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giovedì 7 febbraio 2008

"Io, sequestrato perchè gay". Bombardato da violenze ed insulti dai due coinquilini.

L'allucinante racconto di un giovane arrivato a Parma da pochi giorni. «Sei un demente, un deviato. Sei un gay. Vattene fuori dai c...».

(Laura Frugoni - La Gazzetta di Parma) Quel bombardamento di insulti Mirco ce l'ha ancora nelle orecchie, mentre racconta una storia che si fa fatica ad ascoltare e a comprendere. Che ti risbatte in faccia un concetto, una parola che ci ostiniamo a pensare superata: discriminazione. «Sono stato insultato, minacciato e sequestrato da due giovani. Perché sono omosessuale».

Mirco Montoan ha 34 anni ed era arrivato da pochi giorni. Benvenuto pessimo. «Avevo l'urgenza di cercare un tetto. Vivevo a Milano, ma ho vinto un concorso per un posto di lavoro a Parma. Ho messo in vendita un piccolo monolocale ma intanto continuo a pagare 500 euro di mutuo e quindi, vista la mia situazione precaria, ho cercato una sistemazione economica».

Mirco risponde a un annuncio trovato sulla bacheca dell'Informagiovani. «Avevo trovato un posto letto in zona ospedale, un appartamento con altri due ragazzi, dove c'è una stanza con due letti dove avrei dormito io, e un'altra con un letto singolo».

I due inquilini, entrambi sui trent'anni (originari di due città del sud, uno è laureato e l'altro sta seguendo un master) gli spiegano le condizioni: 240 euro a testa più le spese, il 10 di ogni mese sarebbe arrivato il padrone di casa a ritirare l'affitto in contanti. Mirco accetta, non gli viene chiesta nessuna caparra e si trasferisce. I primi tre giorni tutto fila liscio, poi succede qualcosa. «Nella cifra dell'affitto era compresa anche la connessione a Internet. Uno dei due si è offerto di prestarmi il computer, visto che ne possiede due».

Quella sera Mirco torna a casa e accende il pc: «Ho guardato la posta, sono entrato in qualche chat e qualche sito gay».

Il giorno dopo, il computer era sparito. «Il proprietario aveva cambiato faccia, non mi ha neanche salutato. Ho inviato un sms al suo amico per chiedergli se il problema era perché aveva scoperto che sono gay. Non mi ha neanche risposto».

Quando Mirco rientra, sabato sera, gli altri due sono seduti sul divano ad aspettarlo. «Hanno cominciato a darmi del demente pervertito. Quello con cui dividevo la stanza urlava che non voleva dormire con un gay». L'altro gli dà manforte. «Voleva buttarmi fuori di casa, mi ordinava di restituirgli le chiavi. Ero in cucina a prepararmi un latte caldo e loro mi stavano di spalle. Ha cominciato a tirare una brutta aria, avevo paura. Ho reagito: “adesso vado dai carabinieri e vi denuncio”, e a quel punto loro sono andati a chiudere a chiave la porta blindata: “di qua non esci vivo se prima non ci dai le chiavi”. Uno diceva di avere un parente nelle forze dell'ordine: “non ti crederanno mai”».

Mirco si precipita in camera per chiedere aiuto col cellulare «ma mi sono venuti dietro, hanno dato una spallata alla porta facendomi scivolare e cadere a terra. Finalmente mi sono chiuso dentro e ho chiamato il 113, mentre da dietro la porta continuavano a deridermi: “vediamo cos'hai da dire alla polizia” ».

Due minuti e nell'appartamento arrivano due pattuglie delle Volanti: la situazione non si placa subito («mi insultavano anche davanti ai poliziotti, volevano indietro le chiavi e gli agenti davano ragione a me: “le chiavi gliele avete date voi, non potete togliergliele”»). Mirco si sente male e va al pronto soccorso in preda a una crisi d'ansia: lo trattengono una notte in ospedale. Alle 9 del mattino dopo torna nell'appartamento. «C'era anche il padrone di casa e dava ragione agli altri due: avrei dovuto dire prima che sono omosessuale, voleva farmi firmare un foglio in cui mi impegnavo a lasciare l'appartamento entro 15 giorni. Ho chiamato il mio avvocato e stavo per firmare ma lui poi ha aggiunto due righe in cui specificava che ero un ospite. Macché ospite, io ero entrato come un normale inquilino, quei due non li avevo mai visti prima. Non ho firmato niente e lui si è incavolato nero. A quel punto ho preso la mia roba e sono andato a cercarmi un'altra stanza».

L'ha trovata, Mirco («da una signora anziana gentilissima che è venuta perfino a prendermi con la sua auto»). Però aveva un'altra cosa urgente da fare. Insieme al suo avvocato s'è presentato dalla guardia di finanza per denunciare quello che aveva subito. «Li abbiamo querelati per sequestro di persona, lesioni personali, minacce e ingiurie», conferma l'avvocato reggiano Fabrizio Sessa, che ha aggiunto l'aggravante dei motivi abietti: «Uno dei due teneva un busto del duce sul comodino e il mio cliente, che è un tipo puntiglioso, l'ha fotografato: ci potrà servire come prova oltre al referto del pronto soccorso. La parte giudiziaria me la sbrigherò io e, al di là di quella, è giusto che l'opinione pubblica sappia che un omosessuale ai giorni nostri può subire soprusi del genere». Discriminato Mirco Montoan, il 34enne che ha raccontato la sua allucinante avventura.

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