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domenica 11 novembre 2007

Società: I preti-star si convertono all’agente.

Da Don Mazzi a suor Paola: esperti di comunicazione dietro le tonache di successo.

(Filippo Di Giacomo e Giacomo Galeazzi - La Stampa) Secondo la classificazione mediatico-mondana individuata da Dagospia apparterrebbero al genere «morti di fama»: sono i preti e le suore che, da tempo, usufruiscono dello stesso sistema che «piazza a percentuale» tronisti, veline, svippati ed affini. Curiosando nei siti internet delle agenzie è possibile trovare foto e descrizioni degne di una fiera delle vanità. Sostiene Marco Bocconi, consigliere d’amministrazione della Meta Comunicazione: «I preti sono sempre più mediatici e in video funzionano. Per "Uno Mattina Estate" abbiamo svolto un’attività di promozione centrata tra gli altri su don Giovanni D’Ercole, facendolo intervenire in trasmissione e inserendolo in studi, indagini e altro legati ai personaggi televisivi emergenti».

Dunque: apparite, fratres! E infatti, le tonache di successo hanno scelto i propri chierichetti proprio fra le maggiori agenzie specializzate in promozione d’immagine. Oltre alla Meta Comunicazioni, sono scesi in campo Saro Trovato (della Eta Meta Re-search & Trend) e Klaus Davi. Sfilate al Giubileo Spiega Bocconi: «Il caso emblematico è quello del prete più mediatico d’Italia dopo il Papa: don Mazzi. E’ stato tra i primi a capire quanto un’importante attività di comunicazione potesse essere funzionale per ottenere attenzione sulle tematiche legate alla sua attività di sostegno ai giovani». Oltre a don Mazzi, alla Eta Meta Research & Trend si sono affidati: l’idolo dei laziali suor Paola, don Felice Riva, padre Nike il passionista che balla e canta e suor Myriam Castelli. A differenza di quelle del Signore, le vie dell’apparire non sono per niente infinite.

E spesso finiscono in piazza. Un esempio: gli eventi dedicati a «La fede e la moda» durante il Giubileo del 2000 e dei quali restano, negli archivi dei giornali, foto a dir poco divertenti. Sempre nel Duemila, a Roma, a piazza Augusto Imperatore, per gli eredi Pisanò, Klaus Davi, organizzò una sfilata di moda portando in passerella suor Paola, il fratello di don Felice Riva (un prete con l'hobby della couture), e don Mazzi.Qualche giorno dopo, il martedì della Settimana santa, con un nutrito gruppo di religiosi li fece esibire come ballerini in una sgangherata puntata del programma «Furore». Eccesso di esposizione, sentenziarono gli esperti, e corsero ai ripari. Marco Bocconi racconta che per Don Gino Rigoldi (fondatore e presidente di Comunità Nuova e cappellano del carcere Minorile di Milano), «la Eta Meta ha realizzato un piano di comunicazione ad hoc quale opinionista fisso del programma Rai "L’Italia sul 2", con diagrammi dello share e del gradimento del pubblico televisivo».

Perché spesso, come nel caso di don Rigodi, i preti che vanno in televisione affrontano quello che la teoria della comunicazione chiama omologazione, e quindi devono adeguarsi alla linea editoriale del programma e a quel «politicamente corretto» che conferisce un gusto insipido alla maggior parte delle trasmissioni televisive d'intrattenimento. Per evitare questo pericolo, anche per i preti e per le suore i percorsi di promozione d'immagine diventano più facili se, prima di sbarcare sui media, creano un proprio marchio, un proprio brand. Come suor Germana, esperta di cucina, le cui raccolte di ricette vengono proposte dal suo agente a milioni di copie. Oppure come monsignor Marco Frisina, direttore dell'ufficio liturgico del Vicariato di Roma e compositore musicale.

Per anni, senza apparire, veniva presentato sui media con una sfilza di titoli impressionanti: biblista, esperto di storia delle religioni, teologo… Ormai di lui si occupa un intero staff dell'agenzia musicale Nova Ars con una press agent, Rossana Tosto, e due assistenti Elena Gordini e Daniela Cori occupate a smistare le numerose richieste di partecipazioni ad infiniti eventi. Madre Teresa: altro stile. Vedendo il proliferare delle tonache in televisione, qualche settimana prima della sua morte il drammaturgo cattolico Giovanni Testori diceva a «Panorama»: «Esiste un’idiozia cattolica che si pasce di comparsate televisive che, mentre alimentano le carriere, aumentano anche la disperazione di chi sta a sentire».

Parafrasando Testori, se proprio vogliamo citare una suora, possiamo pensare a madre Teresa di Calcutta. Con la sua faccia rugosa e gli stracci che indossava, senza ricorrere ad alcun agente, è diventata una vera star, icona televisiva del mondo globalizzato, restando lì dove era e continuando a fare solo ciò in cui credeva.

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