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sabato 8 dicembre 2007

Non solo Iran.

Omosessuale impiccato.

(Deliri onirici) Mentre si allenta la tensione sul nucleare, nella Repubblica islamica i falchi cantano vittoria e a farne le spese è un omosessuale di vent’anni, accusato di avere stuprato tre ragazzi quando di anni ne aveva solo tredici. Le presunte vittime hanno ritirato le accuse ma Makwan Moloudzade è stato giustiziato nella prigione di Kermanshah anche se la Convenzione per i diritti del fanciullo, ratificata dall’Iran, vieta l’esecuzione di coloro che commettono reati da minorenni. Il 7 giugno scorso il giudice della prima camera del tribunale penale di Kermanshah aveva definito la sua colpa “una violazione dei precetti islamici e delle leggi morali terrene” e lo aveva condannato a morte. La sentenza era stata confermata il 1° agosto e poi sospesa il 15 novembre dal capo della magistratura Shahrudi dopo la campagna “Fiori per la vita in Iran” organizzata dal Gruppo EveryOne, lo stesso che ha salvato la lesbica Pegah dalla deportazione dal Regno Unito, dove aveva chiesto asilo, a Teheran. Le centinaia di rose bianche e rosse inviate al presidente Ahmadinejad e la mobilitazione del mondo islamico liberale e progressista non hanno avuto successo e sembrano avere addirittura sortito l’effetto opposto: di fronte alla minaccia di ulteriori pressioni– questa volta non per un programma nucleare militare inesistente ma per violazioni dei diritti umani ben documentate – i falchi hanno giustiziato subito il condannato. “Le organizzazioni internazionali per i diritti umani avevano diminuito la pressione sull’Iran dopo le dichiarazioni del capo della magistratura”, osserva l’esule iraniano Ahmad Rafat, vice direttore di Adn Kronos International. “L’ayatollah Shahrudi aveva promesso di rivedere il processo e persino di emendare alcune norme del codice penale. Attenuata la pressione internazionale, i falchi hanno invece messo a morte il giovane omosessuale e la stessa sorte potrebbe toccare ai due giornalisti curdi in cella da mesi”. Sostenuti dai pasdaran e finanziati dal petrolio alle stelle, i falchi preferiscono la tensione al dialogo. È infatti la tensione a permettere di punire i dissidenti col pretesto che minacciano la sicurezza nazionale. Scampato il pericolo del bombardamento e sfumato il timore di ulteriori sanzioni economiche da parte del Consiglio di Sicurezza (che incontrerebbero l’opposizione della Cina e della Russia) torna il momento di firmare contratti con Teheran. Ma non bisognerebbe dimenticare il rispetto dei diritti umani. In Iran ma anche in Arabia Saudita, l’altro Paese islamico dove gli omosessuali finiscono sul patibolo ma si fa finta di non sapere a causa dei tanti interessi in gioco.

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