Lo Giudice: "La Salara è in crescita. Ma con serate così affollate crescono anche i guai". "C´è troppa discoteca ecco perché i buttafuori". Il Cassero in crisi d´identità . Marco Geremia: non ci sono spazi di liberazione per lesbiche e omosessuali.
(Eleonora Capelli - La Repubblica, edizione di Bologna) «Il Cassero è vissuto da molti come l´ultima discoteca aperta nel centro di Bologna, ma è una percezione sbagliata, perché la nostra attività è culturale e politica. Però non è facile informare tutti e 800 gli spettatori di una serata che si tratta di un posto gay e lesbico. I buttafuori ora sono assolutamente necessari». Così Maurizio Cecconi, attivista del Cassero e per anni membro del direttivo, riassume le contraddizioni del «centro gay e lesbico più attivo e produttivo d´Italia»: un luogo di battaglie politiche, un centro di documentazione e studio, una sede espositiva. Un posto che in certe sere cambia faccia, a tal punto da richiedere la presenza costante dei buttafuori, in questi giorni al centro delle cronache dopo che sono stati accusati da due ragazzi di averli picchiati per sedare una rissa in modo violento. «Il Cassero ha dovuto affrontare un profondo mutamento cambiando sede - dice Sergio Lo Giudice, consigliere comunale del Pd e presidente del Cassero dal 1993 al 1998 - la discoteca prima coinvolgeva poche centinaia di persone, oggi alla Salara è in crescita, come crescono i guai di serate così affollate. Io non ci vado più, ma per questioni d´età». Le serate arrivano a toccare 1000 presenze e una grande partecipazione di «variegata umanità». Cioè eterosessuali di ogni tipo: universitari che non sanno dove andare a ballare, lavoratori a fine turno, giovani che non conoscono la storia e le conquiste che il Cassero rappresenta. «E vero, i gay e le lesbiche "duri e puri", quelli che frequentavano il circolo per starsene tranquilli, al riparo dagli sguardi "etero" sono più disagio che nel vecchio Cassero - dice Elisa Manici, presidente di Arcilesbica Bologna - anche le donne lesbiche spesso cercano feste dove sentirsi a casa, per contrastare un problema di visibilità. Ma tutti siamo consapevoli di quello a cui ci troviamo davanti al sabato sera: un locale vario e aperto». Una crisi di identità «temporanea», che capita qualche sera alla settimana? «E un processo lento, il Cassero ha cambiato atteggiamento negli anni - dice Marco Geremia di Antagonismo Gay, collettivo che si ritrova a porta Santo Stefano - c´è una frequentazione sempre più spuria, con serate che hanno un grande richiamo, ma non sono spazi di liberazione per gay e lesbiche. Il sabato sera, ad esempio, è visto da tutti come una situazione molto mista, i gay e le lesbiche ci vanno quando ci sono iniziative mirate». Iniziative di ogni genere: il centro di documentazione, che offre anche un servizio per scaricare on line i libri, gli incontri di Liberamente, lo sportello legale, l´intrattenimento dello spettacolo Gaywatch!, il progetto scuola, il forum politico e gli incontri della Luo, oltre a vere e proprie produzioni teatrali come «Burlesque!». Ancora, il festival artistico Gender Bender, evento che sta acquistando sempre più forza, l´elezione di Miss Alternative, ormai appuntamento di riferimento della stagione bolognese. Però anche sul sito, vetrina dell´attività del Cassero, dove si reclutano i volontari per il prossimo Gay Pride a Bologna il 28 giugno 2008, resta una traccia dello scontento per questa contaminazione tra cultura omosessuale e buttafuori. «Le serate della Salara non sono più momenti di aggregazione Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) - scrive un utente del sito, in polemica con le scelte della direzione - ma l´obiettivo principale è la realizzazione di serate in cui i contenuti artistici sono diventati lo scopo delle attività».
Polemiche intestine a parte, on line c´è anche chi fa notare che «si dovrebbero ridurre le serate per disco e feste, per un incontro di confronto di idee, magari anche in orari comodi ai lavoratori». «Per queste attività non c´è bisogno di buttafuori - sorride Elisa Manici - come per lo spettacolo teatrale del giovedì. Ma oggi non siamo più "quelli di una volta", siamo un centro grande e complesso».
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