La classica giacca a vento imbottita e trapuntata, già scivolata dalle piste da sci alle piste d’asfalto, compie un’altra significativa evoluzione stilistica: non cambia la forma, ma la superficie. Che diventa tessuto dalla pregiata mano inglese: shetland, british tweed, spigati, lane asciutte e secche mescolate a morbido cashmere, tutti resi più tecnici per garantire il massimo comfort, una vestibilità aggressiva e la necessaria trasversabilità. Proprio quello di cui ha bisogno il guardaroba maschile: un capo multiuso da portare addosso con convinzione soprattutto in città, quando a chiamarlo all’ordine non sono discese e seggiovie, ma serie riunioni di lavoro. “La trasformazione è tangibile e visibile nel sorprendente Moncler d’Angleterre (quello dei cento ragazzi, ndr) – spiega Remo Ruffini, presidente della griffe. “Il piumino non cambia la forma, ma la superficie. Per dare una visione inedita e una direzione precisa alla funzione d’uso”. E ha ragione, perché l’esperienza che si prova incontrando il nuovo piumino è polisensoriale: bello da vedere, piacevole da toccare, perfetto da indossare.
Ancora una volta, quindi, un nome, una garanzia. Anche per quell’esercito di oche del Sud della Bretagna e del Perigord da cinquant’anni sempre ben disposte a dare piume e piumette per l’interno del più famoso duvet della storia. Che per la prossima stagione del grande freddo viene declinato in tantissimi modelli, anche con gli abituali tessuti tecnici, con le celebri superfici laquée e con i nuovi colori segnaletici: dai classici K2, Hymalaya ed Everest, ai più modaioli bomber, ai vintage anni Sessanta/Settanta, agli Aviator con interno in alcantara, ai metropolitani blazer a tre bottoni. Una nuova era sta per cominciare.
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