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sabato 2 febbraio 2008

Educazione, gay e terrorismo: i vescovi spagnoli contro Zapatero.

(Giacomo Rossi - Sfera pubblica) “Los españoles hemos sido convocados a las urnas para el próximo 9 de marzo.” Così si apre la nota della Conferenza Episcopale Spagnola, redatta in occasione delle elezioni spagnole del prossimo 9 marzo. Quelle che vedranno l’esponente del Partido popular Mariano Raoy fronteggiare il premier in carica José Luis Zapatero.

Terzo partito. La nota, di cui è disponibile solo la versione in spagnolo, prosegue affermando come i vescovi spagnoli vogliano ofrire “a los católicos algunas consideraciones que estimulen el ejercicio responsable del voto”. Insomma, l’intenzione della Cee (l’equivalente spagnola della conferenza episcopale guidata in Italia da Bagnasco), è quella di fornire, come già accaduto in altre occasioni, un’indicazione agli elettori cattolici circa il voto da destinare nelle prossime elezioni generali. Così facendo, non solo interferisce apertamente con la campagna elettorale in corso, ma a sole cinque settimane dal voto pone sul tavolo del confronto tra Rajoy e Zapatero problemi particolarmente sentiti dalla popolazione: diritti civili, scuola e terrorismo.

Eta. Non più solo matrimonio tra omosessuali, questione definita «inquietante» in una nota della Cei del 2003, ma anche educazione e sicurezza. In entrambi i casi l’obiettivo è di smontare, pezzo per pezzo, il lavoro portato avanti dal Psoe di Zapatero in quanto, si legge ancora nella nota, «non tutti i programmi sono compatibili con la fede e le esigenze della vita cristiana». Ed è così che l’attenzione dei vescovi si sposta dalla famiglia all’educazione, dove la sostituzione dell’ora di religione con quella di educazione civica ha irritato non poco le gerarchie ecclesiastiche, e alla delicata questione legata al terrorismo basco. In quest’ultimo caso il riferimento è ai tentativi di Zapatero, giudicati «inaccettabili», di trattare con la formazione terroristica del Nord.
Se divorzio lampo e unioni civili avevano tenuto banco per parecchio tempo, meritando addirittura la convocazione di un Family Day, ora lo spazio di confronto si allarga. Il tentativo è duplice: da una parte si cerca di porre il premier in ottica negativa, rilanciando la questione basca e coniugandola ad una impropria strategia politica del leader socialista; dall’altra si sposta leggermente lo spettro d’interesse della comunità cattolica. Se gay e famiglie “non-tradizionali” sono ampiamente tollerati dalla società spagnola anche di tradizione cattolica, allora deviare l’attenzione su altri temi ed evitare una battaglia svantaggiosa, se non inutile, in termini elettorali, potrebbe rivelarsi una mossa efficace.

Difesa. Dopo il raduno organizzato in difesa della famiglia tradizionale, la Chiesa spagnola torna a far discutere. Soprattutto i giornali. El Pais, che già aveva dedicato all’intraprendenza dei vescovi spagnoli un duro editoriale intitolato “Victimismo”, ieri torna all’attacco con un altro articolo che prende di mira “l’intrusione” della Chiesa nella campagna elettorale. Le acque non sono calme nemmeno nei giornali più vicini al partito popolare come El Mundo, che però non sembra cavalcare l’onda scatenata dalla nota. Il tempo, in effetti, non c’è stato. Zapatero è presto corso ai ripari definendo una “tentazione” quella dei vescovi spagnoli nell’appellarsi al terrorismo per sferrare l’attacco verso il suo partito. Definizione che segue quella, ancor meno morbida, che aveva etichettato come “immorale” l’accusa mossa dalla nota. Due aggettivi coraggiosi e spiazzanti, specialmente considerando il destinatario a cui sono indirizzati. Destinatario che rappresenta l’autorità morale di una comunità religiosa.
Come detto, Zapatero ha già risposto alle accuse. Ora tocca a Raoy provare a sfruttare la sferzante critica mossa dai vescovi per capitalizzare le polemiche e conquistare il voto dei cattolici. Tentativo però che non deve falsare la percezione della realtà. L’influenza della polemica scatenata dalla nota della Cee potrebbe avere meno risonanza di quanto sembra aver fatto sui media. Schierarsi apertamente con i vescovi, dunque, non necessariamente porterà a esiti positivi per il partito dello sfidante. Forse attraverso una tale riflessione è possibile interpretare la cautela adottata da Raoy in merito ai particolari temi trattati dal documento della Conferenza Episcopale. Cautela che lo aiuta a presentarsi come il candidato capace di raccogliere le istanze dei cattolici, senza, per questo, rinunciare all'indipendenza politica e programmatica.

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