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giovedì 7 febbraio 2008

Ritorna il dibattito sull'omosessualità.

Sotto diversi aspetti è ritornato di attualità il tema della libertà sessuale e la connessa problematica dei diritti individuali e sociali degli omosessuali.

(Luciano Nicastro* - Affari italiani) Anche oggi come ieri la questione “dell’orientamento sessuale” è condizionata in realtà dalla lettura della omosessualità come tendenza di natura o fatto di cultura, come libera scelta o destino meccanicistico. L’incursione di Davide Varì, giornalista di “Liberazione” (Dicembre 2007) ha voluto dimostrare che le “terapie riparative” dell’orientamento sessuale della persona, ancorché dettate da nobili motivazioni etico-religiose come nel caso del Prof. Cantelmi, che si rifà alle teorie del dottore americano Nicolosi, sono in verità discutibili sul piano scientifico e pedagogico in quanto violerebbero la libertà sessuale e sconvolgerebbero il vissuto delle persone degli omosessuali facendo nascere in loro complessi di colpa artificiali.

Secondo il Presidente Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, (cfr. “Liberazione”, 8 gennaio 2008, p. 7) “l’omosessualità è una variante naturale della sessualità”. Non avrebbe quindi fondamento l’accusa di devianza non esistendo una norma oggettiva di riferimento scientifico e di valutazione etica “oggettiva”. Sarebbe invece una violenza arbitraria quella di pensare che “l’omosessualità possa essere ri-orientata verso l’eterosessualità”. Compito etico dello psicologo sarebbe infatti quello di “rispettare l’orientamento sessuale della persona” e di fargli accettare la propria tendenza in termini positivi in applicazione del codice deontologico degli Psicologi. Sul nodo teorico della genesi dell’orientamento sessuale si aspetta anche un pronunciamento dell’Ordine dei Medici. Come è noto nella nostra Costituzione (art. 3) è prevista l’uguaglianza di tutti i cittadini senza alcuna forma di discriminazione sessuale. In questo senso le scelte sono libere, e se sono tali sono anche reversibili: cioè può essere “liberamente” reversibile anche l’orientamento sessuale.

Non a caso Michel Foucault nella “Storia della sessualità” (1976) individuò due snodi storici paradigmatici nel modo di considerare la sessualità. La prima nel Seicento quando nacquero i grandi divieti e le grandi proibizioni per valorizzare e centrare la sessualità, con il linguaggio del pudore espressivo, nella sfera “della sessualità adulta e matrimoniale”. La seconda nel ‘900 con la svolta di Sigmund Freud e con le due rivoluzioni sessuali del primo femminismo di Simone di Beauvoir (autrice del “Secondo sesso”!) con la tesi che “donna non si nasce ma si diventa” e del secondo femminismo di Luce Irigaray (Speculum – L’altra donna, 1974) con il pensiero radicale della differenza sessuale “femminile” come nuova categoria della filosofia che porta ad una rivalutazione del corpo femminile come luogo dell’autonoma e specifica identità femminile, superando la concezione psicoanalitica freudiana della carenza e sottrazione del maschile.

E’ merito comunque di Freud l’avere colto la sessualità anche in relazione profonda ai vissuti inconsci della psiche umana e della cultura come dinamica sociale. Per Freud, come è noto, la latente bisessualità originaria, nella fase dell’autoerotismo, perviene alla propria identità, a differenza del “dato di fatto” del sesso biologico, nella fase della maturità della propria scelta riproduttiva e oblativa. L’orientamento sessuale è quindi il risultato di un processo formativo che parte dall’infanzia ed ha nella natura le radici non solo biologiche ma anche psicologiche di ambivalenza androgina” mentre assume i suoi connotati successivi operando le proprie scelte di campo nel quadro di una cultura identitaria che si ancora ai valori di un proprio progetto esistenziale e sociale. L’iniziazione sessuale, specie dopo il periodo di latenza, è il luogo della prima interiorizzazione psichica dell’erotismo personale: gratificante e liberante o alienante come rifugio personale, piacevole e mitico di una propria vita desiderata.

E’ sempre presente l’influenza “identificante e accattivante” di una figura adulta dello stesso sesso che aiuta la socializzazione verso l’equilibrio o la nevrosi di prestazione, nel gruppo dei pari. L’esperienza idealtipica e “anticipatoria” della propria crescente maturità sessuale, sia biologica che psichica, definisce l’orientamento sessuale “virtuale” che può essere rimesso in discussione, anche se con difficoltà, nella successiva età adulta. Bisognerebbe conoscere meglio percorsi, ragioni e problemi della scelta dell’omosessualità. Ad esempio sembra che l’esperienza della mitizzazione sessuale della penetrazione anale porti alla enfatizzazione dell’omosessualità maschile mentre quella della paura riproduttiva e del “piacere a fior di pelle” favorisca la predilezione per la omosessualità femminile. Secondo Piero Balestro invece “l’omosessuale è quella persona che non trova «significante» (cioè capace di veicolare un messaggio di piacere e di amore) un’azione sessuale posta con l’altro sesso” (Piero Balestro, Legge e libertà sessuale, Rusconi edit., Milano 1982, pp. 190-194).

