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sabato 8 dicembre 2007

Io, tassista da 4.600 euro al mese. Netti.

La protesta dei taxi a Roma | Ansa
(Carmelo Abbate - Panorama) Ho fatto il tassista per un giorno. Lunedì 3 dicembre mi sono seduto sul sedile davanti, lato passeggero, di un taxi di Milano alle 4 del pomeriggio e mi sono rialzato alle 2 di notte. Dieci ore da tirocinante accanto all’esperto Marco (nome di fantasia) seduto al volante. Dieci ore durante le quali ho fatto 18 corse e guadagnato da un minimo di 5 a un massimo di 50 per un totale di 343 euro (mance incluse). Cifra che, dice Marco, è un ottimo bilancio di giornata. Ma si può fare meglio. E peggio. Marco lavora con il taxi mediamente 25 giorni al mese. A questi ritmi porterebbe a casa 8 mila 575 euro lordi. Che al netto di spese per contributi pensioni e infortuni, gasolio, ammortamento e assicurazione fanno sicuramente non meno di 4.600 euro al mese. Marco, come molti altri colleghi, non usa il servizio radiotaxi, che ha un’incidenza di 300 euro al mese. Secondo gli ultimi dati diffusi a novembre dall’Agenzia delle entrate, i tassisti italiani dichiarano al fisco 1.100 euro al mese, senza tredicesima, guadagni inferiori a quelli di un metalmeccanico. A Roma la media dichiarata è di 1.150, a Milano di 1.200 euro.

Marco è uno che guadagna bene anche perché si dà da fare. Sono da poco passate le 16 quando prendiamo un cliente alla stazione Garibaldi. “Via San Paolo, grazie”. Marco: “Il mio amico è uno che sta imparando il mestiere. E se lei ci darà una lauta mancia avrà subito delle belle sensazioni”.
Silenzio. Concordano il percorso, mentre il cliente parla al telefono Marco mi spiega che con le nere che fanno le prostitute è meglio farsi dare prima i soldi. Non per essere razzisti, ma perché gli è successo troppe volte che poi non pagano. Siamo arrivati. Il tassametro segna 8,40. “Vuole una ricevuta?”. “Sì, grazie. Purtroppo ho un 50″. Marco: “Ah! Tutta mancia”. Ride, ma dura poco. “Questo era un barbone. Ha voluto tutto il resto. Diceva ho fretta, non ho fretta. Guarda, è una statistica. Quando ti dicono che hanno fretta non ti danno mai la mancia”.
Si va in piazza della Scala: parcheggio vuoto. Sale subito una ragazza. “Corso Garibaldi”. È greca. Marco: “Quando torni in Grecia, poi dimmelo che ti vengo a prendere io alla Malpensa”. Marco indica due ausiliari del traffico: “Questi sono cattivi uomini, brutti. Una volta mi hanno dato una multa di 35 euro per la macchina in doppia fila. Mi scappava. Pensa quanto mi è costata una pipì”. Arriviamo in corso Garibaldi: 7 euro più 1 di mancia. Ci fermiamo in largo Treves. Neanche il tempo di spegnere la macchina. Cliente: “Via Nesi”. Marco: “E io che vedendola con questa bella valigia avevo sperato in un bell’aeroporto”. Poi mi spiega che è un lavoro che va a fortuna: o peschi il jolly o nulla. Arriviamo: 7 euro.

Proviamo il parcheggio di Cordusio. È pieno di auto ferme, tiriamo dritto fino in Duomo. Prendiamo tre inglesi al primo colpo. “Stazione centrale, dalla parte del deposito bagagli”. Marco intuisce e chiede dove devono andare dopo. “Linate”. Li aspettiamo. Chiedono di fermarsi in un supermercato di strada verso l’aeroporto. Marco consiglia il più grande, quello di Rubattino, tutt’altro che di strada. Mi strizza l’occhio: “Almeno recuperiamo qualcosa”. Il loro aereo parte alle 19. Alle 17.45 siamo ancora a metà strada verso il supermercato. Dietro chiedono i tempi, si spazientiscono. Marco li tranquillizza. Mi strizza l’occhio: “Chissenefrega, in questo lavoro non devi farti i problemi degli altri”. Ma i clienti adesso hanno paura di perdere l’aereo, chiedono di andare direttamente all’aeroporto. Arriviamo alle 18.05: 45 euro, inclusi 5 di mancia. Il parcheggio di Linate è stracolmo di macchine bianche. Ce ne saranno almeno 200. Alle 18.45 abbiamo già una cliente in macchina. “Buccinasco“, periferia di Milano. Marco propone di fare la tangenziale: “Costa di più, ma se paga l’azienda è meglio perché facciamo prima”. La donna: “Pago io. Faccia la città”.

