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venerdì 4 luglio 2008

Usa. Morto Jesse Helms, barriera repubblicana all'aborto, ai diritti dei neri e dei gay.

(Apcom) Lo chiamavano il "senatore no". Il repubblicano Jesse Helms è morto oggi a 86 anni dopo aver fatto la parte dell'alfiere di cause conservatrici, come la lotta al comunismo, all'aborto, ai diritti dei neri e degli omosessuali e all'arte giudicata scandalosa, contestando gli aiuti all'estero, l'operato dell'Onu, gli accordi del disarmo e Fidel Castro. Un portavoce dell'ex senatore ha dato la notizia affermando che la morte è avvenuta per cause naturali a Raleigh, in Carolina del Nord, lo stato di cui era senatore.

Dopo 52 anni di carriera e 29 al servizio degli elettori repubblicani, il suo nome è rimasto legato alla legge Helms-Burton che impone sanzioni alle aziende di paesi che commerciano e fanno affari con Cuba. Di fatto, la legge irrigidisce l'embargo americano con l'Avana. Come presidente della commissione Esteri al Senato, Helms ha bloccato per due anni i pagamenti arretrati degli Stati Uniti all'Onu e ha ostacolato la nomina di diversi ambasciatori dell'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

Nel 2002, Helms ha scelto di non ricandidarsi per il suo sesto mandato da senatore e si è ritirato dalla politica, vista anche la salute debole e la necessità di una sedia a rotelle elettrica per spostarsi in Congresso. E' entrato in politica da democratico, ma negli anni Sessanta ha abbandonato il partito di John Kennedy e Lyndon Johnson per divergenza d'idee. Nel 1972 è stato il primo repubblicano ad essere eletto al Senato in Carolina del Nord, forte anche della sua abilità oratoria appresa dall'esperienza come commentatore radiofonico e televisivo. Durante la sua presidenza, il repubblicano Ronald Reagan lo ha apostrofato definendolo "una spina nel fianco".

Tra le "cause" più controverse di Helms, l'appoggio nei confronti dei paramilitari in El salvador, i Contras del Nicaragua; ha combattuto perché Panama non tornasse a essere padrona del canale interoceanico; si è opposto con forza, da ex politico, ai Giochi Olimpici 2008 di Pechino. Quello che più lo ha tenuto occupato, è stata decisamente la rivoluzione cubana. Di Castro ha detto: "Non mi importa se va in piedi o strisciando, purché se ne vada subito".

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