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lunedì 17 dicembre 2007

Calorie "natalizie" fuori controllo: Rischi e rimedi.

(Tulife) Davanti ad una tavola imbandita siamo tutti più buoni e indulgenti, anche con noi stessi. E così, quando arriva il momento del cenone, ci si scatena sugli antipasti, poi sul primo. In pochi evitano il doppio secondo, i contorni e la consueta sfilata di dolci. Il totale di calorie è da capogiro.
Facciamo un po’ di conti. Un antipasto che comprende un misto di salumi (300 calorie per 100 grammi) e tartine con maionese (330 calorie per 100 grammi) vale ben 630 calore; mangiando due primi, come gli spaghetti ai frutti di mare e i tagliolini, si arriva a 900 calorie (500 gli spaghetti e 400 i tagliolini con parmigiano).
Una faraona con funghi, invece, conta 300 calorie per circa 150 grammi. Se si preferisce la faraona farcita allora l’apporto calorico raddoppia (560 calorie), mentre 200 grammi del più classico cotechino aggiungono al nostro pasto 545 calorie. E gli alcolici? Sono sempre a portata di mano sia sul tavolo dei giochi di carte natalizi sia su quello da pranzo. Un bicchierino di whisky vale 270-300 calorie mentre un calice di vino 120.

L’immancabile frutta secca poi è il vero colpo di grazia. Cento grammi di noci e nocciole apportano oltre 600-650 calorie (se si parla di datteri). Per non parlare delle specialità dolciarie regionali che ormai compaiono sulle tavole di tutta la Penisola: dal pandoro (540 calorie una fetta da 200 grammi) agli struffoli (500 calorie per cento grammi), dal babà (200 calorie per cento grammi) al panforte (408 calorie per cento grammi), passando per la cassata alla siciliana (il dolce meno calorico con 220 calorie) al panettone (668 calorie una fetta).
In una dieta regolare bisogna pensare ai grassi che non devono superare il 30 per cento. Per duemila calorie al giorno non devono esserci più 65 grammi di grasso. Per cui a Natale è molto facile superare il limite. Ci nutriamo di molta carne, latticini e carboidrati e assumiamo troppi grassi saturi, come burro e maionese, a discapito dei polinsaturi, contenuti nel pesce e nelle carni bianche.
Come muoversi dunque per arginare i danni? “Bisogna cercare di godersi i giorni di festa evitando però di mangiare fuori pasto”, spiega la dottoressa Debora Giannini. Passino la vigilia, Natale, Santo Stefano, la notte di Capodanno, il primo gennaio e la Befana, ma negli altri giorni sarebbe bene mantenere, in ogni caso, un’alimentazione qualitativamente controllata. “Ricordiamoci però che le malattie non vanno in vacanza ne conoscono feste – continua la Giannini – chi soffre di diabete, pressione alta, malattie cardiovascolari, lieve insufficienza renale, non può sottrarsi al conteggio di zuccheri, sale, grassi e proteine, perché rischia comunque problemi acuti. Se comunque si può indulgere con la pasta, almeno non lo si faccia con i dolci, mentre se gustiamo un alimento “saporito”, compensiamo con la scelta di uno insipido”.

Anche se la tradizione, infatti, impone panettone, pandoro, torrone, panettone, frutta secca, cioccolata, è consigliabile assumerli con moderazione. È consigliabile preferire il pesce alla carne, servire tanta frutta e verdura per incrementare l’apporto di minerali, vitamine e fibre che tendono, in parte, a sequestrare, i grassi in eccesso.
Bere molta acqua, spremute e limitare al massimo l’assunzione di alcolici. È bene però ricordarsi che Natale non è il periodo ideale per la dieta. Infatti, se è certo consigliabile limitare gli eccessi, è anche preferibile adottare un regime di dieta durante l’anno e non durante le festività. Del resto dicevano i romani “Semel in anno licet insanire” (Una volta ogni tanto eccedere è lecito).

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