Un taxi a Roma

Marco spiega che i migliori clienti ormai sono quelli russi: “Hanno il centone facile. E nove su 10 ti danno una buona mancia”. Invece lo fanno arrabbiare quelli che nei grandi alberghi “prima di salire in macchina danno 5 euro di mancia al ragazzo che gli apre la portiera e poi a me chiedono i 20 centesimi di resto”. Alle 19.25 siamo a Buccinasco: 33 euro. Una bella corsa, ma ci ha buttato fuori città.
Marco dice che i viados sono ottimi clienti. Pagano bene, anche se ogni tanto si offrono di pagare in altro modo. Piazza Napoli, “zona di gente con i soldi”. Suona la colonnina del parcheggio. Marco fa partire il tassametro, poi scende a rispondere. Andiamo a prendere una signora a casa. Marco scende, le apre la portiera. Si va in via Ippolito Nievo. Indica lei la strada. Arriviamo dopo 10 minuti: 9 euro 10 centesimi. Senza mancia. La portiera non gliela apre nessuno. Bilancio: 4 ore di lavoro, 100 euro e “nessuna bella donna”.

Alle 20.05 siamo in via Londonio, altra zona di “gente con i soldi”. Due minuti dopo sale un ragazzo. Durante il tragitto Marco mi racconta della prima corsa della sua vita e del cliente che non dimenticherà mai. “Gli dissi che era il primo. Alla fine veniva 9 mila lire ma lui me ne ha date 100 mila. Io ho pensato subito: mi ha fregato, sono false. Invece erano buone. La seconda corsa era una signora e allora le ho detto la stessa cosa: niente”. Il ragazzo dietro dice che ha un ristorante. Marco: “Allora mi devi dare una lauta mancia, sennò penso che sei un cameriere”. La corsa dura 10 minuti: 9 euro e 20 centesimi. Marco: “Faceva tutto il brillante con il ristorante…”.
In via Farini c’è una macchina in attesa. Tiriamo dritti verso la Stazione centrale. Marco, riflessioni della sera: “Ogni giorno è diverso. Ci può essere la persona simpatica, meno simpatica. Ma una cosa è sicura: nell’arco di 24 ore lo str… ti capita sempre”. Non l’avesse mai detto. Alle 20.45 sale un cliente. “Via Keplero”. Marco sbianca. Corsa di 4,60. E il cliente non dice neanche tenga il resto.

Siamo di nuovo in stazione. Sono le 20.56. Marco temporeggia. Anche gli altri tassisti girano attorno alla rotonda. Alle 21 scatta la tariffa notturna. Il tassametro si accenderà su 6,10 invece di 3 euro. Il cliente sale in macchina alle 20.58. Si va in un paese in Brianza. Si chiacchiera. Il cliente racconta che a Monza ha un amico tassista che non verrebbe mai a Milano. Ha clienti fissi, biglietto da visita, si fa il suo bel pranzetto, la pennichella, e ha una Mercedes 300. Arriviamo alle 21.25: la corsa è 28,20. Marco chiede quanto deve scrivere sulla ricevuta. “50 euro”. Ammutolisce. Poi dice: “Grazie, non le do un bacio solo perché è un uomo”.
Di nuovo a Linate. Alle 22.20 prendiamo una coppia per corso Venezia: 17,10 euro. Una delusione. E ancora Linate, dove ci sono aerei in arrivo. E uno che nessuno carica. La scusa è quella della carta di credito, ma tutti prima gli chiedono dove va: la risposta è una corsa troppo breve. Tocca a noi. È uno che vuole andare vicinissimo. Marco dice che comunque la tariffa minima è 12 euro. Il cliente parla di 5 euro. L’atmosfera si scalda. Nessuno lo prende. Vola qualche “deficiente” qua e là. Alla fine monta da noi con fare spavaldo: “Adesso ti do 20 euro e vediamo se mi porti”. Marco lo porta. E si prende pure i 20 euro. “Questa è una giungla”.
Alle 23.20 ripartiamo con una ragazza per via Teodosio, zona vicina all’aeroporto. Marco chiede se preferisce fare un pezzo di tangenziale. La risposta è no. Come la mancia. Paga 15,60 euro e scende. Marco: “In genere aspetto che entrino nel portone di casa. Ma se non danno una mancia non aspetto, se non meritano non meritano”. Sono le 23.35 quando sale un cliente in arrivo da Londra e diretto a Sesto San Giovanni, dove arriviamo a mezzanotte e dieci: 32 euro. Senza mancia, “ma ho allungato un po’, gli avremo preso 5-6 euro”.

Taxi fermi nella capitale per protesta contro le licenze

Sempre a Linate, alle 0.45 ecco un cliente che vuole andare in centro per prendere qualcosa da bere. Dentro è tutto chiuso e lui è lì con la moglie in attesa di un volo intercontinentale del mattino presto. Andata e ritorno: altri 25 euro “compreso il caffè per me e il mio amico”.
L’ultima corsa da Linate la prendiamo poco dopo l’una. Il cliente arriva da Catania. E sono 18 euro. Ci fermiamo in centro, dove prendiamo un cliente per strada: 13 euro, caffè incluso. Un quarto alle 2. Tre tifosi del Celtic si buttano quasi sotto per fermarci. Sono ubriachi. Marco gli fa lasciare la bottiglia di birra fuori, ordina di pulirsi la bocca, fa la faccia da duro. E li portiamo all’albergo: 14 euro. Sono quasi le 2. Gli ultimi 12 euro sono quelli che paga il cronista per

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