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giovedì 7 febbraio 2008

Mette i video porno in nota spese, pizzicato il manager.

Una pagina del sito di Lucy Kellaway, titolare della rubrica «The problem» nella sezione «business life» del Financial Times.

I timori del dirigente: «Ora cosa diranno di me le segretarie dell'azienda?».
L'ufficio contabilità contesta la voce «adult movie» nel borderò di un viaggio. La vicenda sul Financial Times.

(Il Corriere della Sera) Ha lasciato per errore la voce «adult movie» nella fattura di un albergo consegnata all'ufficio contabilità della propria azienda. E agli impiegati addetti al controllo delle note spese quel dettaglio non è sfuggito. Il borderò con l'elenco degli esborsi sostenuti - con in bella evidenza l'importo che mai e poi mai avrebbe potuto passare come spesa di lavoro - è così stato rispedito al mittente, con tanto di carbon copy al suo capo. L'imbarazzo ed il cruccio del manager 43enne, protagonista della vicenda, sono ora di dominio pubblico: lui stesso, infatti, ha deciso di confidarsi con Lucy Kellaway, titolare della rubrica «The problem» nella sezione «business life» del Financial Times, chiedendo un consiglio su come uscire dalla situazione, temendo soprattutto che la sua «disavventura» possa diventare oggetto di scherno nei discorsi tra segretarie durante la pausa pranzo.

FATTURA DETTAGLIATA - «Anziché allegare la fattura con l'ammontare complessivo del soggiorno in hotel ho consegnato quella con il dettaglio dei costi sostenuti - spiega l'anonimo manager -. Avevo acquistato il film solo per curiosità. Sono abitualmente meticoloso nelle mie spese. Mi occupo di finanza e sono un impiegato rispettoso e fedele». Peccato però che anche la sua segretaria abbia addocchiato la nota spese tornata indietro dall'ufficio contabilità. E che proprio questo sia in cima alle sue preoccupazioni: cosa penseranno di me lei e le sue colleghe che di certo ne parleranno durante la pausa pranzo?

IL MERCATO DEL PORNO - La risposta di Lucy Kellaway è tra l'ironico e il divertito. Ricordando che secondo alcuni studi americani il 70% degli uomini guarda un film porno almeno una volta al mese e che sono 15 mila le pellicole a luci rosse prodotte ogni anno, la columnist del quotidiano britannico fa notare che da sempre si ironizza sul fatto che qualcuno guardi programmi per adulti negli hotel e che poi i relativi importi finiscano nel calderone delle note spese. Quindi, perché preoccuparsi per l'eventuale commento delle segretarie? «Lei però non sembra preoccupato per quello che potrebbe dire il suo superiore - fa notare la Kellaway -. Forse perchè pensa che lui stesso guardi quei film?».

GIUSTIFICAZIONI SOSPETTE - L'editorialista è impietosa e ipotizza che il fatto che il manager sottolinei con forza la propria «onestà» e che si sia trattato del semplice soddisfacimento di una «curiosità» suoni un po' come una sorta di excusatio non petita, un mettere le mani avanti alquanto sospetto: «Penso che lei guardi saltuariamente film porno e che qualche volta li metta all'interno di fatture un po' gonfiate».

«DIMENTICHI TUTTO» - Ma c'è almeno un motivo di soddisfazione in quanto è successo? La giornalista non ha dubbi: «Ha avuto la dimostrazione che il sistema di controllo costi della sua azienda funziona». E il suggerimento su come superare il tutto? Lasciarsi l'esperienza alle spalle e concentrarsi sull'essere veramente l'impiegato modello che si pensa di essere. «Quello che un po' mi sorprende - evidenza la Kellaway chiudendo la questione - è che l'hotel abbia specificato quella voce nella fattura, visto che di solito sono molto discreti». La voce relativa agli acquisti di film, porno o no che siano, viene infatti spesso indicata come «altri servizi», o diciture analoghe. «Deve ringraziare per il fatto che non abbiano scritto il titolo completo del film sulla fattura - chiosa divertita l'editorialista del Ft, pensando evidentemente alla fantasiosità dell'intestazione di certe pellicole -. In quel caso sì che la sua segretaria avrebbe avuto di che ridere...».

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