso noi ti offriamo una terapia di guarigione. Ed è proprio questo il lavoro più grande di queste associazioni: mantenere un filo di ambiguità tale da non essere smascherati nella loro omofobia e nello stesso tempo proporre una via di "salvezza" al malcapitato di turno: «Siamo un gruppo di genitori con figli omosessuali - c'è scritto sempre nel sito di Agapo - Abbiamo dovuto constatare che dal momento che i nostri figli sono entrati nei "circuiti" del mondo gay, si è aperta, o si è allargata, una profonda spaccatura all'interno della propria personalità». E cosa debbano fare questi benedetti figli per essere finalmente rispettati Agapo lo ha ben chiaro: devono guarire; ri-orientare la propria omosessualità e guarire. «E' significativo che etimologicamente sessualità derivi dal latino secus, che significa tagliare, separare, attinente a ciò che distingue l'uomo dalla donna». Tutto il resto è sbagliato. Sbagliato per tanti buoni motivi che gli omosessuali, in quanto preda delle proprie insane pulsioni ignorano: «Nell'amore tra due persone dello stesso genere molto facilmente la ricerca del diverso perde il suo senso e l'amore finisce in delusione»; «due persone dello stesso sesso non sono fisicamente complementari e pertanto non possono avere un rapporto d'amore completo. Nei casi in cui si ignori questo fatto - come in determinati casi nei rapporti tra uomo e uomo - ciò è spesso all'origine di malattie infettive, logorazioni fisiche e mutamenti della personalità non desiderati».
E chi c'è dietro queste pratiche terapuetiche? Tra gli altri il dr. Bruto Maria Bruti, psicoterapeuta e medico dentista odontoiatra. Proprio così, medico dentista e anche odontoiatra. In confronto il professor Cantelmi, quello della terapia riparativa, è Sigmund Freud. Ecco, il dr. Bruti è convinto - e lo scrive sulla rivista "Cristianità" - che i rapporti omosessuali producono infelicità: «vengono ridotti a una prestazione, fruiti con modalità simili a quelle ossessive e con comportamenti sostanzialmente masturbatori». E gli omosessuali, da parte loro sono «alienati» e «più esposti all'Hiv anche con l'uso del preservativo». Ma soprattutto, di omosessualità si può guarire: «Dalla letteratura scientifica si ricava che circa un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un'idonea terapia riparativa, guarisce». Solo solo alcuni esempi di un mondo sommerso di cui, di tanto in tanto, affiora qualche traccia, qualche brandello pestilenziale.
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