Il “significante” che attira la soggettività però non può prescindere dal significato “oggettivo” della sessualità umana che è per vocazione aperta al trascendente esistenziale, quello che trabocca per amore nella identità profonda, riproduttiva e integrativa, come da natura biologica. Non si ferma così al dato e all’acquisto, al consumo e al possesso dell’altro, ma tende oltre la ripetizione, verso la felicità come pieno appagamento e beatitudine nel dare e nel ricevere la vita. La fede apre la sessualità umana al senso e al significato “oggettivo”, fa individuare il proprio “dovere” nel piacere e fa trovare una logica di amore nel piacere (cfr. L. Nicastro, “L’antropoanalisi di Piero Balestro”, Rubbettino 2004). La “reversibilità delle scelte sessuali”giustifica la psico-pedagogia del “riorientamento sessuale”, purché libero e gratificante. E’ possibile quindi determinare la propria vita sessuale, oltre la stagnazione degli schemi e delle situazioni di partenza con la ricerca non solo della libertà dal peccato e dalle tentazioni che appartengono alla condizione umana ma del proprio sé attraverso il piacere superiore, necessario e utile.

La sfida educativa alla egemonia della cultura “radicale e borghese”, portata avanti con coraggio dalla Chiesa cattolica in Italia, si può sintetizzare nella tesi di fondo di porre la sessualità “dentro” un progetto esistenziale di vita eticamente e socialmente responsabile. Il giudizio morale interviene sulla questione di merito e riguarda il significato oggettivo della propria sessualità anche se non spegne con il bisogno dell’incontro, la ricerca del proprio “significante”. Il moralismo è stato sessuofobo e omofobo perché disprezzava la corporeità e assumeva un punto di vista precettistico astratto e negativo del piacere, fondato sulla considerazione della natura come dato biologico e sulla omosessualità come “malattia psichica” almeno nel senso di una sindrome derivante da qualche “disturbo socio-psico sessuale” più che sintomo di una fase di crisi o di ricerca di una propria identità e di costruzione di una scelta consolidata dalla maturità.

In generale nel caso di omosessualità “conclamata” si tratta di convivere con la propria diversità senza “orgoglio” né nevrosi. In questo senso è possibile “aiutare” a far coincidere esperienzialmente significante e significato nella propria vita sessuale umanizzando e arricchendo di scopo la propria vita sessuale (omo o etero) e la stessa attività di sublimazione. La temperanza e la continenza sono virtù della persona che aiutano ad avere relazioni umane più virtuose con tutti favorendo obiettivi di crescita e di relazioni autentiche. Il caso sociale più preoccupante che sta alterando il nostro costume sociale è l’aumento crescente di individui cosiddetti “normali” che scelgono il sessismo e la violenza sessuale nelle forme radicali dello stupro e in quella “goliardica” del bullismo erotico senza pudore. Ha ragione il Papa Benedetto XVI quando invita i mass media a non farsi megafono strategico del materialismo e del relativismo (cfr. “Avvenire”, 25 gennaio 2008). Lo stimolo erotico “continuo” riproduce, attraverso i media e la pornografia sempre più spinta, una permanente induzione alla voglia e al consumo e non certo alla temperanza e alla morigeratezza dei costumi sessuali.

Papa Ratzinger sostiene a riguardo che “sia oggi necessaria una «info-etica» così come esiste la bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scientifica legata alla vita” (cfr. Avvenire, 25 Gennaio 2008, p. 3) anche perché per accrescere l’audience ormai si usa a piene mani la trasgressione e la volgarità e si manipola la realtà creando “eventi” di cosiddetto progresso culturale e civile come il “suicidio della famiglia…” La diversità “omo ed etero o trans” appartiene alla propria determinazione di adulti ed è riferibile ad un proprio progetto di vita, chiuso o aperto alla fede, ma la scelta non può né deve essere indifferente ad un senso morale, sociale e oggettivo di tipo pubblico che oggi viene eroso dal bombardamento mediatico quotidiano della cultura dell’individualismo pan-sessuale che rende tutto lecito, anche le devianze più impensabili e senza confini, compreso il sessismo maschilista.

*filosofo e sociologo

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