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venerdì 22 agosto 2008

Il Pd si prepara alla prima kermesse. Ma Veltroni ha poco da festeggiare.

Il segretario del PD Walter Veltroni

(Panorama) In attesa che apra i battenti la prima festa nazionale democratica (comincia sabato 23 a Firenze), primo test ufficiale a quasi un anno dalle primarie che hanno consacrato il leader Walter Veltroni, il dibattito interno proprio sull’unità e sul futuro del partito non accenna a placarsi. E mentre i “big” seguono in silenzio dai luoghi di villeggiatura quanto accade alla “periferia” del partito, lo scontro si sposta sul piano nazionale, con rinnovate richieste di congresso. A gettare acqua sul fuoco Giorgio Tonini, democratico della cerchia veltroniana, che invita tutti ad avere “un po’ di pazienza”.

Ma la pazienza non può spegnere i piccoli e grandi focolai che minacciano Veltroni dai fronti regionali, quello piemontese in primis (sul quale l’intervento del leader non è bastato a placare le polemiche), seguito da quello sardo, (ma anche da quello fiorentino, quello abruzzese, e via via in tutte i territori che saranno coinvolti nekla prossima tornata di amministrative, nel 2009).
E allora, proprio per la legge della “liquidità” del partito, i fronti periferici rischiano di diventare un nodo a livello nazionale: è qui che tornano a farsi sentire i detrattori del partito senza struttura, con Arturo Parisi in prima fila a chiedere più democrazia e un repentino congresso. La proposta di andare al confronto aperto non è nuova, e la voce dell’ex ministro della Difesa non è l’unica a levarsi in favore di un confronto in tempi rapidi: anche il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, in un’intervista al Mattino, preme per “aprire finalmente una vera fase congressuale con mozioni chiaramente definite sulle quali confrontarsi e andare a un congresso che elegga un gruppo dirigente non fittizio ma reale”. I problemi del Pd, per Cacciari, nascono dalla mancanza di “struttura” del partito, e da una direzione, “attorno a Veltroni” che è “assolutamente non rappresentativa: sono persone di cui nessuno conosce l’esistenza, senza autorevolezza”. Ci va giù duro, il sindaco filosofo. E va in coppia con le bordate di Parisi: la colpa di Veltroni è quella di aver fatto “troppo poco, ma soprattutto, troppo tardi”. Si riconvochi presto l’Assemblea costituente, quindi, per decidere la linea del partito in modo “democratico”, senza aspettare che l’esito delle europee, anch’esse nel 2009, diventi “quasi un sostituto di un congresso di partito”.
L’idea del congresso anticipato, però, non convince tutto il partito. Giorgio Merlo è sicuro che non sia “la ricetta giusta per rilanciare il partito democratico”. Dello stesso parere Giorgio Tonini, fedelissimo di Veltroni, secondo il quale “che ci siano delle sbavature è nell’ordine delle cose”. Ma la via congressuale non è la soluzione: “A volte ho l’impressione” dice il senatore democratico “che nostri autorevoli dirigenti difettino di pazienza”. Il partito ha attraversato “una serie di passaggi difficili e tutti per la prima volta”. Bisogna saper aspettare, quindi, perchè “non si può avere subito tutto e il contrario di tutto”.
Pazientare, quindi. Vai a dirlo ai dirigenti locali. E agli iscritti. Qua e là per lo Stivale, il clima che si respira in casa democratica non è per niente entusiasmante. In Sardegna, a casa di Parisi, il segretario regionale Cabras si è dimesso a luglio perché non è riuscito a trovare un candidato alternativo a Soru per il 2009. A Firenze, Leonardo Domenici lascerà dopo il suo secondo mandato e già si profila uno scontro tra due candidature, l’ormai “famoso” assessore alla sicurezza, Graziano Cioni (che chiede le primarie ma non si è ancora scoperto) e una collega di giunta, l’assessore all’Istruzione, Daniela Lastri; senza dimenticare che anche il presidente della provincia, il rutelliano Matteo Renzi, starebbe facendo un pensierino su Palazzo Vecchio.
In Abruzzo la partita è addirittura più ravvicinata: per sostituire l’ex governatore Ottaviano Del Turco, dimessosi dopo l’inchiesta sulla sanità regionale, si andrà al voto il 30 novembre. E per quella data, il Pd dovrà contrastare, con i pochi uomini rimasti, l’attacco scagliato dal riottoso alleato Antonio Di Pietro. A Napoli bisognerà vedere come finirà la partita di Antonio Bassolino che ha annunciato di volersi dimettere l’anno prossimo da governatore della Campania; finora al primo voto interno per la segreteria provinciale del Pd, il veltroniano Luigi Nicolais ha battuto il bassoliniano Andrea Cozzolino.
Pazientare, quindi, come dicono i veltroniani? Quel che si aspettano, i big nazionali e i colonnelli locali de Pd, è una risposta del segretario, che potrebbe arrivare proprio dal palco della festa nazionale di Firenze.

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